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L’ex ministro Spd Gabriel consulente del macello Covid

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Germania L’ex numero uno del partito socialdemocratico al centro dello scandalo, avrebbe lavorato come consulente del Gruppo Tönnies dal 1 marzo al 31 maggio

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 3 luglio 2020

L’ex segretario Spd sul libro paga del macello al centro dello scandalo sul coronavirus. Lo ha rivelato ieri la tv pubblica Ard, dopo avere setacciato i documenti del Gruppo Tönnies da cui risulta che Sigmar Gabriel ha lavorato come consulente dell’impresa dal 1 marzo al 31 maggio.

L’ex numero uno del partito socialdemocratico (che da ministro dell’Economia nel 2015 definì il sistema di sfruttamento dei mattatoi «una vergogna per la Germania») avrebbe percepito 10mila euro al mese più «una quota a quattro cifre» per ogni giorno di viaggio. La durata del suo contratto sarebbe stata di circa due anni.

Gabriel non nega, ma precisa che la sua attività privata «non era sottoposta a obbligo di pubblicazione» e la consulenza si limitò ai problemi di esportazione della carne legati alla peste suina. «Ho interrotto la collaborazione a causa dell’insorgenza di una seria malattia. Allora non mi era chiaro se e quando avrei potuto riprendere la mia attività professionale».

Eppure non basta a spegnere l’eco del caso che lo connette con il miliardario Clemens Tönnies. Soprattutto perché la sua assunzione è stata decisa dall’imprenditore in persona come si legge nelle slide proiettate durante la riunione dell’Advisory Board del 26 febbraio: «Clemens Tönnies è riuscito a coinvolgere Gabriel come consulente. Metterà a nostra disposizione i suoi numerosi contatti e sosterrà attivamente i progetti della società». A partire dal mercato cinese, ovvero dalle «nuove possibilità di trasporto su rotaia di cui Gabriel è stato incaricato insieme alla conduzione di negoziati con il ministero federale dell’Agricoltura». Impiego lautamente retribuito, al contrario delle migliaia di lavoratori stranieri di Tönnies, sottopagati e costretti a vivere in alloggi miserabili, a cui sono state negate le più elementari norme di protezione dal Coronavirus.

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