Il tono è quello mellifluo degli attacchi più subdoli: «Credo sarebbe un gesto importante che il Festival di Sanremo dedicasse un momento, domani sera (oggi, ndr) proprio al giorno del Ricordo», sostiene Gennaro Sangiuliano, specificando di parlare «da cittadino prima che da ministro della Cultura» e di essere «rispettosissimo dell’autonomia dell’arte e del lavoro culturale degli artisti».

Il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti ha anche un’idea su come fare: «Sergio Endrigo visse di persona la tragedia delle foibe e ci ha raccontato il dramma di lasciare la propria terra nel celebre brano 1947. Sarebbe davvero bello farlo riascoltare a tutti gli italiani in prima serata, ad ottant’anni dall’inizio della pulizia etnica da parte dei partigiani di Tito». Poi c’è anche la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti (Fdi pure lei): «Ci aspettiamo che, in un contesto così prestigioso e seguito, questa immane tragedia, dove sono stati barbaramente uccisi migliaia di italiani e altri sono stati costretti ad abbandonare le loro terre, verrà adeguatamente ricordata». Infine, a chiudere il cerchio, ci pensa il capo dei senatori di Fi Maurizio Gasparri, che, dopo aver attaccato l’Anpi e aver lanciato la proposta di istituire viaggi d’istruzione obbligatori al confine con la Slovenia, ha definito la celebrazione sanremese del Ricordo come «un segnale forte e un atto dovuto».

Il modo è passivo-aggressivo, l’accento è vittimista, come sempre quando la destra parla di foibe, «la tragedia dimenticata» più ricordata di tutti i tempi. Formalmente né il governo né la maggioranza stanno invadendo il terreno sanremese, ma è del tutto evidente che l’aver scaraventato il tema nel calderone del dibattito pubblico ponga una questione impossibile da non affrontare per quelli dell’Ariston. E infatti Amadeus si è trovato costretto a spendere qualche parola sul tema, buttando la palla in avanti in attesa di capire che piega prenderà il dibattito. «Ci sono tanti temi cruciali e nessuno è meno importante di un altro. È come quando si ricordano nomi della musica, non possiamo farne tanti nel corso del Festival. Vedremo», ha commentato in conferenza stampa.

Già un anno fa, sempre a Sanremo, il caso Foibe rischiò di esplodere quando Donatella Rettore disse che «si vive anche di ricordi e non bisogna cancellarli. Ad esempio, non si può ricordare la Shoah e cancellare le foibe». Adesso, da fuori, arriva la voce di un altro artista, Simone Cristicchi, che da qualche tempo cavalca il tema con canzoni e spettacoli in giro per l’Italia. «Non credo che sarebbe un problema dare 20 secondi di tempo al Festival di Sanremo, visto che si danno 15 minuti a certi personaggi squallidi… Ogni volta sembra quasi di dover chiedere l’elemosina per parlare di foibe. La questione è comunque delicata e va chiesta a chi dirige il baraccone del Festival», ha detto il cantautore, che dal baraccone uscì vincitore nel 2007, mentre ieri si trovava a Trieste a presentare un libro del senatore di Fdi Roberto Menia.

All’evento era presente anche Sangiuliano, che da navigato uomo Rai, sa bene come funzionano certe cose: un diktat del governo sul programma sarebbe ovviamente inaccettabile, però porre il problema con una buona dose di understatement può lo stesso sortire l’effetto sperato. Che non è per forza quello di portare il tema delle foibe al festival della canzone italiana, ma di trasformare il dibattito pubblico in un campo minato: il terreno su cui la destra crede di muoversi meglio. Amadeus, dopo aver già duellato a distanza con Salvini nei giorni scorsi, dovrà trovare un modo per disinnescare anche questa trappola.