L’impresa di Collin de Plancy,  scomunicata, benedetta, revisionata
Alias Domenica

L’impresa di Collin de Plancy, scomunicata, benedetta, revisionata

Ottocento francese «Dizionario infernale», dalla versione del 1845, edita da Jouvence
Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 29 gennaio 2023

Nella sua agitata esistenza, Jacques Albin Simon Collin de Plancy svolse numerosi ruoli nell’impresa editoriale, a Parigi e a Bruxelles, come editore, stampatore e autore di numerose ricerche, specialmente connesse ai temi della religione e del folklore.

L’opera che gli diede popolarità e che è stata edita in tutto il mondo (spesso in versioni fortemente manipolate) è il Dizionario infernale, che uscì in molte diverse edizioni tra il 1818 e il 1845, mutando decisamente nel corso di tempo l’orientamento delle voci. L’autore ne iniziò infatti la scrittura in una temperie decisamente eretica, vantando una parentela, non da tutti condivisa, con George Danton, da cui sarebbe disceso per parte di madre. Le singole voci dedicati a demoni, superstizioni, feticci e leggende erano quindi occasione di una feroce critica anticlericale, declinata con attacchi assai violenti contro la chiesa in ogni suo aspetto.

Le opere dell’autore vennero messe all’indice dalla chiesa nel 1827 e per il fallimento di alcune delle sue imprese economiche egli fu costretto a trasferirsi a Bruxelles e poi per breve tempo in Olanda. Il divieto venne rimosso da papa Gregorio XVI dopo la conversione dell’autore nel 1841, atto cui seguì la decisione di rivedere radicalmente i suoi testi in senso credente. Sparirono quindi le parole di scherno, gli attacchi, le lodi a Rousseau, a Diderot e a Jean Bodin, mentre le figure dei pontefici, prima ridimensionate o addirittura insultate venivano rimesse in onore.

Quindi dal 1844 al 1863, periodo in cui si susseguirono varie edizioni del testo, la chiesa fornì la propria approvazione ufficiale, e il clero locale ne raccomandò la lettura. In Italia edizioni parziali del testo hanno circolato dal 1870, ma la prima edizione moderna è stata quella antologica curata da Don Luigi Balestrazzi, pubblicata da Bompiani nel 1969 in un elegante volumetto color argento, di cui aveva fortemente voluto l’uscita Umberto Eco, estimatore di Collin de Plancy.

La stessa traduzione è oggi riprodotta in una nuova accurata edizione, realizzata da Michele Olzi, che ha rivisto il testo e inserito i brani mancanti dalla versione del 1845, edita da Jouvence (pp. 240, € 18,00). Una selezione di immagini, che stanno tra Grandville (per tutte le personificazioni animali dei demoni) e lampi di romanticismo grottesco, accompagna il testo. Scorrendo gli argomenti il neofita dell’ortodossia non esita a riportare le voci secondo cui Jean Calvin: «compiva dei prodigi con l’aiuto del diavolo, che qualche volta lo serviva con una certa svogliatezza».

Pierre Cauchon, «vescovo illegale di Beauvais», che condannò al rogo Giovanna d’Arco viene indicato come origine linguistica della parola cochon, che sostituì un termine precedente di origine latina. I draghi, invece, che compaiono in vari testi «sono stati molto famosi e poiché non se ne vedono più, gli scettici ne negano l’esistenza. Tuttavia, Cuvier e i geologi moderni hanno riconosciuto che essi sono esistiti: sono solo una razza estinta».

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