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Le tre sinistre diverse con il fondato rischio di scomparire

Le tre sinistre diverse con il fondato rischio di scomparire – Antony Gormley, Lost Horizon

Sinistra Il quadro della sinistra italiana è quello di un «non più e non ancora». I partiti si sono dimostrati incapaci di durata e di consenso. Ma nessuno ha la forza di sostituirli

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 29 novembre 2018

Il minimo che si possa dire è che le alleanze elettoralistiche non funzionano. Attualmente si intravedono tre sinistre: quella di De Magistris, quella di Potere al popolo e una nuova sinistra populista e patriottica, organizzata attorno a gruppi come Senso Comune e Patria e Costituzione. Tre sinistre diverse che hanno, al momento, una forza organizzativa decrescente dalla prima alla terza.

Per quanto riguarda l’area di de Magistris ci sarà, come nel 2014, un riavvicinamento tra Rifondazione e Sinistra italiana, a cui parteciperanno altre organizzazioni. Niente di nuovo rispetto a quanto si è visto negli ultimi dieci anni, tranne un elemento: Luigi de Magistris, che dovrebbe guidare la lista per le europee, pur non candidandosi in prima persona, come ha comunicato di recente. Le sinistre che fuori dall’Italia hanno avuto recentemente successi elettorali, hanno contato su alcune di queste condizioni: una grande mobilitazione sociale; una forte presenza mediatica; una leadership nota e autorevole; la concomitanza tra una crisi economica e una crisi politica; una rete di militanza fatta soprattutto di nuovi attivisti. L’aggregazione che dovrebbe unirsi attorno a De Magistris punterà quasi tutto su una di queste condizioni: il carisma del leader. E in parte su una seconda: la rete di militanza e attivismo.

De Magistris è sicuramente, nel panorama attuale della sinistra, l’unico leader dotato di un carisma personale. A fianco di questa ‘risorsa’ si intravedono però alcuni problemi. Il sindaco di Napoli ha ben presente che una sua lista non potrebbe presentarsi come l’ennesima riedizione di un’alleanza tra sinistre sconfitte.

Dovrà quindi caratterizzarla come ‘nuova’. Per farlo dovrà ridurre la visibilità dei partiti che la costituiscono. Questi partiti però metteranno a disposizione le risorse, le sedi e i militanti per raccogliere le firme e fare campagna elettorale. In secondo luogo, sarà una lista costituita da organizzazioni competitive tra loro.

L’unico modo per farle coesistere è che deleghino gran parte del potere decisionale al leader. Forse il meccanismo può reggere fino alle elezioni. Dopo, i partiti che hanno reso possibile la partecipazione alle elezioni chiederanno conto del loro ‘occultamento’, con conseguenti conflitti. Ci sarà poi l’eterna questione: si tratta di una lista elettorale o di un nuovo soggetto politico? I partiti resisteranno alla seconda opzione, Sinistra italiana già si sottrae all’ipotesi.

Veniamo alla seconda sinistra. Potere al popolo è diventato un soggetto autonomo, eleggendo i propri dirigenti con una piattaforma web. Ha accelerato sull’elemento dell’innovazione e dell’autonomia (essere una forza nuova costituita da persone attive nella militanza sociale, senza partiti), portando all’uscita di Rifondazione. PaP è poco assimilabile ai partiti che costellano la galassia dei comunismi italiani. È una forza intermedia tra ‘tradizione e innovazione’: innovativa nell’organizzazione, usa linguaggi e pratiche tradizionali della sinistra antagonista, rivolgendosi soprattutto a un’area militante. Probabilmente non farà parte dell’esperienza di De Magistris, e forse non ha ancora la forza per presentarsi da sola alle elezioni. Tuttavia è una realtà: la sua portavoce è spesso in televisione e PaP è rilevata nei sondaggi, seppure senza una crescita significativa rispetto alle elezioni.

C’è infine la terza sinistra, quella per ora più piccola e che non si è ancora sperimentata sul piano elettorale. Senso Comune è una realtà nata due anni fa e presente per ora soprattutto in rete, che cerca di costruire in Italia una forza di ‘populismo democratico’, pensando soprattutto all’esempio di Podemos. Molto polemica con la sinistra italiana, vorrebbe costituire una forza radicalmente innovativa in termini di linguaggi, organizzazione e prassi. Ultimamente si è avvicinata a Patria e Costituzione di Fassina, che basa il suo discorso sulla frattura Europa/nazione.

Il quadro complessivo della sinistra italiana è quello di un “non più e non ancora”. I vecchi partiti (tutti nati dalla diaspora di Rifondazione), si sono dimostrati incapaci di costruire progetti duraturi e di consenso. Ma nessuno ha ancora la forza di sostituirli. La partita sta tutta in questo intermezzo.

L’evoluzione politica italiana cominciata con la Seconda repubblica è riassumibile in una parola: americanizzazione. Se in questo “non più e non ancora” nessun progetto riuscirà a emergere, l’americanizzazione potrebbe compiersi e la sinistra radicale potrebbe sparire o essere assorbita da un Pd dotato di nuove leadership. Ma un progetto forte e autonomo della sinistra potrà emergere solo se garantirà due cose: innovazione radicale e continuità nel tempo.

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