Europa

L’editore impone il direttore di destra: Journal du Dimanche in sciopero

Redattori in fuga Il miliardario Vincent Bolloré, cattolico tradizionalista, ha creato un impero

Pubblicato più di un anno faEdizione del 29 giugno 2023

La redazione del Journal du Dimanche ha riconfermato lo sciopero, che ormai dura da una settimana e ha già impedito l’uscita in edicola domenica scorsa del settimanale che graficamente sembra un quotidiano: i giornalisti lottano per salvare l’identità della pubblicazione, che sta per entrare nella galassia del miliardario molto a destra Vincent Bolloré e che vuole imporre alla direzione il giovane Jeoffroy Lejeune, che viene da Valeurs actuelles, un settimanale di estrema destra che ha sostenuto la candidatura di Eric Zemmour all’ultima presidenziale. La Commissione europea ha dato il via libera, con qualche condizione, alla conquista definitiva da parte di Bolloré del gruppo Lagardère, di cui fa parte il JDD con Paris-Match. Bolloré, con l’imposizione di Lejeune riproduce i meccanismi che nel recente passato hanno portato alla svolta a destra tutta, prima della tv iTélé (del gruppo Canal, fagocitato da Bolloré), diventata Cnews, una specie di Fox News, e più recentemente della radio Europe 1.

«Non distruggiamo le redazioni – si è giustificato Bolloré di fronte a una commissione parlamentare – la gente se ne va di propria volontà e noi ricostruiamo con altre persone». Vengono sostituiti i dirigenti e abolite le inchieste imbarazzanti.

Difatti, al JDD molti giornalisti starebbero per andarsene. Una tribuna stampa, firmata da più di 650 personalità (tra cui l’ex primo ministro Lionel Jospin) denuncia: «Il JDD non può diventare un giornale al servizio delle idee di estrema destra». Lejeune è stato condannato per «ingiurie pubbliche» a causa di un articolo su una deputata della France Insoumise, Danièle Obono, rappresentata in catene, come una schiava. Martedì sera a Parigi c’è stata una serata di sostegno alla redazione, al Théâtre Libre, organizzata da Reporters sans frontières, contro l’assalto di Bolloré e l’imposizione di «valori in contraddizione con quelli del giornale», per il Sindacato dei giornalisti. Anche la ministra della cultura, Rima Abdul-Malak, ha espresso preoccupazione per questa concentrazione e il mondo dell’informazione attende una data sulla convocazione degli Stati generali dell’informazione, una promessa di Macron alle ultime presidenziali, con l’obiettivo di garantire l’indipendenza delle redazioni, anche generalizzando l’approvazione della direzione dei giornali da parte dei giornalisti.

Vincent Bolloré, cattolico tradizionalista, ha creato un impero che pesa miliardi partendo da una cartiera familiare in Bretagna, che fabbricava carta per sigarette. Ha investito nei trasporti e nella logistica, soprattutto in Africa dove ha posseduto reti ferroviarie e porti, che ha venduto di recente al gigante Msc. Per concentrarsi sull’editoria e i media: possiede Havas, con l’istituto di sondaggi Csa, il gruppo Canal, con Cnews, Prima (Géo, Voici, Capital ecc.), nell’editoria Editis e Hachette, cioè il terzo editore mondiale, 70% della scolastica, più del 50% dei tascabili, grossi nomi come Fayard, Plon, Grasset, La Découverte. Possiede i videogiochi Gameloft, la piattaforma Dailymotion, la sala di spettacolo Olympia. In Africa è stato condannato a pagare una multa di 12 milioni di euro per corruzione, e anche in Italia, dove ha partecipazioni in Telecom e Mediaset, ha avuto a che fare con il tribunale di Milano.

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