Marco Sarracino foto LaPresse
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Politica

Marco Sarracino (Pd): «Finito il tempo dell’ambiguità e dei veti. Ora un centrosinistra unito»

Intervista Basta esperimenti. Se vogliamo mandare a casa questo governo dobbiamo costruire una coalizione con un’anima e un’identità chiare in tutta Italia
Pubblicato un giorno faEdizione del 30 ottobre 2024

Marco Sarracino, componente della segreteria Pd. In Liguria avete perso di pochissimo. Eppure l’alleanza era ampia, al netto del veto di Conte sui renziani.

Per prima cosa vorrei ringraziare Andrea Orlando per la generosità con cui ha combattuto una battaglia politica difficile e ha reso di nuovo competitivo il centrosinistra in Liguria. Il dato del Pd al 28,5%, cui si somma il 7% delle liste civiche del candidato presidente, dimostra la forza e la riconoscibilità della sua candidatura. Il centrosinistra va molto bene nelle città e fatica di più nelle aree interne dove le diseguaglianze sono più forti: è un problema che riguarda tutta Italia e non solo, Schlein lo ha messo in cima alle nostre priorità.

Lei dice battaglia difficile. La destra sostiene che avete sbagliato un rigore a porta vuota.
È totalmente falso. La destra ha vinto le ultime due elezioni regionali e le comunali a Genova nel 2022. La partita era difficilissima nonostante l’inchiesta che ha coinvolto Toti. E la portata del risultato di Genova conferma che Orlando era il candidato migliore, e che il tracollo della destra ligure è solo rinviato di qualche mese. Poi non nascondo che hanno pesato in negativo alcune scelte prese fuori dalla Liguria, a partire da quella di mettere il veto a un pezzo di mondo moderato.

Anche lei ritiene che abbiate perso per l’esclusione di Renzi ad opera di Conte?
È stato un errore pensare che la sfida potesse essere più semplice restringendo il campo. Contro questa destra bisogna unire tutte le forze disponibili e fare in modo che pezzi di elettorato non vadano a destra. Il Pd ce l’ha messa tutta, anche in Liguria, ma da soli non bastiamo.

Azione ha dato vita a una lista civica che ha preso l’1,7%. Secondo il Cattaneo molti elettori di Renzi e Calenda hanno scelto Bucci a prescindere dai leader.
C’è anche un problema nella classe dirigente del centro. Bisogna trovare degli interpreti che vogliano stare senza ambiguità nel centrosinistra e che abbiano la credibilità per intercettare quei voti.

Volete essere voi a costruire la gamba moderata del centrosinistra?
Il Pd ha vissuto una lunga fase di rigenerazione, ora questa molla deve scattare anche per i moderati.

Il sindaco di Milano Sala sembra pronto a federare i moderati.
Questo lo chiarirà lui. Io segnalo che c’è l’esigenza che una nuova classe dirigente riorganizzi il campo civico e moderato. Anche se capisco che gli attuali leader non siano entusiasti di passare la mano.

In Liguria il M5S è crollato al 4%: la loro performance negativa è stata decisiva. Con l’aggravante dello scontro Conte-Grillo a urne aperte.
Stanno vivendo una fase di difficoltà e questo è un problema per tutta l’opposizione. Noi del Pd sappiamo bene quanti danni facciano le guerre intestine.

Conte ha rivendicato il veto verso Iv, convinto che l’alleanza gli avrebbe fatto perdere ancora più voti.
I numeri non dicono questo. Quando Gaetano Manfredi è stato eletto sindaco di Napoli, in coalizione c’erano Renzi e i 5S ed entrambi, nonostante il numero enorme di liste, hanno avuto un buon risultato. Fu uno dei primi esperimenti di campo larghissimo.

Il Pd sta esercitando fino in fondo il suo ruolo di partito-guida della coalizione?
In Liguria ci siamo trovati davanti a una scelta a poche ore dalla consegna delle liste. Da ora in poi il centrosinistra deve trovare un formato nazionale, da nord a sud, basta con le alleanze a geometrie variabili. Dobbiamo costruire una coalizione con un’anima e un’identità chiare in tutta Italia: è finito il tempo degli esperimenti. E farlo sulla base di battaglie che toccano la vita delle persone: sanità, salari, no all’autonomia. Mi pare una buona base comune.

Non sarà facile, Conte rivendica il diritto di scegliere in base all’affidabilità dei progetti e dei candidati. Non vuole essere irregimentato.
I risultati dimostrano che questa linea polemica del M5S non porta voti. Il Movimento ha avuto un grande ruolo nel recupero di voti nell’astensione e nei ceti popolari. Spero ritrovi questa funzione che è fondamentale.

Grillo dice che non può più farlo perché ha perso l’anima.
Non entro nel loro dibattito interno, mi limito a segnalare che a metà novembre si vota in Umbria e Emilia Romagna, l’anno prossimo in altre sei regioni, e dobbiamo tutti fare tesoro degli errori.

La pazienza verso i 5Ss è finita?
Non è una questione di pazienza, ma un tema politico. Se vogliamo mandare a casa questo governo il tempo dei veti e anche delle ambiguità è finito. Il Pd ha avuto successo alle europee e un ottimo risultato anche in Liguria perché è percepito come la forza più chiaramente alternativa a Meloni e più unitaria. E tuttavia, vogliamo fare meglio: per questo servirà una conferenza organizzativa per capire come strutturare il partito nei luoghi dove siamo più deboli, le periferie e le aree interne. Per rendere il Pd più utile per le persone più in difficoltà.

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