Internazionale

«L’esercito israeliano ha preso di mira il giornalista Abdallah»

Ottobre 2023, la protesta dei giornalisti libanesi per l’uccisione di Issam Abdallah Ap/Hassan AmmarOttobre 2023, la protesta dei giornalisti libanesi per l’uccisione di Issam Abdallah – Ap/Hassan Ammar

Medio Oriente Il rapporto di Reuters e della olandese Tno sull'uccisione del reporter libanese, lo scorso ottobre. Secondo l'intelligence statunitense, Israele si sta preparando a espandere le operazioni militari in Libano

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 8 marzo 2024

La Netherlands Organisation for Applied Scientific Research (Tno) ha pubblicato ieri il report commissionato dall’agenzia Reuters sull’uccisione del giornalista libanese Issam Abdallah il 13 ottobre scorso da parte dell’esercito israeliano.

Abdallah, 37 anni, cameraman di Reuters, si trovava ad Alma el-Shaeb, villaggio libanese al confine con Israele, assieme ad altri sei colleghi di Reuters, Al Jazeera e Afp all’interno della Linea Blu, in una zona non colpita precedentemente. Tutti indossavano giubbotto e casco con la scritta Press, ben visibile anche sul veicolo con cui si erano recati sul posto. L’attacco è avvenuto alle 18.02, appena prima del tramonto, quando la zona era ancora illuminata dalla luce del giorno.

Il report ha chiarito le dinamiche: «Lo scenario probabile è che un carro armato Merkava, dopo aver lanciato due serie di colpi, abbia usato una mitragliatrice in direzione dei giornalisti». I primi due attacchi sono avvenuti a distanza di trenta secondi, il terzo a un minuto dal secondo. Abdallah è stato ucciso nella prima serie, la fotografa di Afp Christina Assi è rimasta gravemente ferita, mentre gli altri cinque sono stati feriti in maniera più lieve.

IL FRONTE israelo-libanese è incandescente. Dopo un periodo iniziale di relativo contenimento, durato fino alla fine del 2023, il conflitto tra l’esercito israeliano e Hezbollah è entrato in una nuova fase più acuta e pericolosa. Una serie di attacchi mirati – il primo, in cui sono stati uccisi il numero due di Hamas, Saleh Aruri, e altri sei quadri, a Beirut il 2 gennaio – è stata messa a segno da Israele in pieno territorio libanese, ben oltre i pochi chilometri che da un lato e dall’altro del confine rappresentavano la zona di guerra all’interno di regole informali d’ingaggio fino a quel momento rispettate.

Baalbek, Nabatieh, tre attacchi a Sidone: tutto il Libano è ormai nel mirino di droni e caccia israeliani, che volano a bassa quota per far sentire la propria presenza. Anche Hezbollah ha intensificato gli attacchi in territorio israeliano e da poche settimane usa la contraerea.

Secondo la Cnn, l’amministrazione e l’intelligence americane, Israele si starebbe preparando a estendere il conflitto su scala ancora più larga in Libano a fine primavera o a inizio estate, se Hezbollah non dovesse ritirarsi dal confine in breve tempo. Israele contesta al Partito di Dio di non rispettare la risoluzione 1701 del 2006 (dopo la guerra del Tammus e l’invasione israeliana del Libano) perché non si disarma e non si ritira oltre il fiume Litani, la demarcazione della Linea Blu che dovrebbe essere sorvegliata dalle forze Unifil. Hezbollah ritiene invece Israele responsabile di non essersi ritirato dalle Fattorie Sheba’a occupate dal 1967, rendendo di fatto nulla la risoluzione.

GLI SFOLLATI sono circa 100mila da una parte e 100mila dall’altra. I civili vittime del conflitto sono una sessantina in Libano e una decina in Israele. 235 miliziani di Hezbollah e 14 soldati dell’esercito israeliano sono morti dall’8 ottobre, quando si è aperto questo fronte. Hezbollah ha più volte sottolineato che fermerà gli attacchi nel momento in cui l’offensiva israeliana a Gaza finirà a meno che Israele non continui a bombardare il Libano.

La diplomazia internazionale è impegnata per evitare un’ulteriore escalation. L’inviato americano Hochstein, in visita questa settimana in Libano, ha fatto notare che «una tregua a Gaza non si estenderà automaticamente» al Libano e che è quindi necessaria una soluzione diplomatica. Soluzione che, al momento, non pare essere presa in considerazione né da Israele, né da Hezbollah.

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