Europa

L’Europa colpita al cuore

Attentati di Bruxelles La Tour Eiffel illuminata con i colori del Belgio. A Parigi torna l'incubo del 13 novembre. I dirigenti europei solidali, alcuni sottolineano lo stato di guerra. Tutti cercano di difendersi, aumentando i controlli

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 23 marzo 2016

La Tour Eiffel si è illuminata con i colori della bandiera belga. Alle 19, i parigini si sono ritrovati di fronte all’Hotel de Ville, in silenzio. Le bandiere francesi sono a mezz’asta. Gli attacchi di Bruxelles ravvivano in Francia l’incubo del 13 novembre e del 7-9 gennaio 2015. Con gli attentati all’aeroporto internazionale Zaventem e alla stazione del metro di Maelbeek “è tutta l’Europa ad essere colpita”. Lo ha detto François Hollande, dopo la riunione di crisi, ieri mattina all’Eliseo. Lo hanno ripetuto le autorità europee, Martin Schultz, presidente dell’Europarlamento (che è stato chiuso dopo l’attacco alla stazione della metropolitana, a pochi passi dalla sua sede, come tutte le istituzioni europee), Donald Tusk, il presidente del Consiglio Ue che era con Mrs.Pesc Federica Mogherini in visita ufficiale in Giordania, ha parlato di “orrore”. Mogherini, commossa, a fianco del ministro degli Esteri giordano, Nasser Judeh, si è detta “molto triste per l’Europa nel momento in cui l’Europa e la sua capitale soffrono un eguale dolore che questa regione (il Medioriente) ha conosciuto e conosce ogni giorno”. Da Roma, Matteo Renzi ha dichiarato di essere “con il cuore e con la mente a Bruxelles, Europa”. In Spagna, colpita nel 2004 con l’attentato di Madrid, il governo ha convocato una riunione di crisi. In Germania, il ministro degli Interni, Thomas de Maizière, afferma che “gli attentati hanno mirato non solo Bruxelles, ma tutta l’Europa e la nostra libertà di movimento”. Dalla Grecia arriva il messaggio: “siamo tutti di Bruxelles”. Il Belgio, e l’Europa, hanno ricevuto messaggi di cordoglio da Obama, che invita all’“unione”, dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, che ha condannato “attacchi disprezzabili che colpiscono il cuore di Bruxelles e il centro dell’Unione europea”. La Russia condanna. Spiazzante, invece, la Turchia, che fa il parallelo tra i terroristi di Bruxelles e il Pkk (Ankara accusa l’Europa di sostenere i curdi) e toni acidi dal governo israeliano, che accusa l’Europa di aver ignorato gli islamisti e di aver preferito criticare Israele.

In tutta Europa la reazione è stata immediata: le misure di sicurezza sono state rafforzate, a cominciare dai principali aeroporti, stazioni, metropolitane. Germania, Olanda, Danimarca, Svizzera, Repubblica Ceca, Italia ecc., tutti hanno preso misure di emergenza in seguito al “momento nero” del Belgio, come lo ha definito il primo ministro Charles Michel. La Francia ha subito rafforzato i controlli alle frontiere e sulle reti di trasporti, treni, metro, aerei. 1600 poliziotti e gendarmi in più nelle strade, stazioni e aeroporti, ha dichiarato il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve. La Gare du Nord è stata parzialmente paralizzata, i Thalys (per Bruxelles-Amsterdam) e gli Eurostar (per Londra) sono stati bloccati, i treni già partiti al momento degli attentati di Bruxelles sono tornati indietro.

La rivendicazione è arrivata a metà pomeriggio da parte di Daech, che ha indicato in un comunicato che “combattenti dello Stato islamico hanno perpetrato una serie di attentati, con cinture di esplosivi e delle bombe, contro l’aeroporto e una stazione della metropolitana del centro della capitale del Belgio, Bruxelles”. Di fronte a questo nuovo attacco, l’Europa cerca evidentemente di difendersi. Alcuni parlano di “guerra”. Lo ha detto Manuel Valls, ieri mattina: “siamo in guerra, da mesi subiamo in Europa attacchi di guerra e di fronte a questa guerra ci vuole una mobilitazione di ogni istante”. Hollande, in mattinata, ha parlato di “lotta al terrorismo da condurre in tutta Europa, con i mezzi necessari, in particolare i servizi di informazione”. Per Hollande, “dobbiamo agire a livello internazionale, la Francia fa la sua parte”, partecipando a “coalizioni in Siria e Iraq”, intervenendo “in Africa”. Da Londra (dove nei giorni scorsi c’erano stati allarmi per un possibile attentato e che era stata colpita nel 2005), David Cameron adotta toni marziali: “non lasceremo mai i terroristi vincere”.

Le polemiche politiche non sono mancate. In Francia, ieri il Senato ha votato un testo di riforma della Costituzione, per introdurre la privazione della nazionalità per i responsabili di attacchi terroristici, che è diverso da quello approvato dall’Assemblea qualche settimana fa. Questo rende impossibile un voto al Congresso e prelude a un abbandono della riforma (che potrà essere mantenuta soltanto per l’introduzione nella Costituzione dello stato d’emergenza). Al Parlamento europeo è ripresa la polemica della destra contro la sinistra sul ritardo nell’approvazione del Pnr, il Passenger Name Record, la schedatura di tutti i passeggeri aerei, un modello Usa per aumentare i controlli. Ma Cazeneuve (ministro Ps) aveva sottolineato lo stesso problema in mattinata.

 

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