Niente “licenziamento”, almeno fino al 31 agosto. Poi chissà.

La Curia di Verona innesta la retromarcia sulla vicenda di Marco Campedelli, il prete insegnante di religione al liceo Maffei che aveva criticato il vescovo Giuseppe Zenti per la sua presa di posizione a favore della destra alla vigilia del ballottaggio per l’elezione del sindaco della città scaligera. Ma nello stesso tempo non chiarisce cosa accadrà il primo settembre – quando riprenderà ufficialmente il nuovo anno scolastico –, lasciando quindi aperta la possibilità che l’incarico di docente di religione non verrà rinnovato a Campedelli, dopo oltre vent’anni di servizio al Maffei.

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Nella tarda serata di giovedì, don Domenico Consolini (direttore del servizio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica) emana una nota indirizzata ad Adista, l’agenzia di informazione che per prima aveva dato notizia dell’allontanamento di Campedelli, ripresa anche dal manifesto del 1 luglio.

«Non c’è nessuna procedura di licenziamento in corso da parte del Servizio diocesano per l’Irc nei confronti del sacerdote Marco Campedelli, anche perché il professore don Marco è incaricato annuale, con contratto che parte dal 1 settembre dell’inizio dell’anno scolastico e scade il 31 agosto dell’anno seguente – si legge nella nota –. Quindi il prof. don Marco Campedelli è ancora pienamente in servizio come docente di religione presso il Liceo Maffei».

Una retromarcia quindi, sebbene sotto forma di smentita – la prassi clericale delle Curie non contempla l’ammissione dell’errore –, evidentemente generata dalla pressione di studentesse e studenti e della parte democratica della città. Il vescovo, infatti, come ultimo atto prima di lasciare la diocesi per raggiunti limiti di età – il successore è atteso a giorni – aveva già preso la decisione di non rinnovare l’incarico a Campedelli, senza alcuna necessità di formalizzarla.

Ma nello stesso tempo è una conferma, perché la data messa nero su bianco è il 31 agosto, ovvero il giorno in cui scadono i contratti degli incaricati per l’anno in corso.

Quindi è vero che in termini giuridici «non c’è nessuna procedura di licenziamento in corso». Infatti è sufficiente non rinnovare l’incarico, perché si attui un licenziamento di fatto, dal momento che l’ufficio scolastico statale territoriale di competenza non può assumere un docente di religione senza il placet del vescovo. Che, nonostante l’excusatio non petita della curia veronese («è falso che un docente di religione possa essere privato del lavoro secondo la discrezionalità del vescovo»), è assolutamente discrezionale: per perdere l’«idoneità» all’insegnamento per un laico è sufficiente la trasgressione ai «principi non negoziabili» della dottrina cattolica (omosessualità dichiarata e praticata, convivenza prematrimoniale ecc.), per un prete la disobbedienza al proprio superiore.

Ma questo è uno dei problemi strutturali dell’insegnamento della religione cattolica che lo Stato, per effetto del Concordato, ha appaltato alle diocesi.

Quindi la curia di Verona ritira il licenziamento, fino al 31 agosto. Per sapere cosa succederà dopo, bisognerà attendere settembre: se Campedelli sarà in cattedra, allora la retromarcia della diocesi sarà stata decisa; se invece al suo posto ci sarà un altro docente, avrà avuto la meglio la vendetta del vescovo Zenti – resa più feroce dalla sconfitta elettorale – contro il prete disobbediente.

In ogni caso nella serata del primo luglio centinaia di studentesse, studenti e cittadini si sono riuniti per manifestare a piazza dei Signori.

Contro l’allontanamento dal Maffei di Campedelli, prete e teologo fuori dagli schemi, autore di libri su Alda Merini e Dario Fo, autore teatrale, portavoce di posizioni non sempre apprezzate dalle gerarchie ecclesiastiche, come per esempio la firma in calce a diversi appelli per una commissione di inchiesta indipendente sulla pedofilia del clero. Ma soprattutto, come scrive la Rete degli studenti medi di Verona, «per scardinare gli atteggiamenti reazionari che tentano di imporre dogmi religiosi nella politica».