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Leonardo e Rheinmetall, grossi affari con i cingoli sull’asse Roma-Berlino

Leonardo e Rheinmetall, grossi affari con i cingoli sull’asse Roma-BerlinoArmin Papperger, ceo di Rheinmetall, con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il minsistro degli Esteri Boris Pistorius – Ap

Corsa al riarmo Dalla joint venture tra Leonardo e la tedesca Rheinmetall nasce il «nuovo player nella produzione europea dei sistemi di difesa terrestre». Obiettivo, costruire e soprattutto vendere a quanti più governi possibili tank e blindati di nuova generazione

Pubblicato 18 minuti faEdizione del 16 ottobre 2024

Era tutto previsto nel memorandum d’intesa firmato a luglio dai due colossi dell’industria bellica, a cominciare dai mostruosi guadagni, ma da ieri l’asse Roma-Berlino per produrre i carri armati di ultima generazione è una partnership ufficiale.

Nasce la joint-venture paritetica fra la tedesca Rheinmetall e l’italiana Leonardo, ovvero «il nuovo player nella produzione europea dei sistemi di difesa terrestre» come sottolinea la nota congiunta firmata dai due amministratori delegati, Armin Papperger e Roberto Cingolani.

Target dichiarato della società battezzata “Leonardo Rheinmetall Military Vehicles” (Lrmv) che verrà materialmente costituita a Roma entro marzo del 2025 con sede operativa a La Spezia: costruire e soprattutto vendere a più governi possibili il futuro “Main Battle Tank” (Mbt) destinato rimpiazzare gli attuali mezzi corazzati negli eserciti Nato.

Con la corsa al riarmo cospicuamente finanziata da tutti gli Stati Ue e l’assicurazione della Commissione di Bruxelles sull’assenza di qualunque tetto di spesa nel settore Difesa, il mercato per l’impresa italo-tedesca è così promettente che Papperger e Cingolani prevedono di mettere inizialmente sulla catena di montaggio ben 280 Mbt.

Eppure nel core-business di Lrmv non ci saranno solo i tank; il vero affare d’oro altrettanto garantito dal fiume di denaro pubblico è la montagna di “Armored Infantry Combat System” (Aics) da fabbricare nei prossimi 10 anni: i blindati per la fanteria tornati a svolgere un ruolo-chiave al punto che Rheinmetall e Leonardo stimano di costruirne almeno 1.000.

Mentre l’Mbt sarà una derivazione migliorata dell’attuale tank “Panther KF-51” di Rheinmetall, l’Aics sarà una filiazione del “Lynx”, altro prodotto made in Germany. Di tricolore oltre al 60% delle attività da svolgere negli stabilimenti nazionali di Leonardo «incluso integrazione, test di omologazione, consegna e logistica», c’è anzitutto il cliente di lancio.

Sarà proprio l’esercito italiano, dotato di fondi extra rispetto al budget ordinario per riammodernare l’equipaggiamento; nel caso dei tank attualmente ridotto sotto il livello operativo vista l’impossibilità di impiegare l’inservibile “Ariete”, già obsoleto quando entrò in servizio nel 1995 ed emblematico del fallimento industriale targato Fiat-Iveco e Oto-Melara, a proposito di affari con i cingoli.

«Si tratta di un passo significativo verso la creazione del sistema di difesa europeo basato su piattaforme condivise. Rheinmetall e Leonardo puntano a sviluppare tecnologie all’avanguardia in grado di competere a livello internazionale» sottolinea Cingolani. Mentre Papperger festeggia pure di più. Grazie a Lrmv Rheinmetall consolida la presenza nel Paese sempre più fucina delle sue armi: già oggi l’impresa tedesca opera in Italia con tre marchi e un totale di 1.500 dipendenti nelle cinque fabbriche nazionali. Oltre al business dei nuovi tank, l’Italia per Rheinmetall allo stato attuale significa 1 miliardo di euro di vendite.

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