Ho preso il solenne impregno con me stesso che non mi sarei più occupato di elezioni dopo il fallimento del tentativo del Brancaccio- sembra un secolo fa- in cui collaborai con Falcone e Montanari per costruire una lista che tenesse insieme la sinistra sociale e la sinistra politica. E dovetti prendere atto che il momento peggiore per provarci sono le scadenze elettorali, in cui l’autoreferenzialità della politica dei partiti raggiunge i suoi vertici. Cosa del resto confermata da tutte le elezioni successive.

D’altra parte la grande manifestazione per la pace dello scorso 5 novembre mi ha reso evidente che il sociale- dalla Cgil, alle comunità di base laiche e cattoliche- è in grado di fare politica seriamente, più e meglio dei partiti.
MA LA SITUAZIONE della città in cui sono nato, Sarzana, alla vigilia delle elezioni della prossima primavera, mi spinge a fare una eccezione a questo mio impegno. Sento di doverlo alla storia di Sarzana. Dove nel 1921 carabinieri e popolo uniti respinsero l’attacco fascista al comune socialista, e sento di doverlo a mio padre, che di Sarzana fu sindaco dalla liberazione al 1972. A Sarzana il Pci ebbe per lunghi anni, alleato con il Psi, una maggioranza schiacciante. Non mi fa dormire la notte il pensiero che oggi a Sarzana governa la destra. Non è il caso che vi racconti come la sinistra politicante ha disperso negli anni il suo patrimonio.

Non è poi diverso da tanti altri in cui l’arroganza del potere, il blocco della decisione politica in circoli sempre più ristretti, tra l’altro spesso in lotta far loro, la mescolanza tra politica e affari, ha fatto perdere ogni rapporto con le persone, soprattutto giovani, che facevano, che fanno politica per affermare valori ed idee, e non semplicemente per investire su se stessi.
PER CUI È CON GRANDE piacere e con qualche speranza che ho letto l’appello di oltre duecento giovani under 35, tanti davvero in una città di 15.000 abitanti, che si propongono di impegnarsi per ridare senso e valore alla politica, di riunificare la sinistra a partire da un programma preciso, con al centro l’ambiente, l’inclusione sociale, la lotta alle diseguaglianze, una progettazione del futuro che faccia tesoro del meglio della storia della loro città. Hanno espresso persino un possibile candidato. Un giovane di 29 anni che politica l’ha fatta con Libera, a livello locale e in giro per l’Italia là dove era più urgente la necessità dell’impegno per contrastare la camorra e la mafia, impegnandosi al contempo per superare le situazioni di marginalità sociale e culturale.

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Mi sarei aspettato che il Pd, a proposito di un radicale rinnovamento, e i 5Stelle che parlano di unità sui programmi e su persone nuove, assumessero questa proposta con tutta l’attenzione che merita. 200 giovani appassionati e consapevoli, disposti ad un impegno in prima persona, dovrebbero essere considerati grasso che cola da una politica che volesse davvero ripensare se stessa, la propria identità, la propria missione.
INVECE IL PD DISCUTE se ricandidare il sindaco di 20 anni fa, già assessore regionale nella non cero esaltante giunta ligure di Burlando, l’ultima prima che anche lì vincesse la destra, mentre i 5Stelle sembrano orientati a presentarsi da soli, cosa più che giustificata se il Pd scegliesse quel candidato, ma incomprensibile se riuscissero ad affermarsi le idee e le persone proposte dai giovani. E aprendo di fatto in questo modo, Pd e 5Stelle, la strada ad un’altra vittoria delle destra.

Per lo meno a Sarzana il Pd potrebbe evitare l’assurdo spettacolo di un gruppo dirigente, che invece di prendere atto del proprio fallimento complessivo, si divide per uomini e filiere, in cui ciascuno salva se stesso dando la responsabilità agli altri della sconfitta. In un tragicomico teatrino in cui i candidati rifondatori hanno la stessa faccia degli affondatori. Rimandando probabilmente a mai più una discussione vera su se stessi, e sulla responsabilità collettiva nel disastro, da cui nessuno può tirarsi fuori.
NELLA MIA VITA POLITICA mi sono quasi sempre trovato in minoranza. Nei Ds, nel Pd fina quando non me ne sono andato perché incompatibile con Renzi e col renzismo dilagante, e persino in Sinistra Italiana, e tuttavia mi sento corresponsabile, in Italia come a Sarzana, di una cosa che avrebbe reso ancora più angosciante gli ultimi anni di vita di mio padre, morto nel 2011 a 98 anni, di vedere cioè i post fascisti al governo dell’Italia e della nostra città.

Renzo Guccinelli, il candidato verso cui il Pd sembra orientarsi, non è stato fra i peggiori di quelli che hanno contribuito a disperdere il grande patrimonio di cultura e di lotta della mia città. E’ stato anzi un buon sindaco. E tuttavia non può non sentirsi anche lui, come me, fra i responsabili del disastro. Si faccia nobilmente da parte. Lasci siano nuovi quelli che provano a ridare senso all’azione politica ed amministrativa. Sono disposto a dargli lo spazio che merita in una associazione che mi propongo di fondare, simile a quella degli “alcoolisti anonimi”, che si propone di mostrare agli intossicati della politica politicata che ci sono tanti altri modi per vivere bene e persino per fare politica.