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Lettera aperta sulla cultura ai candidati sindaci della sinistra

Sono più di 200 gli “operatori della cultura, dell’informazione e della conoscenza” che hanno sottoscritto una “lettera aperta” ai candidati sindaci della sinistra. Lavoratori della cultura, docenti universitari, registi, autori, attori, giornalisti, artisti, scrittori, poeti, scenografi, direttori della fotografia, produttori, musicisti, giornalisti, ricercatori, operatori culturali.

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 15 maggio 2016

Siamo un gruppo di “operatori della cultura, dell’informazione e della conoscenza”. Siamo lavoratori della cultura, registi, autori, attori, artisti, scrittori, scenografi, direttori della fotografia, produttori, musicisti, docenti, giornalisti, ricercatori; abbiamo tutti storie personali e percorsi interni alla sinistra, altri ancora sono di formazione più “accademica” o “professionale”.

Ma tutti, e in tanti di più, ci siamo ritrovati concordi nello scegliere, oggi, i candidati a sindaco delle prossime elezioni amministrative che in totale discontinuità e alternatività con le passate politiche di centro sinistra hanno deciso di candidarsi per dare voce alle speranze di cambiamento.

Noi firmatari di questa “lettera aperta” siamo convinti del determinante peso della cultura e della conoscenza sulla formazione del senso comune, di quello che Le Monde definì una volta il “pensiero unico”, basato sui valori della competizione e dell’affermazione individuale insieme ai modelli della notorietà e del “successo”.

Pensiero unico che l’intera gamma della comunicazione elettronica e cartacea ha costruito in anni e anni di lavoro determinando una ormai generalizzata sfiducia e “insofferenza” nei confronti della politica e delle istituzioni che produce rifiuto senza la forza di proposte di cambiamento. Le conseguenze sono da un lato una disperazione ed esasperazione generalizzata vissuta in totale solitudine e dall’altro – da parte di chi invece continua in qualche modo a lottare collettivamente – una sorta di riappropriazione di ciò che è considerato un diritto, ma in forme in qualche modo “privatistiche”, non generalizzabili e non prefiguranti una nuova e diversa forma di Stato.

Il risultato è un senso comune diffuso frutto della sconfitta culturale e sociale di tutti questi anni, incapace di elaborare un nuovo modello di società.

Pensiero unico che è stato sostenuto da leggi e interventi strutturali tendenti sempre a collegare la conoscenza, l’arte e tutta la vita culturale e formativa del paese alle logiche e alle leggi di un dio-mercato assurto a unico filtro regolatore e selezionatore della produzione e della diffusione della cultura.

Per questo, e da tempo, noi siamo dunque convinti che il rinnovamento della vita culturale all’insegna del pluralismo, della qualità e della creatività non sia uno dei tanti punti necessari al progresso e al miglioramento del nostro paese, ma rappresenti un luogo centrale e strategico di qualunque progetto di rinnovamento reale.

Anche con la cultura e la conoscenza si combattono la rassegnazione, la solitudine e l’antipolitica, anche con la cultura e la conoscenza si costruisce l’inclusione e la convivenza tra popoli e storie diverse, anche con la cultura e la conoscenza si combatte la desertificazione di tutte le nostre tante “periferie”, si ricostruisce la fiducia nelle istituzioni, si ricostruisce una democrazia vera, e una vera riforma dello Stato in tutte le sue articolazioni che metta la partecipazione e la trasparenza al primo posto. Le profonde disuguaglianze si misurano non solo tra chi ha e chi non ha, ma anche tra chi sa e chi non sa.

Vi chiediamo quindi un incontro insieme alle forze e a tutte le realtà sociali, culturali e professionali presenti sul territorio di ciascuna città per discutere i punti centrali che, in tanti anni di nostra partecipazione alla vita delle associazioni culturali e professionali di tutti i settori della produzione culturale e artistica e della comunicazione, abbiamo elaborato e che alleghiamo intanto a questa lettera.

Ve lo chiediamo in quanto riteniamo che una particolare attenzione da parte vostra ai problemi della cultura, dell’arte e della conoscenza, possa costituire uno dei veri segni di discontinuità con il passato e, nello stesso tempo, ridare slancio e voglia di impegno a tutti coloro che, e sono tanti, delusi e sfiduciati proprio dalle politiche del centro-sinistra anche in questi settori, attendono da anni un segnale forte in direzione di un reale cambiamento e di un nuovo progetto di società.

