Il cibo biologico è un sinonimo di pace. Questo il principio ribadito da qualche centinaio di consumatori e agricoltori in una lettera aperta alla direzione di NaturaSì, nota catena di supermercati bio.  All’azienda si richiede di interrompere la vendita dei datteri biologici che provengono da Israele. «Siamo un gruppo di consumatori ( e agricoltori ) biologici che apprezza il faticoso e pluridecennale sforzo della catena Bio Natura Sì, per dare cibo sano e biologico a migliaia di consumatori come noi. Ma non possiamo nel contempo essere ciechi e immobili di fronte al genocidio di Gaza» si legge nella petizione.

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I promotori citano anche le tante iniziative di boicottaggio verso l’economia israeliana che si sono dispiegate fino ad oggi. Dall’invito a non comprare merci israeliane del ministro del Sud Africa Naledi Pandor fino alle proteste degli studenti per gli accordi degli atenei con l’industria bellica e per le partnership accademiche con gli istituti ricerca di Israele.

Oltre ai datteri, i firmatari chiedono lo stop all’acquisto e alla vendita di tutti gli altri prodotti israeliani che si trovano tra gli scaffali della catena, annunciando che la raccolta firme non si ferma qui.

La risposta del presidente di NaturaSì Fabio Brescacin

In una lettera pubblicata dal manifesto, alcuni cittadini e cittadine chiedono a NaturaSì di togliere dalla distribuzione i datteri di produzione israeliana. Il presidente Fabio Brescacin ha risposto giorni fa, non appena ricevuta la lettera, con un messaggio indirizzato a tutti i firmatari in cui spiega le ragioni della scelta dell’azienda.

“I datteri che noi importiamo vengono esclusivamente da due kibbutz che si trovano vicino al Mar Rosso: Samar e Neot Semadar “, scrive Brescacin. “Sono kibbutz fondati negli anni 70 da artisti pacifisti non allineati con le politiche del governo”.

Ma soprattutto, per NaturaSì, è importante sostenere quelle che definisce “realtà non allineate” alla politica del governo di Israele.

“Noi abbiamo scelto di tenere relazioni con realtà virtuose indipendentemente dalla politica sbagliata della nazione in cui si trovano”: la stessa organizzazione che aiuta l’esportazione dei datteri dei due kibbutz israeliani “ha cercato con noi di aiutare una cooperativa palestinese, purtroppo per ora non ci siamo riusciti ma ci riproveremo“. Ora NaturaSì ha cominciato ad aprire un approvvigionamento di datteri egiziani. “Arrivano da Sekem – aggiunge Brescacin – dove il CEO, nostro carissimo amico fraterno, ha fatto sei mesi di carcere per sospetta azione anti governativa. Secondo noi proprio queste sono realtà da sostenere in qualsiasi nazione e con qualsiasi regime esse si trovino ad operare”.

Nella sua lettera aperta, il Presidente ha sottolineato l’importanza dei valori etici che guidano le loro azioni da quasi quarant’anni.

“Oltre alla produzione biologica e biodinamica, l’azienda si impegna per una sana vita sociale, fondata sul rispetto e la cura per tutte le persone, indipendentemente dalla loro provenienza, estrazione sociale o credo religioso”.

E, in chiusura, afferma “Stiamo come voi soffrendo per la situazione attuale, ma ci chiediamo: com’è veramente possibile aiutare perché si operi per il bene e per la pace vera? Boicottare tutta una nazione o sostenere chi in quella nazione opera concretamente per il bene? La nostra scelta per ora va in questa direzione. Speriamo di non sbagliarci. Vorremmo lavorare per il bene con tutte le persone che lo cercano sinceramente perché crediamo che in questo mondo impazzito sia la cosa più sensata e sana da fare”.