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L’implosione del Titan e dell’indifferenza

La guardia costiera Usa - APLa guardia costiera Usa durante le operazioni di soccorso – AP

L'oceano si richiude sul sommergibile Mentre al largo di Terranova si trattava di una mission impossible che prometteva momenti emozionanti a beneficio delle televisioni, al largo di Pylos c’era solo da compiere il dovere di soccorso imposto dalla millenaria legge del mare: troppo banale, troppo noioso

Pubblicato più di un anno faEdizione del 24 giugno 2023

Se siete dispersi in mare conviene avere un conto in banca milionario: allora vi verranno a cercare. Se si tratta di un conto miliardario vi cercheranno con grande impegno. Se, infine, siete miliardari e famosi, impegnati in esplorazioni esotiche e sempre sotto l’occhio dei riflettori, allora il mondo si fermerà per ritrovarvi. Questa è la lezione che si può trarre dalla tragedia del Titan, il microsommergibile inghiottito dall’oceano il 18 giugno con i suoi cinque passeggeri. Giovedì pomeriggio la guardia costiera degli Stati uniti ha annunciato che il giocattolo per milionari era stato individuato e che le cinque persone a bordo erano morte.

Un destino annunciato: negli anni scorsi alcuni ex dipendenti della Ocean Gate e numerosi esperti avevano messo in dubbio la sicurezza del Titan, mai certificato da alcun ente marittimo.

Si scopre ora che la marina americana aveva immediatamente individuato il luogo e il momento del disastro, domenica sera, ma per non rivelare le capacità dei suoi sistemi di rilevazione supersegreti aveva lasciato che il mondo si cullasse nell’illusione che il Titan fosse integro e semplicemente incapace di comunicare, alimentando le false speranze di un salvataggio tempestivo. Decine di navi e aerei americani, canadesi e francesi avevano partecipato alle ricerche nella zona dove si trova il relitto del Titanic, da alcuni anni trasformato in attrazione turistica. Le televisioni di tutto il mondo hanno trasmesso continui bollettini di aggiornamento, fantasticando di richieste di soccorso provenienti dal battello e raccolte dai sonar.

Niente di tutto questo per il peschereccio Adriana, che il 13 giugno aveva lanciato disperati Sos dalle acque al largo di Pylos, nel Peloponneso. La guardia costiera greca era arrivata a pochi metri dall’imbarcazione dov’erano stipati circa 700 migranti ma non aveva fatto nulla. Dopo qualche ora il peschereccio si è rovesciato, un centinaio di disperati sono riusciti a salvarsi, gli altri sono finiti in fondo al mare.

I migranti non hanno conti in banca, non sono personaggi dello spettacolo, celebrità a caccia di brividi negati ai comuni mortali. Non hanno pagato 250.000 dollari a testa per vivere l’emozione di vedere da pochi metri di distanza i resti del più celebre naufragio del ventesimo secolo. Quindi non meritano la nostra attenzione, non meritano le ricerche, non meritano la mobilitazione delle marine di tre paesi per essere salvati. Non lo meritano anche se sarebbe stato sufficiente provvedere al trasbordo per risolvere la situazione. Mentre al largo di Terranova si trattava di una mission impossible che prometteva momenti emozionanti a beneficio delle televisioni, al largo di Pylos c’era solo da compiere il dovere di soccorso imposto dalla millenaria legge del mare: troppo banale, troppo noioso.

Una nave militare in mare costa 50.000 dollari al giorno. Decine di navi e aerei di tre paesi mobilitati per una settimana portano il conto a milioni di dollari, cifre con cui si potrebbero non solo soccorrere ma accogliere decine di migliaia di migranti, salvare donne e bambini. Peccato che i migranti non abbiano nome, tranne quando le onde ne gettano il cadavere sulla spiaggia, come nel caso del piccolo Alan Kurdi, nell’ottobre 2015. Dei miliardari a bordo del Titan, invece, sappiamo tutto: chi erano, cosa avevano fatto in precedenza, perché avevano voluto fare il viaggio che si è rivelato fatale.

Un viaggio che fa parte delle mode cui si dedicano con entusiasmo i nuovi padroni del mondo: se volete scalare l’Everest il biglietto vi costerà 93.500 dollari, se volete andare al Polo Sud 98.500, mentre se volete ammirare il nostro sfortunato pianeta da 80 chilometri d’altezza la Virgin Galactic di Richard Branson vi porterà in orbita per 450.000 dollari.

Commentando il naufragio nell’Egeo, che arriva poche settimane dopo quello di Cutro, diretta responsabilità del governo Meloni, padre Alex Zanotelli si è chiesto: «Come abbiamo fatto a diventare belve feroci?» Sbaglia. Le belve uccidono per sfamarsi, noi uccidiamo per indifferenza. Sono feroci per necessità, noi siamo feroci per comodità, noia, egoismo. Negli equilibri del creato le iene si comportano molto meglio di noi.

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