Primi firmatari:

Citto Maselli (regista)

Ermanno Rea (scrittore)

Roberto Accornero (attore), Armando Adolgiso (scrittore, regista), Margherita Adorisio (attrice), Domenico Agostini (Cinecittà studios), Carmine Amoroso (regista), Marco Antonio Andolfi (autore, attore), Vitaliano Angelini (pittore e incisore), Alessando Angelucci (Cinecittà studios), Fabiana Antonioli (operatrice culturale), Enzo Apicella (disegner, pittore, giornalista), Piero Arcangeli (compositore, etnomusicologo), Manuela Arcidiacono (attrice), Mino Argentieri (docente universitario, direttore “Cinema sessanta”), Giorgio Arlorio (sceneggiatore), Tiziana Bagatella (attrice), Lorenzo Baraldi (scenografo), Daniele Barlone (Cinecittà studios), Sara Basso (ricercatrice), Gisella Bein (attrice), Arturo Bertolasi (Cinecittà studios), Jacopo Bezzi (regista), Luca Bigazzi (direttore della fotografia), Livia Borgognoni (scenografa), Antonia Brancati (concessionaria, autrice), Valentina Brandolini (regista autrice e montatrice), Sergio Brenna (docente Urbanistica Politecnico di Milano), Benedetta Buccellato (attrice-autrice teatrale), Giuseppe Bucci (regista), Fiorella Buffa (attrice), Manuela Calandrini (impiegata Cinecittà studios), Aurora Cancian (attrice), Michele Cannaò (pittore), Marino Canzoneri (presidente regionale Arci Sardegna), Claudio Capecelatro (attore), Alida Cappellini (scenografa, costumista), Maria Caprasecca (operatrice culturale), Beniamino Caputo (ricercatore Università La sapienza – Roma), Massimo Carlotto (scrittore, drammaturgo, sceneggiatore), Christian Carmosino (regista), Luigi Romolo Carrino (scrittore), Luigi Cassandra (attore), Fabrizia Castagnoli (attrice), Benito Castangia (produttore e operatore culturale), Alberto Castellano (critico cinematografico), Andrea Cavatorta (attore), Gaja Cenciarelli (scrittrice), Carlo Cerciello (regista, direttore del Teatro Elicantropo di Napoli), Massimiliano Cherubini (Cinecittà studios), Giuseppe Ciuffini (Cinecittà studios), Guido Maria Compagnoni (regista), Maria Letizia Compatangelo (autrice teatrale), Lamberto Consani (attore), Candido Coppetelli (operatore culturale, presidente nazionale CGS), Fabrizio Corallo (critico, giornalista), Giordano Corapi (compositore), Massimo Corridori (Cinecittà studios), Caterina Corsi (attrice), Francesco Costabile (regista), Carlo Cotti (attore), Wasim Dahmash (docente Università di Cagliari), Emma Dante (attrice-regista), Walter Da Pozzo (attore), Massimo Dapporto (attore), Enzo De Camillis (regista), Roberto Del Balzo (grafico), Angelo Del Vecchio (attore, scrittore, regista), Giorgio De Murtas (Scienze riabilitative – Università la Sapienza Roma), Marco Dentici (scenografo), Bruno De Paolis (Cinecittà studios), Gualtiero De Santi (docente universitario – critico), Claudileia Lemes Dias (scrittrice), Carlo Dessì (presidente Cineclub Sassari), Pippo Di Marca (regista teatrale-attore), Francesca Di Palma (ricercatrice), Angelo d’Orsi (storico, Università di Torino), Alessandro D’Oviddio (Cinecittà studios), Amedeo Fago (architetto, regista), Maurizio Faraoni (attore), Corrado Farina (regista e scrittore), Franca Farina (funzionario archivista cineteca), Piergiorgio Fasolo (attore), Paolo Favilli (storico, Università di Genova), Marcello Fecchi (Cinecittà studios), Angelo Ferracuti scrittore), Gianni Ferrara (professore emerito di diritto costituzionale Università la Sapienza di Roma), Maurizio Fiorentini (Cinecittà studios), Tiberio Fiorilli (attore, regista, produttore teatrale), Laura Fo (attrice), Sandra Franzo (attrice), Rosario Galli (scrittore, regista teatrale), Clara Gallini (antropologa), Gabriella Gallozzi (giornalista e critica cinematografica), Antonio Gasperini (Cinecittà studios), Beppe Gaudino (regista e produttore cinematografico), Mario Gelardi (autore e regista teatrale, direttore del Nuovo Teatro Sanità di Napoli), Daniela Giordano (attrice), Gianna Gissi (costumista), Marco Giuliani (Cinecittà studios), Carlo Gnetti (giornalista), Achmed Alexander Goretz (musicista), Carlo Gracili (Cinecittà studios), Francesco Grassi (Cinecittà studios), Giovanni Greco (scrittore-autore teatrale), Leo Gullotta (attore), Andrea Ilari (biochimico), Marco Innamorati (Cinecittà studios), Silvia Innocenzi (produttrice), Giulio Isidori (Cinecittà studios), Salvatore Lago Insalaco (attore), Francesca Koch (docente), Vania Lai (attrice), Daniele Lamuraglia, (scrittore e regista), Giulio Laurenti (scrittore), Enzo Lavagnini (regista), Maria Lenti (poetessa), Giovanni Licheri (scenografo, presidente A.S.C.), Fabiomassimo Lozzi (regista), Gianni Lucini (musicologo), Consuelo