Europa

Le trattative a destra di Le Pen, Macron azzoppato: l’incertezza francese

Marine Le Pen (Ap)Marine Le Pen – Ap

Francia Preoccupano lo shock della borsa e l'indebitamento di Parigi. Non si parla di Europa nella campagna-blitz per il voto del 30 giugno e del 7 luglio. Il “blocco nazionale” già mostra le sue miserie: Ciotti indagato

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 18 giugno 2024

Il terremoto francese è solo all’inizio, dopo le prime due grosse scosse – l’esito delle europee con l’estrema destra che sfiora il 40% e l’azzardo di Macron di convocare nell’immediato elezioni anticipate a ridosso dei Giochi Olimpici – sono attese repliche ancora più potenti, in un effetto domino che può essere devastante. Nella campagna per le europee, in Francia si è parlato poco di Europa e molto di questioni nazionali. Di Europa si parla ancora meno nella campagna-blitz per il voto del 30 giugno e del 7 luglio. Ma l’esito delle elezioni francesi avrà un forte impatto anche nella Ue.

La Francia è la seconda potenza industriale del blocco, l’asse franco-tedesco, benché indebolito dal tandem Macron-Scholz, è da sempre un pilastro del funzionamento della Ue. La Francia è ormai l’unico paese Ue membro permanente del Consiglio di sicurezza, potenza nucleare. La guerra è tornata in Europa, con l’aggressione russa dell’Ucraina e il Medioriente vicino è in fiamme, mentre in Europa vivono grosse comunità che hanno relazioni con quella zona. Le relazioni geopolitiche mondiali si stanno ridefinendo, la Cina preme, tra qualche mese gli Usa possono ricadere sotto l’incertezza di una nuova presidente Trump.

Emmanuel Macron è arrivato ieri a Bruxelles per l’incontro con i partner Ue che deve affrontare la questione dei top jobs. Malgrado l’atteggiamento che non fa trasparire l’insicurezza, il presidente francese è immensamente indebolito. L’azzardo delle elezioni anticipate potrebbe essere la replica della scommessa – tragicamente persa – di David Cameron nel 2015, che ha convocato il referendum che si è concluso con il Brexit nel 2016. Non c’è più spazio per le idee spiazzanti, nel 2019 era stato Macron a proporre il nome di von der Leyen al posto dello sbiadito spitzenkandidat del Ppe, Manfred Weber. Il voto europeo, in generale, anche se ha fatto scivolare l’asse più a destra, è rimasto più o meno stabile: almeno sulla carta, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, potrebbe venire riconfermata e le altre cariche (presidenze del Consiglio e dell’Europarlamento, Alto rappresentante della politica estera) sono in via di negoziazione a partire dalla coalizione più forte, Ppe-S&D-Renew, con possibili aggregazioni (Verdi).

L’estrema destra Ecr preme per entrare nel gioco, guidata da Giorgia Meloni, Viktor Orbán potrebbe entrare nel gruppo, ci sono trattative con Marine Le Pen. Cosa succederà se da Parigi ci saranno manovre della nuova leader politica per ora nel back office, Marine Le Pen? Il giovanotto Jordan Bardella, che potrebbe diventare primo ministro, non si avventura troppo su questo terreno. Il programma del Rassemblement resta vago. Ma ci sono elementi che preoccupano i partner: il Rn è favorevole all’inversione della priorità delle leggi, prima quelle nazionali, le norme europee solo in secondo piano, se e quando fanno comodo. Vuole abbassare il contributo francese alla Ue, uscire dal mercato comune dell’energia. Fino a non molto tempo fa era per l’uscita dall’euro, sull’Ucraina i suoi europarlamentari hanno votato contro o si sono astenuti, la vicinanza con la Russia di Putin è segnata da un prestito di 9 milioni di euro di una banca russo-ceca del 2014, che il Rn assicura di aver restituito, ma che allora era valso un complimento del Cremlino: «Ringraziamo Marine Le Pen per l’appoggio sulla Crimea», presa a Kyiv.

La prospettiva dell’incertezza ha già fatto cadere la Borsa (meno 6,5% in pochi giorni, bruciati tutti i guadagni dall’inizio dell’anno), lo spread del grosso debito francese – più di 3mila miliardi, 114% del Pil – in pochi giorni è già salito di 300 punti rispetto a quello tedesco. Bruxelles teme il “contagio”, come ai tempi della crisi del debito del 2011: questa volta non è la Grecia ma la Francia, che rischia di scatenare una crisi dell’euro. La Bce è «attenta» avverte Christine Lagarde. Il programma Rn, per quello che si sa, propone tagli alle tasse, protezionismo e tanta demagogia, la «fiera della salsiccia» riassume Macron.

Bardella, la Liz Truss francese? Due anni fa, l’avventurismo dell’effimera prima ministra britannica era durato qualche settimana. Marine Le Pen cerca di rassicurare: non chiedo le dimissioni di Macron, dice, per «rispettare le istituzioni non porto al caos nazionale». Mentre già l’alleanza delle destre, il “blocco nazionale” che potrebbe andare al potere, mostra le sue miserie: Eric Ciotti, presidente (?) di Les Républicains, contestato che si è alleato con Rn, è oggetto di una nuova inchiesta – la terza – per abuso di fondi pubblici.

Macron prima delle europee ha parlato di «pericolo mortale» per l’Europa: adesso l’affondo potrebbe venire dalla Francia, non solo nel caso di vittoria del Rassemblement ma anche se il risultato sarà l’incertezza, una maggioranza introvabile all’Assemblée nationale. Eppure il presidente sogna di unire le “razionalità”, una coalizione finora mai cercata (Renaissance non presenta candidati in 65 circoscrizioni, contro Ps o Lr).

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