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Al via la guerra totale, gli israeliani con Netanyahu

Benyamin Netanyahu con Gideon SaarBenyamin Netanyahu con Gideon Saar – Ap

Israele/Libano Il premier prima dell'avanzata dei mezzi corazzati ha rafforzato il suo governo con l'ingresso nella maggioranza dell'ex rivale Gideon Saar

Pubblicato circa 4 ore faEdizione del 1 ottobre 2024
Michele GiorgioGERUSALEMME

«Sono al corrente delle notizie e vorrei che si fermassero», ha risposto Joe Biden ai giornalisti che ieri lo incalzavano sull’imminente invasione israeliana del Libano del sud. Il presidente americano sa benissimo che l’attacco israeliano è già cominciato. E se nell’anno passato si è impegnato, ma solo a parole, a fermare o a contenere l’escalation israeliana contro i palestinesi a Gaza, ora non muoverà un dito per impedire la nuova guerra. Ieri sera il Dipartimento di Stato ha annunciato che Israele «sta compiendo “al momento operazioni terrestri limitate” in Libano».

WASHINGTON HA APPLAUDITO all’uccisione da parte di Israele del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah. Non solo, Biden si è detto pronto a proteggere Israele di fronte a una possibile risposta dell’Iran all’offensiva di Tel Aviv nel paese dei cedri. Oltre alle bombe, il Pentagono ha annunciato l’invio di cacciabombardieri e di migliaia di soldati in Medio Oriente per difendere lo Stato ebraico se necessario e gli interessi degli Stati uniti nella regione.

Benyamin Netanyahu non è mai stato tanto forte come nell’ultimo anno, con l’America dalla sua parte pronta a fornire le bombe che hanno già colpito senza sosta prima i palestinesi di Gaza e poi i libanesi. «Stiamo facendo il lavoro che il popolo di Israele e generazioni di israeliani si aspettano», ha detto il premier reso più forte dall’ingresso nella maggioranza del partito di destra guidato da Gideon Saar. Israele, ha aggiunto, sta vivendo «giorni di successi storici, ma anche grandi sfide che ci attendono ancora».

POCO DOPO L’ESERCITO ha rilasciato un breve comunicato insieme a una foto di carri armati per confermare l’avvio della «limitata operazione di terra» di cui si parla da giorni: «Rafforzate le difese e preparatevi per le prossime fasi della battaglia. Il comandante del Comando settentrionale ha approvato i piani e svolto un esame della situazione». Israele usa per i suoi fini la risoluzione 1701 dell’Onu, secondo cui le forze di Hezbollah nel Libano meridionale devono essere arretrate al fiume Litani, a circa 30 km dal confine. Su questo punto il ministro degli esteri Katz è stato categorico.

Il Libano forse è solo il secondo tassello, dopo Gaza, dell’operazione «Nuovo Ordine» lanciata da Israele che, nelle intenzioni di Netanyahu e del suo governo, dovrà mutare gli equilibri strategici regionali a favore di Israele e mettere fine alle ambizioni dell’Iran.

Netanyahu ieri si è addirittura rivolto ai cittadini iraniani proponendosi nell’improbabile ruolo di «liberatore». «Il popolo iraniano deve sapere che Israele è al suo fianco, i nostri due antichi popoli, quello ebraico e quello persiano, torneranno presto a vivere in pace», ha affermato lasciando intendere che Israele potrebbe intervenire per innescare un «cambio di regime» a Teheran.

L’INVASIONE e la rioccupazione di porzioni più o meno ampie del Libano del sud non sarà una passeggiata per Israele. Hezbollah ha subito colpi tremendi, con perdite gravi di uomini e armi.

Allo stesso tempo, stando alle notizie che filtrano da Beirut, sta cercando di chiudere le falle che si sono aperte nel suo sistema di sicurezza e di comunicazione per poter andare allo scontro armato in condizione di minore debolezza. In ogni caso i suoi combattenti venderanno cara la pelle, così come fecero nel 2006, causando gravi perdite all’esercito israeliano.

Incoraggiato dall’assassinio «mirato» di Hassan Nasrallah e da quello, a fine luglio, del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, Netanyahu viaggia a gonfie vele all’interno del paese.

GLI ISRAELIANI non dimenticano le sue responsabilità nel fallimento del 7 ottobre, ma ora, dopo l’uccisione di Nasrallah, lo guardano con altri occhi. E aver portato nella coalizione Gideon Saar, ben considerato dagli elettori di destra, lo aiuta a recuperare ulteriormente la credibilità perduta un anno fa. Secondo un sondaggio, il 43% degli israeliani giudica «buona» la sua condotta della guerra: dieci giorni fa erano il 35%.

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