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Liberia, rogo nella scuola coranica, morti 26 bambini

Liberia, rogo nella scuola coranica, morti 26 bambiniI soccorritori portano via i corpi dei bambini morti nell’incendio di una scuola coranica liberiana – Afp

Liberia Tra le vittime anche due insegnanti. Il presidente Weah ha visitato il luogo dell’incidente.

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 19 settembre 2019

Sono almeno ventotto gli studenti di circa dieci anni rimasti uccisi insieme ad altri due insegnanti nell’incendio di una scuola coranica a Paynesville, un sobborgo a est della capitale Monrovia. Erano chini sulle lettere morbide e curveilinee del Corano quando sono divampate le fiamme, che hanno lasciato scampo solo a due ragazzini e all’imam.

«I bambini stavano studiando quando il fuoco è scoppiato», ha fatto sapere il religioso ad Al-Jazeera. Stando al resoconto fornito dal portavoce della polizia Moses Carter, il fuoco sarebbe scoppiato nelle prime ore della mattinata di ieri, sventrando il dormitorio dove i bambini erano radunati per la notte. La causa più probabile dell’incendio resta il cortocircuito anche se le autorità stanno ancora indagando.

La folla, accorsa sul posto insieme alle ambulanze della Croce Rossa, si è accalcata intorno alla scuola, accompagnando le sirene con pianti e urla, rendendo necessario l’intervento delle forze dell’ordine per permettere i soccorsi.

Il bilancio provvisorio di trenta vittime è stato poi rivisto da Carter che ha annunciato che due sopravvissuti sono stati portati in ospedale. «Le mie preghiere vanno alle famiglie dei bambini morti ieri sera a Paynesville City a causa di un incendio mortale che ha inghiottito il loro edificio scolastico», ha scritto in un tweet il presidente George Weah.

«Questo è un momento difficile per le famiglie delle vittime e per tutta la Liberia. Le più profonde condoglianze vanno alle persone in lutto».
Weah ha visitato il luogo dell’incidente e ha partecipato al funerale delle vittime in una moschea di Monrovia, prima della sepoltura avvenuta più avanti nella giornata, ha detto il portavoce Isaac Solo Kelgbeh. Un atto quasi dovuto quello del presidente, adesso che il rubinetto dei consensi comincia a perdere. Solo una settimana fa, più di trecento capi rappresentativi, appartenenti al blocco rurale e tradizionale del Paese, hanno chiesto al governo di rendere conto, fra le altre cose, dei 104 milioni di dollari di fondi statali contenuti in alcuni container e scomparsi dai porti della Liberia lo scorso anno.

A questo si aggiunge la cattiva gestione dell’iniezione dei 25 milioni di dollari che avrebbero dovuto rappresentare una boccata per la valuta locale. Il governo, secondo il gruppo non sarebbe riuscito finora a rendere correttamente conto di questi fondi.

«Il paese sta tremando perché il governo si rifiuta di chiarire i nostri dubbi su come il denaro sia stato utilizzato», hanno detto i capi nella loro dichiarazione. «Alcuni sforzi e misure correttive messe in atto dal governo non sembrano avere l’effetto desiderato», hanno poi aggiunto, citando i timori dei partner internazionali del paese in merito al «peggioramento della situazione».  Il presidente Weah ha promesso che affronterà le crescenti preoccupazioni nel prossimo futuro.

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