Liguria, la destra vince di misura. Orlando: «Troppe liti nazionali»
Pesti Bucci supera il centrosinistra per 9mila voti: 48,7% contro il 47,4 ma è sconfitto a Genova. Pd primo al 28,5%, il M5S crolla al 4,5
Pesti Bucci supera il centrosinistra per 9mila voti: 48,7% contro il 47,4 ma è sconfitto a Genova. Pd primo al 28,5%, il M5S crolla al 4,5
Attorno alle 8 di sera la partita della Liguria si chiude. Andrea Orlando, dato da subito in leggero svantaggio sull’avversario Marco Bucci nei primi exit poll, si ferma al 47,4% contro il 48,7% dell’avversario. In numeri reali sono circa 9mila voti, una manciata. Il sindaco di Genova perde in modo schiacciante nella sua città: 9 punti e 20mila voti in meno ma non bastano ad Orlando per fare l’impresa. La provincia di Imperia, dove regna Claudio Scajola, compensa il gap con 13mila voti di vantaggio e un distacco percentuale da brividi: 60% contro 35%. In provincia di La Spezia, sua terra d’origine, Orlando chiude avanti di 5 punti, nel savonese invece si impone Bucci per circa 3000 voti.
NONOSTANTE GLI EXIT POLL e le proiezioni fotografino fin da subito la vittoria di misura di Bucci, per quasi tutto il pomeriggio Orlando è avanti nei dati reali del Viminale: i seggi di Genova vengono calcolati per primi, così da creare un effetto ottico che sembra poter smentire le stime di Swg per La7 e Opinio per Rai. I sostenitori di Orlando sperano nell’effetto Todde: la governatrice della Sardegna che vinse per poche centinaia di voti dopo uno spoglio lungo quasi 20 ore. E invece alla fine le stime degli istituti demoscopici erano azzeccate.
Al mercato orientale di Genova, dove ha sede il comitato Orlando, è un pomeriggio al cardiopalma: lo staff si chiude in una cucina, con lavabi e fornelli, a compulsare dati: i numeri di Genova tengono viva la speranza per alcune ore, così come la vittoria nel feudo di destra di Sarzana, ma alla fine la sconfitta nel ponente è troppo larga, e l’affluenza al voto troppo bassa, al 46%, 7 punti sotto le regionali del 2020 vinte da Toti. Ai big del centrosinistra e allo stesso Orlando era chiaro che per conquistare la regione serviva uno scatto di popolo, un recupero di voti di sinistra dall’astensionismo: non è successo.
La redazione consiglia:
In Liguria vittoria a denti stretti. Meloni avverte scricchioliiE QUI È DESTINATA AD APRIRSI l’analisi del voto che si preannuncia dolorosa. Il Pd si consola con il risultato di lista: 28,5%, primo partito in regione seguito da Fdi al 14,9%, con i fratelli di Meloni decimati dai voti andati alle due civiche del neogovernatore (Lega all’8,5% e Forza Italia all’8%) . A sinistra segue Avs con il 6%, che supera un M5S al 4,6%, uno dei peggiori risultati di sempre da queste parti, con il dibattito che seguirà su quanto abbia influito la plateale rottura tra Conte e Grillo consumata nello scorso weekend, a urne aperte. Con il fondatore che ha invitato pubblicamente a boicottare i candidati 5S e non si è neppure recato alle urne. Delude anche la lista centrista con dentro Azione, 1,7%, meno della metà del 3,5% preso da queste parti da Calenda alle europee.
La redazione consiglia:
M5S a rischio estinzione nelle urne. Conte sotto accusa sulle alleanzeBucci, rimasto per tutto il giorno nel suo ufficio in Comune, parla solo a tarda sera: ha fatto il miracolo, tutti gli osservatori concordano che nessun altro candidato avrebbe potuto ribaltare una partita che pareva persa da quando, a maggio, il governatore Toti era finito ai domiciliari. Eppure ha straperso nella sua città, come era accaduto in Sardegna al sindaco di Cagliari Paolo Truzzu che Meloni aveva imposto come candidato governatore a febbraio. Anche se alle comunali del 2022 aveva conquistato il secondo mandato con il 55,5% contro il 38% dello sfidante di centrosinistra Ariel Dello Strologo. Difficile dire che l’”amministratore” Bucci abbia vinto contro il “politico romano”Orlando. Più ragionevole affermare che la destra ha confermato il suo tradizionale insediamento nel ponente ligure (nonostante in provincia di Imperia l’affluenza sia precipitata al 38%) e che il centrosinistra, pur con una coalizione larga, non è riuscito a convincere gli elettori a recarsi le urne sull’onda della richiesta di cambiamento dopo le inchieste che hanno travolto la giunta Toti. In casa Pd c’è chi recrimina sulla performance degli alleati, a partire dai 5 stelle: «Abbiamo combattuto da soli, gli altri non si sono visti». Al comitato Orlando per tutto il giorno non si vede nessun esponente della coalizione, tranne i dem, i ragazzi dello staff del candidato e Ferruccio Sansa, già candidato governatore nel 2020 e ora candidato con Avs. Renzi via twitter getta sale sulla ferita: «Ha perso chi mette i veti, e cioè Giuseppe Conte, solo le mie preferenze personali alle europee bastavano per ribaltare questo risultato. Senza il centro non si vince, come si era già visto in aprile in Basilicata».
ATTORNO ALLE 21 ORLANDO chiama Bucci per riconoscere la sconfitta e augurare buon lavoro al nuovo presidente. Un passaggio doveroso eppure doloroso, per l’ex ministro che negli ultimi mesi si era dedicato pancia a terra alla battaglia nella sua regione. «Oggi il centrosinistra ha rimesso radici in Liguria, contro di noi c’era un sistema di potere forte e arroccato che si è mostrato nella sua potenza», dice arrivando al comitato, tra gli applausi dei suoi. Loda la compattezza della coalizione in Liguria. «Ma abbiamo pagato le difficoltà a livello nazionale: al centrosinistra serve una coalizione stabile, non possiamo cambiare format a ogni elezione. Forse troppa ricchezza può fare danno, qui siamo stati cavie di dinamiche di coalizione che non funzionano, come i veti last minute contro potenziali alleati». Quanto a Bucci, il candidato dem osserva: «Non vince nella sua città, evidentemente il modello Genova non era così forte. Vince grazie alla destra di Imperia e ai residui dell’armata totiana».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento