Vanoi, la diga in costruzione che nessuno voleva fare
Ambiente Il primo progetto cento anni fa, scartato poi negli anni Cinquanta e Ottanta del Novecento. I comitati: ignorata la lezione del Vajont
Ambiente Il primo progetto cento anni fa, scartato poi negli anni Cinquanta e Ottanta del Novecento. I comitati: ignorata la lezione del Vajont
A distanza di 60 anni dal disastro del Vajont la regione Veneto propone la realizzazione di una diga nel torrente Vanoi, area ad alto rischio idrogeologico. All’epoca la popolazione non venne ascoltata, oggi i comitati vengono tenuti fuori dalla conferenza di presentazione dell’avvio del dibattito pubblico sul progetto. Così ieri, in una sala semideserta nel Parco delle Antiche Prese di San Lazzaro a Bassano del Grappa, è cominciato il dibattito pubblico relativo al progetto «Serbatoio Vanoi»: il piano prevede la realizzazione di un invaso sul torrente Vanoi. A presenziare l’incontro, davanti a una manciata di giornalisti, il presidente del Consorzio di bonifica Brenta, Enzo Sonza, con una serie di tecnici. Si è trattato di un dibattito pubblico, previsto in ottemperanza agli obblighi di legge relativi a «grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevante impatto sull’ambiente» in base al nuovo Codice dei Contratti pubblici.
FUORI DAL PARCO, davanti all’ingresso temporaneamente chiuso al pubblico, sono rimasti i rappresentanti delle associazioni Acqua Bene comune Vicenza e Aria, contrari alla realizzazione della diga. Un progetto finanziato dal ministero delle Politiche agricole a seguito di un bando sul Fondo Sviluppo e Coesione 2014- 2020 che fin dai suoi albori ha suscitato perplessità, non solo da parte degli attivisti ma anche dei residenti nei comuni interessati dai lavori, al confine tra Trentino Alto Adige e Veneto, in particolare Canal San Bovo e Lamon. Un progetto mastodontico e multifunzionale dalla storia accidentata, già più volte proposto nel corso del secolo scorso (prima negli anni Venti, poi negli anni Cinquanta con la Commissione De Marchi, infine negli anni Ottanta) e finora sempre bocciato a causa dell’attestata pericolosità idrogeologica dell’aerea. Oggi riproposto per far fronte all’aumento della domanda idrica.
È IL 3 MAGGIO 2022 quando il governatore Luca Zaia, in risposta all’emergenza idrica dichiarata dalla stessa regione, invia un piano di interventi urgenti al ministero delle Infrastrutture inserendo la «realizzazione della diga di Vanoi (uso plurimo, acquedottistico, irriguo, idroelettrico) a Lamon per un importo di 150.000.000 euro». Il 27 gennaio 2023 sulla Gazzetta ufficiale viene pubblicato l’esito della relativa gara d’appalto: l’ente aggiudicatario il Consorzio di Bonifica Brenta mentre i vincitori risultano essere il raggruppamento temporaneo di imprese Lombardi Ingegneria srl (Capogruppo mandataria), Technital spa e Lombardi sa Ingegneri Consulenti.
Il 24 aprile 2023 il consigliere di opposizione della Provincia di Trento, Alex Marini, interroga il presidente della Provincia per sapere se sia «a conoscenza dell’esito della gara di progettazione» alla luce delle considerazioni inserite nel Piano generale sulle acque pubbliche relative al Vanoi «con particolare riferimento al contesto idrogeologico e alla franosità del territorio». Il vicepresidente della regione Trentino, Mario Tonina, replica: «L’amministrazione provinciale non è stata in alcun modo informata della procedura in corso così come anche i comuni interessati». Il 6 maggio 2023 il professor D’Alpaos, docente emerito di idraulica e Idrodinamica all’Università di Padova, interviene nel dibattito esprimendo la propria ferma contrarietà all’opera, dicendosi disgustato come bellunese dal fatto che dopo 60 anni dal disastro del Vajont si continui a progettare interventi come questo.
LA POTENZIALE UBICAZIONE della diga è infatti l’angusta e franosa Val Cortella, un’area che la stessa Provincia Autonoma di Trento ha indicato nella Carta di sintesi della pericolosità come di livello P4 (rischio massimo). Il torrente Vanoi nasce a Passo Rolle, scorre nel Parco naturale del Paneveggio (patrimonio Unesco) e lambisce il comune di Canal San Bovo, dove ha sede la Casa dell’Eco Museo. L’impatto ambientale sarebbe altissimo e altererebbe l’ecosistema in maniera irreversibile. Di tutto questo ieri non si è parlato. Si è ampiamente e dettagliatamente discusso, invece, della procedura del dibattito pubblico e della sua importanza in quanto massima espressione del diritto alla partecipazione e occasione di condivisione di pareri e contributi che, però, non hanno valore deliberativo né vincolante.
NEL FRATTEMPO, IL CONSORZIO di Bonifica Brenta ha collezionato due diffide, rispettivamente dalla Provincia di Trento e dalle Comunità del Primiero, e la lettera di denuncia della parlamentare europea Cristina Guarda. Nel Documento di fattibilità, reso pubblico sul sito dedicato al progetto, gli stessi autori dello studio segnalano a più riprese il rischio idrogeologico e i conseguenti rischi di cantierizzazione. I comitati e gli attivisti continuano a chiedere alternative all’impianto come lavori di sghiaiamento delle 4 dighe dell’area limitrofa (Schener, Ponte Serra, Senaiga e Corlo) che farebbero guadagnare una cubatura d’acqua importante. Il ricorso, poi, alle Aree forestali di infiltrazione premetterebbe a medio-lungo termine la ricarica delle falde, garantendo alle generazioni future un cambio di passo nell’approccio alla gestione delle risorse idriche.
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