Lupo (attrice), Luciana Lusso (teatro danza), Silvia Luzzi (attrice), Renata Maccaro (pittrice), Alessandro Macis (operatore culturale), Tiziana Macrì (attrice), Silvana Maja (regista), Salvatore Maira (regista), Fabio Mampieri (Cinecittà studios), Francesco Mancini (Cinecittà studios), Angela Manganaro (operatrice culturale, critico d’arte), Roberto Marafante (regista), Fabio Marcelli (giurista internazionale), Teresa Marchesi (giornalista), Susanna Marcomeni (attrice), Antonio Marcozzi (Cinecittà studios), Alessandro Marcrì (operatore culturale), Renato Marengo (giornalista, critico musicale), Umberto Marino (regista, sceneggiatore, autore teatrale), Giulia Marras (critica cinematografica), Michele Martelli (docente universitario), Vieri Martelli (Cinecittà studios), Patrizia Masala (operatrice culturale), Massimo Mascini (giornalista, editore), Stefania Massari (ricercatrice), Monica Mazzitelli (regista e scrittrice), Anna Melato (attrice), Elettra Rafaela Melucci (sceneggiatrice), Magda Mercatali (attrice), Simone Messovic (Cinecittà studios), Daniele Miglio (attore), Gianfranco Miglio (attivista cinematografico), Alfonso Milana (Cinecittà studios), Manlio Milana (Cinecittà studios), Ludovica Modugno (attrice), Paolo Modugno (regista), Raul Mordenti (docente, Università di Tor Vergata, Roma), Alfredo Moreno (responsabile circolo del cinema), Giovanna Muscetti (attrice), Guglielmo Napoleoni (Cinecittà studios), Fabrizio Natalini (sceneggiatore e docente universitario), Guido Oldani (poeta), Maria Rosaria Omaggio (attrice), Valentina Origa (operatore culturale), Giovanni Battista Origo (sceneggiatore), Moni Ovadia (autore, regista, attore), Federico Pacifici (attore), Daniela Padoan (scrittrice e saggista), Roberta Paladini (attrice, doppiatrice), Donatella Palermo (produttrice), Enzo Pallitto (Cinecittà studios), Elisabetta Pandimiglio (regista), Valeria Paoloni (scenografa), Giovanni Papi (artista e storico), Marinella Pappalardo (Cinecittà studios), Fabio Patrignani (Cinecittà studios), Mario Pavone (attore), Vera Pegna (scritrice), Massimo Pellegrinotti (grafico), Paolo Perugini (Cinecittà studios), Marina Petronio (avvocato, vice presidente ApTI), Lorella Pieralli (coro del Teatro dell’Opera di Roma), Paolo Pietrangeli (regista, cantautore), Peppino Pilleri (operatore culturale), Ignazio Piras (Cinecittà studios), Pina Rosa Piras (docente Università Roma 3), Corrado Pirozzi (Cinecittà studios), Angelo Pizzuto (giornalista, critico teatrale, direttore di www.inscenaonlineteam.net), Daniela Poggi (attrice), Lucia Poli (attrice), Daniele Poto (attore), Ermelindo Proietti (Cinecittà studios), Andrea David Quinzi (giornalista), Vincenzo Rosace (fotografo), Giancarlo Ruocco (fisico, Università La Sapienza), Nino Russo (regista), Giorgio Sabbatini (presidente di cineclub Piemonte), Edoardo Sanchi (scenografo, docente accademico), Stefania Sandrelli (attrice), Isabella Sandri (regista e produttrice cinematografica), Antonio Sanna (attore), Anna Santoro (poeta, scrittrice), Sara Santucci (scenografa), Gino Satta (Dipartimento di Studi linguistici e culturali Università di Modena e Reggio Emilia), Giovanni Saulini (produttore), Paolo Maria Scalondro (attore), Roberto Scarpetti (sceneggiatore e autore teatrale), Nando Scanu (operatore culturale), Daniela Scarlatti (attrice), Giuseppe Scianna (informatico), Giuseppe Sciarra (regista) Corrado Sfogli (musicista/compositore, Nuova Compagnia di Canto Popolare), Vitangelo Silvestri (Cinecittà studios), Giovanni Soldati (regista), Settimio Spila (Cinecittà studios), Carola Stagnaro (attrice), Bebo Storti (attore), Graziano Tagliacozzi (Cinecittà studios), Marina Tagliaferri (attrice), Antonio Tallura (attore), Angelo Tantaro (direttore Diari di cineclub), Marco Testoni (musicista), Vincenzo Tiboni (pittore e scultore), Enzo Togo (pittore), Massimo Torre (scrittore), Maria Angeles Torres (attrice), Antonio Tozzi (Cinecittà studios), Franco Trevisi (attore), Stefania Tuzi (architetto, ricercatrice), Bruno Ugolini (giornalista), Pierfrancesco Uva (grafico, vignettista), Leonardo Varvaro (Dipartimento Dafne, Università della Tuscia di Viterbo), Antonio Veneziani (scrittore), Donatella Venuti (attrice), Francesco Verdinelli (compositore), Fausta Vetere (cantante Nuova Compagnia di Canto Popolare), Imma Villa (attrice), Giovanni Visentin (attore), Simona Volpi (attrice), Pasquale Voza (prof. Emerito Letteratura italiana – Università di Bari), Marina Zanchi (attrice), Gian Carlo Zanetti (attore, produttore teatrale), Romano Widmar (operatore culturale), Susanna Zirizzotti (giornalista)

