Politica

L’exploit di Ferdinandi, a un soffio dalla meta

L’exploit di Ferdinandi, a un soffio dalla metaLa chiusura della campagna elettorale di Vittoria Ferdinandi

Comunali A Perugia in testa (49% contro 47) la candidata del campo larghissimo

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 23 giugno 2024
A Perugia, città spaccata a metà, oggi il ballottaggio dall’esito più incerto, sul filo del rasoio tra Vittoria Ferdinandi, candidata civica del centro sinistra, in testa al primo turno, col 49,01% e Margherita Scoccia, la candidata imposta da FdI, al 47,29%. Solo 600 voti di differenza oltre a interi mondi tra le due giovani donne candidate. Nelle ultime settimane una destra sempre più aggressiva è passata all’attacco personale, Ferdinandi dipinta «ragazzotta trentasettenne attempata senza famiglia e figli».
Una destra più estrema, che non ha più il volto gentile del sindaco uscente forzista Andrea Romizi. Il colmo lo ha raggiunto Nilo Arcudi, campione di trasformismo, già vicesindaco dal 2004 al 2014 di giunte di centrosinistra passato alla destra: una maglietta bianca fatta stampare con dietro una foto di Ferdinandi circondata da bambini e davanti la scritta «giù le mani dai bambini».
Stile Vannacci le sue chat in vasta circolazione che proclamano il ballottaggio «scelta epocale di civiltà»: «Se non si vuole la teoria del gender nelle scuole, il sesso fluido e il blocco dello sviluppo dei bambini in attesa della scelta del sesso» bisogna votare Scoccia. E poi giù tutto l’armamentario noto tra carne di insetti e welfare rubato dagli immigrati. Lo chiamano poi «Oggi più che mai, Perugia è di tutti», così lo striscione che campeggiava nella centrale Piazza IV Novembre che ha concluso la campagna elettorale di Scoccia. Una piazza stracolma, incerto quanto dovuto ai panini con porchetta e birra gratis, o al grande schermo che trasmetteva Italia-Spagna.
Ferdinandi ha concluso la sua campagna elettorale accompagnata da un grande risveglio e entusiasmo della città in modalità itinerante, con un autobus col primo piano scoperto che percorreva le 13 piazze delle ex circoscrizioni, dove il programma del grande campo largo prevede la creazione di Consigli di cittadinanza e case di partecipazione.
Ultima tappa venerdì sera al parco del Frontone dove l’autobus per la Vittoria è stato accolto da una massa festante di cittadini che si sentono ormai comunità, «un traguardo importante che noi, comunque vada il ballottaggio, abbiamo vinto» ha detto Ferdinandi con una voce che ormai risentiva del tour ininterrotto di quattro mesi, che all’inizio la dava come outsider sicura perdente. Poi la rimonta straordinaria, che ha gettato nel panico la destra che a corto di argomenti agita lo spettro di Ferdinandi estremista e incompetente, la stessa che Mattarella nominò Cavaliere per merito per la sua attività di inclusione sociale di malati psichici. L’estremista ha già presentato un primo nome della sua nuova giunta: Alessandra Sartore, sottosegretaria al Mef del governo Draghi, diventerebbe assessora al patrimonio e finanze.
Come andrà a finire, dopo 10 anni di governo di centro destra nella ex roccaforte rossa, ci sarà la svolta? Non un ritorno al passato come agita la destra ma al futuro, fa sperare il rigenerante amalgama tra forze politiche e civiche dell’Alleanza per la Vittoria di Pd, AvS, M5S, Anima Perugia, Orchestra per la Vittoria, Perugia per la sanità pubblica più centristi di Pensa Perugia e la capacità di sintesi e ricucitura della candidata sindaca. Dei tre candidati sindaci esclusi dalla gara, il più votato, con ll’1,4%, Massimo Monni, consigliere regionale di Forza Italia, ha espresso la sua posizione personale a favore di Vittoria Ferdinandi, elogiando le sue qualità umane e politiche compreso il fatto di non avergli proposto alcun ruolo in cambio di un appoggio. A differenza di Margherita Scoccia «che mi ha offerto un assessorato e persino il ruolo di vicesindaco».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento