L’imbarazzante lite dei socialisti francesi
Sinistra I voti non tornano, scontro tra i due candidati alla segreteria del Ps. A dividere i contendenti anche l’alleanza Nupes: Faure ci punta, Mayer-Rossignol invece no. Lo spettro di una scissione sul congresso del 27-29 gennaio a Marsiglia
Sinistra I voti non tornano, scontro tra i due candidati alla segreteria del Ps. A dividere i contendenti anche l’alleanza Nupes: Faure ci punta, Mayer-Rossignol invece no. Lo spettro di una scissione sul congresso del 27-29 gennaio a Marsiglia
Mentre migliaia di giovani sfilano dalla Bastiglia a Nation nella “marcia” contro la riforma delle pensioni, organizzata da una decina di sigle della gioventù sostenute dalla France Insoumise, due delegazioni rivali del Partito socialista sono riunite per trovare una via d’uscita dopo lo scontro sui risultati del secondo turno della votazione degli iscritti per scegliere il prossimo segretario.
In piazza – 150mila secondo gli organizzatori, 14mila per Occurence, struttura indipendente a cui fanno riferimento i media – mantengono viva la protesta, con la presenza di qualche gilet giallo, in attesa della prossima giornata di manifestazioni sindacali del 31 gennaio, dopo il successo dei due milioni ai cortei di giovedì scorso (1,12 milioni per la Prefettura). Nelle stesse ore, il Ps si lacera e sprofonda sempre più nella crisi, dopo l’1,7% di Anne Hidalgo alle presidenziali.
Lo scontro finale tra i due fronti – il segretario uscente, Olivier Faure e lo sfidante Nicolas Mayer-Rossignol – sarà al congresso del Ps, 27-29 gennaio a Marsiglia, con lo spettro di una scissione. Entrambi rivendicano la vittoria: ha votato solo poco più della metà dei 41mila iscritti, 23mila persone, giovedì 19, e Faure sostiene di aver vinto con 393 voti di differenza (50,8%), anche se ha la maggioranza dei delegati al congresso, 102 contro 84, per la proposta di Mayer-Rossignol, sostenuta dalla corrente pro-Hollande di Hélène Geoffroy.
I due candidati si rinfacciano brogli nelle federazioni controllate dall’area rivale (e in più c’è stata la confusione dei voti elettronici dall’estero). Lo scontro è sugli schieramenti: Faure difende l’adesione alla Nupes, Mayer-Rossignol, che pure insiste sulla necessità dell’unione a sinistra, propone l’autonomia rispetto a Jean-Luc Mélenchon. In prospettiva, ci sono le elezioni europee, dove i partiti della Nupes andranno in ordine sparso (Europa Ecologia, Pcf e anche Ps avranno liste proprie, non fuse con la France Insoumise), ma più in là ci sono le presidenziali del 2027.
Faure punta a un candidato unico Nupes, e coltiva il sogno irrealista che sia un socialista. Mayer-Rossignol difende una candidatura indipendente con una prospettiva di governo, quindi meno radicale, sempre sperando di federare a sinistra. «Il 40% degli elettori socialisti sono con Macron», spiega François Kalfon dell’ufficio nazionale del Ps, «e dobbiamo recuperarli».
Il Ps è in una situazione imbarazzante, la riforma delle pensioni di Elisabeth Borne accelera la riforma della socialista Marisol Touraine (anticipando il ritmo per arrivare a 43 anni di contributi) mentre la prima ministra e il ministro del lavoro, Olivier Dussept, sono stati socialisti. Ieri, non solo il Ps, ma anche Pcf, Europa Ecologia (e l’Unef, organizzazione studentesca) non hanno aderito alla “marcia” dei giovani, a differenza della France Insoumise e dei giovani dei Verdi.
Mélenchon era nel corteo e si è rivolto polemicamente a Macron: «Lei vuole trasformare tutta la nostra esistenza in merce, denigrare tutto, rovinare tutto, ridurre, quantificare». Gli slogan, più che sulle pensioni, sono stati contro la “precarizzazione” del lavoro, «non vogliamo essere la generazione sacrificata», un richiamo alle proteste contro il Cpe (contratto di primo impiego) del 2006, che avevano costretto il governo a ritirare la legge. Organizzazioni di liceali hanno annunciato ieri “blocchi” delle scuole secondarie dal 31 gennaio – secondo giorno di manifestazioni sindacali – per far piegare il governo. Ma la manifestazione di ieri non è stata accolta con grande entusiasmo dai sindacati, che non vogliono una concorrenza confusa. Philippe Martinez, segretario della Cgt, avverte: «Non è il momento di divisioni, dopo le manifestazioni del 19 gennaio tutti sanno quale è la data importante».
I ministri cercano di “fare pedagogia” sulla riforma, per frenare la protesta. Stanislas Guerini, ministro della Funzione pubblica, ha spiegato che sui 17,7 miliardi che saranno risparmiati dal sistema pensionistico con l’aumento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni, 6 miliardi saranno investiti per “correggere le ingiustizie” attuali (lavori usuranti, carriere lunghe, donne). Ma il rifiuto della riforma è in crescita di 4-6 punti nei sondaggi, oltre il 70%. La battaglia sarà in piazza il 31 gennaio (il Rassemblement national parteciperà alla protesta) e dal 6 febbraio all’Assemblée nationale. Il governo vuole andare in fretta, farà ricorso all’articolo della Costituzione 47-1, che permette di condensare il dibattito in 50 giorni.
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