Associazione per il teatro italiano – ApTI
ASC (associazione scenografi/costumisti)
Compagnia teatrale “I masnadieri”
Rete territoriale Cinecittà bene comune

Per inviare la propria adesione: maselli.citto@fastwebnet.it

I punti di programma

La cultura e la conoscenza per cambiare le nostre città

1. Noi pensiamo che vada innanzitutto messa in campo una nuova e diversa idea di città, un’idea imperniata su politiche volte a combattere disuguaglianze ed esclusione sociale, imperniate sulla lotta alla desertificazione delle nostre tante periferie, politiche basate sulla partecipazione e sulla condivisione. E la cultura, la conoscenza, la ricerca sono strumenti fondamentali di questa lotta.

2. Investire in cultura non è un costo ma una risorsa: sociale ed economica. Solo l’intervento pubblico può impedire che l’unico filtro regolatore della produzione culturale sia il mercato, solo l’intervento pubblico può creare le condizioni perché la produzione culturale ed artistica sia realmente autonoma, indipendente e libera. Serve un intervento strutturale pubblico per mantenere in vita i luoghi di produzione e di fruizione della cultura nel nostro paese, per sostenere le mille attività e produzioni di quel mondo immenso e diffuso che tutti i giorni e su tutto il territorio col suo lavoro creativo ed artistico contribuisce a far crescere i saperi e la conoscenza, a combattere la passivizzazione e la solitudine.

3. Riteniamo quindi innanzitutto necessario porre fine alle politiche dei grandi eventi, alle politiche basate sulla precarietà ed occasionalità degli interventi (estati, notti bianche, bonus, domeniche ai musei, eccetera), sulla sostituzione dei diritti con “regali e mance” da distribuire a discrezione del “principe” e sulla teorizzazione del “mecenatismo”, cioè sulla privatizzazione dei diritti e delle istituzioni.
Politiche che restituiscono moltissimo in immagine e dal punto di vista economico per chi le promuove, ma in nessun modo influiscono sulla vita vera dei nostri territori, sulle tante periferie, sui bisogni quotidiani, sulla possibilità di arrivare alla cultura nel proprio quartiere, nel rispetto delle possibilità economiche di ognuno.
Al contrario vanno messe in atto politiche finalizzate a creare le condizioni culturali, economiche e sociali per accedere alla cultura e ai suoi luoghi e che garantiscano stabilità e trasparenza agli interventi e ai finanziamenti.

