Nelle carceri italiane affollate, dove il caldo estremo di questi giorni rende ancora di più la vita insopportabile, vivono 54.841 persone, di cui 2.314 donne e 17.182 stranieri, a fronte di una capienza regolamentare di 50.900 posti, con un tasso di affollamento ufficiale dunque del 107,7%, ben oltre la media dell’Ue del 92,1% (peggio di noi solo Romania, Grecia, Cipro e Belgio).

A rilevarlo è il «Rapporto di metà anno sulle condizioni di detenzione» pubblicato dall’associazione Antigone. Carceri dove spesso l’acqua viene razionata, come ad Augusta, oppure manca del tutto, come a Santa Maria Capua Vetere, che nasce scollegato dalla rete idrica comunale. Istituti che al 44,4% hanno celle «con schermature alle finestre che impediscono il passaggio di aria» e dove il 58% delle “camere di pernottamento” non ha la doccia «per cercare un po’ di refrigerio (anche se per il regolamento penitenziario del 2000 prevedeva che ci fossero in ogni cella entro il 2005)».

Dei tanti dati contenuti nel Rapporto, interessa in questo contesto evidenziarne due in particolare: «l’Italia detiene ancora il primato in Europa per numero di persone detenute per violazione della normativa sugli stupefacenti: il 34,8% del totale, quasi il doppio rispetto alla media europea (18%) e mondiale (21,6%)». Vuol dire che è stato smantellato il business criminale della droga? Non proprio: infatti tra i 38.959 detenuti condannati in via definitiva al 30 giugno 2022, sono 7.658 quelli che scontano una pena inferiore ai 3 anni; 8.564 le persone con una pena inflitta tra i 3 e i 5 anni, 11.472 tra i 5 e i 10 anni, 6.816 tra i 10 e i 20, e 2.609 oltre i vent’anni.

Le persone condannate all’ergastolo sono 1.840. «Rispetto a dieci anni fa, quando gli ergastolani erano 1.581, i condannati alla pena perpetua sono aumentati del 16,4%. Nel 2002 erano 990, nel 1992 erano 408. Una crescita enorme, nonostante il costante calo degli omicidi in Italia. Dei 1.822 ergastolani, ben 1.280 sono ostativi, ovvero difficilmente rivedranno la libertà».