L’unica certezza è che il Pd oggi voterà scheda bianca per le elezioni dei presidenti di Camera e Senato. La partita è tutta a destra, e i dem vogliono partire con un profilo istituzionale. Quanto alla vicepresidenze (quattro) che toccheranno alle opposizioni, ieri Letta nella riunione con i nuovi gruppi parlamentari Pd ha spiegato che «comincerà un negoziato nei prossimi giorni con gli altri gruppi parlamentari».

LA STRADA PARE GIÀ in salita. Matteo Renzi accusa il Pd di aver stretto un accordo con M5S per far fuori il terzo polo dagli incarichi più ambiti, che comprendono anche la guida dal Copasir e la Vigilanza Rai. «Hanno deciso di spartirsi tutti i ruoli di garanzia, creando una lesione istituzionale», attacca il leader di Italia Viva. «Renzi mette le mani avanti come al solito», replicano dal Nazareno. «Nessuna ferita istituzionale», spiegano alcuni parlamentari Pd. «Si tratta di rispettare le proporzioni fra gli eletti di Pd e M5s e quelli del Terzo polo. Iv e Azione possono puntare al questore della Camera o a un paio di segretari».

IN REALTÀ, COMPLICI anche le posizioni sulla guerra in Ucraina, i rapporti tra le opposizioni sono tutt’altro che buoni. «Abbiamo dei concorrenti che hanno fatto tutta la campagna elettorale contro di noi e non hanno alcuna intenzione di comporre un coordinamento con noi», ha detto Letta ai parlamentari. «Ma sono convinto che verrà di conseguenza, quando nascerà il governo tutti capiranno che è molto più importante fare una efficace opposizione che prendersela col Pd».

Il segretario uscente ha invitato la truppa dem a essere molto presente nelle aule anche perché «i margini della maggioranza in Senato non sono molto larghi, spesso tra loro ci saranno assenti». «Dobbiamo cambiare radicalmente modo di essere dentro il Parlamento, entrare nella mentalità dell’opposizione, e dobbiamo farlo subito».

Come farla? «All’inizio le soddisfazioni saranno scarse, tendenzialmente perderemo su tutti i voti che faremo e le nostre proposte saranno rigettate», ha spiegato Letta. «I grandi risultati ci saranno se saremo uniti e costruiremo bene il nostro percorso di opposizione. E allora la maggioranza si sfalderà, dovranno fare i conti con la realtà». «È il governo più di destra che l’Italia abbia mai avuto», ha aggiunto il segretario. «Ci dobbiamo prendere l’impegno di farlo durare il meno possibile. Dobbiamo fare tra noi un giuramento per questo, qui, oggi».

PRIMO BANCO DI PROVA la legge di Bilancio: «Avrà tempi strettissimi e sarà delicatissima, in un contesto molto difficile per il Paese. Noi dovremo essere attenti in questi primi mesi, con la testa completamente focalizzata su questo tema».

Tra lunedì e martedì ci sarà la scelta dei capigruppo dei vati partiti. Letta ha ribadito la sua convinzione di dover eleggere due donne come risposta al «grave vulnus» di aver eletto solo il 30% di donne. «Serve un riequilibrio». La prima ipotesi è confermare le attuali capigruppo Serracchiani e Malpezzi alla Camera e al Senato, in attesa del congresso che si chiuderà a marzo. Ma nei gruppi, che sono molto cambiati e dove gli ex renziani contano molto meno, si respira una certa insofferenza. Anche per il diktat di dover eleggere due donne, «le liste le ha fatte Letta e ora è inutile che si lamenti se ci sono poche donne», sospirano.

IN ALTERNATIVA ALLE DUE uscenti, si ragiona su Anna Ascani alla Camera e sul tandem della sinistra interna Valeria Valente e Anna Rossomando per il Senato. Quanto alle vicepresidenze delle Camere, a Montecitorio si fa il nome di Nicola Zingaretti (o Serracchiani), a Palazzo Madama circola quello di Dario Franceschini (oppure Rossomando). In quota M5S toccherebbe all’ex ministro Stefano Patuanelli. Quanto al Copasir, se la giocano i due dem Lorenzo Guerini e Enrico Borghi.

«Per gli incarichi tra noi ci saranno scontenti, ma non ci saranno imposizioni dalle correnti», ha assicurato Letta. E  ha annunciato che la prossima direzione che farà partire il meccanismo del congresso sarà intorno al 21-22 ottobre. «Un congresso vincente è quello in cui non si sa all’inizio chi lo vince, che appassiona gli italiani e scioglie tutti i nodi politici».