Cosa significa leggere il fenomeno del suprematismo bianco e il suo radicamento nelle culture e nelle società occidentali come parte del «dominio economico-finanziario e politico-militare americano», o meglio come uno «dei sintomi più emblematici della crisi di questo dominio e, più in generale, della crisi del capitalismo globale»? Intorno a questa suggestiva interpretazione ruota l’analisi proposta da Alessandro Scassellati Sforzolini in Suprematismo bianco (DeriveApprodi, pp. 240, euro 20, postfazione di Aldo Bonomi).

Il volume passa in rassegna l’evoluzione storica, economico politica, culturale e ideologica del suprematismo bianco e il modo in cui ha caratterizzato le relazioni tra le società occidentali e il resto del mondo, per poi affrontare anche i rischi attuali che pongono, a partire dagli Stati Uniti, le nuove forme assunte da questo fenomeno.

IN PARTICOLARE, relativamente al caso americano, l’autore sottolinea come «l’eventuale vittoria dei repubblicani nel 2024 farebbe tornare al potere un partito che negli ultimi due decenni ha sposato apertamente molte delle tesi politico-ideologiche sostenute dai teorici e dai terroristi del suprematismo bianco». Una vittoria di Trump (o di un Trump 2.0) sarebbe perciò «una vittoria della fazione di estrema destra antidemocratica insurrezionalista che ha preso d’assalto il Congresso il 6 gennaio 2021. Sarebbe una vittoria per il razzismo e l’odio dei suprematisti bianchi».

SULLA SCORTA della lezione della Scuola di Francoforte intorno all’analisi della «personalità autoritaria», l’autore propone inoltre, tra i molti spunti inediti e stimolanti del volume, le riflessioni della politologa e psicologa Karen Stenner sulle «predisposizioni» all’intolleranza presenti in alcuni soggetti, ma che necessitano di uno stimolo esterno per trasformarsi in azioni.

Un «compito» assolto pienamente dalle forze della nuova destra suprematista – perfino da un miliardario come Trump che si presenta come un paladino della working class bianca – che «attivano» queste predisposizioni alla «reazione difensiva» (all’impulso politico proto-fascista) nella popolazione bianca, alimentando le paure collettive, agitando temi controversi come il razzismo, l’aborto, il controllo delle armi, l’immigrazione e la politica economica, e addossando a dei nemici deboli, come i migranti o le persone di colore, tutte le cause della mancata realizzazione delle promesse del neoliberismo. gu.ca.