4. Sono necessarie politiche economiche per consentire a chi ha basso reddito e ai giovani di poter accedere ad una sala cinematografica, ad un concerto, ad uno spettacolo teatrale, ad un museo, alla lettura dei libri:

  • prezzi economici per cinema, teatri, concerti, libri, mostre;
  • politiche di sostegno alle istituzioni culturali, ai teatri, alle sale di qualità;
  • convenzioni tra le scuole e le istituzioni culturali pubbliche e private (cinema, teatri, gallerie, musei, sale di concerto, biblioteche, eccetera);
  • promozione e sostegno di tutte le forme di associazionismo realmente legate al territorio;
  • priorità alla formazione: dalle scuole alle biblioteche, ai centri di sperimentazione, ai laboratori. Bisogna portare la produzione culturale nelle scuole e le scuole nei luoghi di produzione culturale.

5. Negli ultimi dieci anni hanno chiuso in Italia 1.150 sale cinematografiche, 45 solo a Roma. Così come chiudono i teatri (persino i grandi teatri stabili privati senza i finanziamenti pubblici non riescono a “stare sul mercato”), chiudono le imprese di produzione teatrale e si sciolgono le compagnie. Chiudono le biblioteche e le librerie; vengono sgombrati i centri sociali e i luoghi collettivi di “integrazione”, di produzione e fruizione culturale, di creazione di “comunità”.
Prioritaria è quindi una politica per garantire l’accesso, la ri-costruzione e la gestione partecipata de i “luoghi” della cultura.

a. Per luoghi della cultura intendiamo intanto la salvaguardia e il rafforzamento di quelli già esistenti sul territorio: sale teatrali e cinematografiche, sale per concerti, biblioteche, librerie, sedi di associazionismo, di archivi e di tutto quanto è produzione, diffusione e fruizione della cultura e dell’arte. Di fronte alla vera e propria strage di questi spazi, alla loro trasformazione in sale da gioco, centri commerciali e quant’altro, noi chiediamo una legge – di livello nazionale ma intanto e subito di livello locale – di pochissime righe che impedisca il cambio di destinazione d’uso di tutti i luoghi della cultura, della conoscenza e dell’arte. E proponiamo che laddove il privato non sia più in grado di sostenere economicamente uno di questi luoghi, intervenga l’ente locale acquisendone la proprietà e garantendo finanziamenti certi per l’attività culturale.
Chiediamo che la gestione di questi luoghi sia affidata in maniera pubblica e trasparente alle forze culturali, sociali e professionali del territorio sulla base di progetti di lavoro culturale stabile e permanente.

b. Per quanto riguarda lo spettacolo dal vivo pensiamo che i soggetti stabili ad iniziativa pubblica devono essere trasformati in “residenze” affidate a direzioni artistiche in base a concorsi pubblici basati su curricula e progetti culturali triennali che prevedano il rapporto stabile con il territorio, formazione professionale e dei pubblici, rapporto con le scuole, ricerca e sperimentazione, documentazione, conservazione e valorizzazione delle attività svolte, oltre ovviamente al rispetto del contratto nazionale di lavoro.

c. Diciamo anche in modo chiaro e forte che siamo contrari a qualsiasi forma mascherata di privatizzazione come la trasformazione di luoghi e istituzioni pubbliche in fondazioni. E poiché la definizione “bene comune” ormai non tutela più il bene collettivo, proponiamo di parlare d’ora in poi e a scanso di equivoci di “bene pubblico”.

d. Ma per luoghi della cultura pensiamo anche alla creazione di spazi realmente pubblici in ogni in ogni quartiere di ogni città o paese, nei quali sia data – in particolare ai giovani – la possibilità di produrre, ricercare e sperimentare, esprimersi e creare e nei quali sia possibile accedere alla produzione e alla fruizione culturale. Luoghi del territorio e non sul territorio. La cultura per noi è strumento e momento di formazione e di crescita, di consapevolezza critica, di conoscenza della realtà, per modificarla. Va “vissuta” in tutte le sue forme nel proprio quartiere, secondo le proprie possibilità e la propria vita, in modo permanente e non in notti bianche concesse una volta l’anno.

e. E luoghi della cultura sono anche tutte quelle esperienze di base e quegli spazi “occupati” e sottratti alla mercificazione e gestiti dalle forze sociali e culturali del territorio. Così come luoghi della cultura e della produzione artistica devono diventare i tanti edifici pubblici “dismessi” e abbandonati. È compito delle amministrazione renderli realmente pubblici, cioè di tutti e trasformarli in laboratori, residenze, botteghe, luoghi di sperimentazione e creazione dati in gestione pubblica e trasparente.

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