Le spine di Schlein: dalle armi alla gpa i dem sono divisi
Politica Critiche alla segretaria dai riformisti dopo la sconfitta nelle città. Ma nessuna resa dei conti. Nervi tesi sulla maternità surrogata. Scintille tra Boccia e i lettiani sulle responsabilità della debacle nei ballottaggi
Politica Critiche alla segretaria dai riformisti dopo la sconfitta nelle città. Ma nessuna resa dei conti. Nervi tesi sulla maternità surrogata. Scintille tra Boccia e i lettiani sulle responsabilità della debacle nei ballottaggi
Nessuna resa dei conti o processo a Elly Schlein. Ma è evidente che la sconfitta alle comunali ha scosso il Pd. E che la cambiale in bianco che la segretaria aveva ottenuto dopo il successo alle primarie non è più tale.
La minoranza interna non ha scatenato l’attacco alla leader, ma i malumori aumentano, così come la richiesta di «maggiore pluralismo». Che in soldoni significa provare a condizionarne la linea in chiave più moderata. Lei ha annullato il viaggio previsto per ieri a Bruxelles, dove avrebbe dovuto incontrare la presidente del parlamento Metsola e il gruppo dem. E ha deciso di restare a Roma per gestire il contraccolpo del voto nelle città.
Agli europarlamentari incontrati via Zoom ha detto che «le comunali sono state una sconfitta ma ora bisogna guardare alle europee che saranno un banco di prova importante». Smentita dal Nazareno l’ipotesi di cambi in corsa nella squadra di governo del partito. I rumors riguardavano in particolare i responsabili enti locali e organizzazione, Davide Baruffi e Igor Taruffi, finiti sotto accusa per la sconfitta. Nel dettaglio l’accusa a Schlein è di aver costruito una squadra troppo emiliana. Ma, almeno per ora, il gruppo dirigente non si tocca. Scintille tra Francesco Boccia (che aveva assolto la leader ricordando che i candidati erano stati decisi dalla gestione Letta) e la portavoce dell’ex segretario che twitta: «Lo scaricabarile, vi prego, no. Letta le amministrative le ha stravinte per 2 anni di seguito. E quando ha perso le politiche non ha cercato alibi e non ha mai sparato contro nessuno del Pd».
Ieri gli eurodeputati hanno confermato all’unanimità Brando Benifei come capogruppo. Un segnale di distensione verso le minoranze, visto che lui al congresso aveva sostenuto Bonaccini. Ma dal gruppo sono arrivate critiche alla linea della leader, a partire da Elisabetta Gualmini, che in un’intervista ha accusato il suo partito di dire «no a tutto», dal taglio del cuneo fiscale al premierato. «Le nostre proposte non si capisce quali siano. Come si fa a convincere gli elettori?». Il ragionamento di Lorenzo Guerini è che «spostandosi a sinistra si regala il centro alla destra». Ieri lui, Castagnetti, Delrio e altri cattolici hanno partecipato a una riunione a Roma. «Nessuna nuova corrente», spiegano, ma il disagio verso la linea Schlein è palpabile. Alcuni di loro, insieme a Giorgio Gori e a Goffredo Bettini, hanno sottoscritto una petizione contro la maternità surrogata che invita il Parlamento ad un’azione a livello Ue e Onu per la messa al bando. Una mossa che arriva proprio nei giorni in cui i dem si stanno battendo per fermare la legge di Fdi per rendere la gpa reato universale.
Quanto alla decisione europea di finanziare le armi per Kiev con i fondi Pnrr e di coesione, Schlein ha proposto agli eurodeputati di sostenere gli emendamenti che negano quelle fonti di finanziamento . «Confermiamo la richiesta al governo di non usare le risorse europee per gli armamenti», dice Benifei. Alcuni deputati come Smeriglio e Bartolo sono contrari alla proposta del commissario Breton, altri come Gualmini e Picierno sono favorevoli. Schlein ha evitato di proporre la linea dell’astensione sul provvedimento (si vota domani), ma alla fine potrebbe prevalere il sì con libertà di dissenso.
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