Per il centrosinistra Genova è certamente la sfida più difficile delle comunali del 12 giugno. Per questo ieri Enrico Letta è tornato, insieme al ministro Andrea Orlando, nel capoluogo ligure per chiudere la campagna di Ariel Dello Strologo. «Lui è molto cresciuto, è un diesel, ha recuperato lo svantaggio iniziale. Ora serve la spinta per arrivare al secondo turno e giocarsi la partita per vincerla», dice Letta.

Il leader Pd, insolitamente, ha indossato i guantoni contro il sindaco uscente di centrodestra Marco Bucci. E su un tema delicato come la ricostruzione del ponte Morandi, ora San Giorgio. «Il successo di Bucci è legato solo alla visibilità ricevuta per scelte e impegni nazionali, in un quadro di straordinarietà», ha detto al Secolo XIX. «Il “modello Genova” non è una sua specificità ma il prodotto di scelte nazionali. La ricostruzione del ponte è stata possibile grazie all’impegno del governo Conte».

Il sindaco l’ha presa male: «Letta chieda scusa alla città, ha detto cose che consideriamo assolutamente vergognose: il Pd è stato il partito più numeroso che ha votato contro il decreto Genova e ora vuole anche assumersi il merito di aver fatto il lavoro».

Letta non si è scusato affatto: «Uno dei miei limiti è essere sempre troppo educato, qualche volta invece serve un calcio negli stinchi: Bucci ha perso la testa per una critica, forse da manager i suoi sottoposti non potevano dire nulla, ma un politico le critiche le deve accettare, mi stupisce questo suo nervosismo». E ancora: «Bucci da sindaco ha beneficiato del più grande investimento che si sia mai fatto su una città italiana, dirlo non è un insulto».

E il decreto? «Non lo votammo perché conteneva il condono edilizio per Ischia. Ma anche Forza Italia che sostiene Bucci non lo votò», spiega il segretario del Pd. Che attacca ancora: «Bucci si rivolge solo ai genovesi che ce la fanno, non conosce la politica fatta guardando le persone negli occhi e ascoltandole. Gli converrebbe prendersi meno sul serio e scendere sulla terra».

Poi un siparietto con Dello Strologo: «Caro Ariel, vorrei dirti di stare sereno perché hai fatto un’ottima campagna…». Risate in piazza. «Ma non porta bene, meglio che ti dica di stare tranquillo».

E il candidato: «Ci siamo ispirati a Pertini e Berlinguer, casa per casa. Abbiamo spiegato alle persone che se ci eravamo dimenticati di loro, beh, quella stagione è finita. Siamo andati nei quartieri più difficili, a parlare con gli anziani che si sentivano più soli. Bucci ha abbandonato più di mezza città, un quinto dei cittadini è sulla soglia di povertà e non c’è neppure un assessore ai servizi sociali. Per noi l’obiettivo è convincere queste persone che vale la pena di tornare a votare: se ci riusciamo arrivare al ballottaggio è più che una speranza».