Lavoro

Le non-risposte di Lollobrigida su caporalato e sfruttamento

Manifestazione di braccianti a LatinaManifestazione di braccianti a Latina – Andrea Sabbadini

Agricoltura Al question time al Senato il ministro cerca in ogni modo di non entrare nel merito delle interrogazioni delle dem Camusso e Furlan e di Naturale (M5s), accusando i precedenti governi per le dilaganti irregolarità nelle aziende e sorvolando sui 200 milioni del Pnrr che sono a disposizione per chiudere le baraccopoli

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 28 giugno 2024

Caporalato e sfruttamento? Tutta colpa dei precedenti governi. Sono state disarmanti le risposte del ministro Lollobrigida alle domande di Susanna Camusso, Annamaria Furlan e della pentastellata Gisella Naturale al question time di palazzo Madama, nella parte dedicata all’omicidio di Satnam Singh che ha gettato un fascio di luce sulle intollerabili condizioni di lavoro e di vita cui sono costretti migliaia e migliaia di lavoratori agricoli, sia migranti che italiani.

Le interrogazioni delle tre senatrici di Pd e M5s si sono basate sull’analisi fatta “sul campo” dalla Flai Cgil, che con il segretario generale Giovanni Mininni osserva come la legge Bossi Fini vada cancellata perché l’impostazione securitaria è stata un fallimento: “Solo il 20% di chi arriva con il decreto flussi ottiene un contratto regolare, l’altro 80% di migranti arrivati con il decreto, come Satnam, sono stati costretti a diventare fantasmi”. In parallelo la Flai ha chiesto una volta ancora di utilizzare “i 200 milioni del Pnrr destinati a cancellare quell’autentica vergogna italiana che sono gli ‘insediamenti informali’, baraccopoli senza alcun servizio a partire dall’acqua”.

Da Lollobrigida non è arrivata alcuna risposta sui 200 milioni, che pure sono a disposizione, per chiudere i ghetti. In compenso il ministro ha puntato l’indice sulla Rete del lavoro agricolo di qualità, prevista dalla legge 199 del 2016 – ma senza incentivi – per promuovere i comportamenti virtuosi delle aziende. “Non è stato uno strumento efficace”, ha sentenziato il ministro, che ne ha anticipato “una profonda revisione”.

Solo grazie alle insistenze di Camusso, Furlan e Naturale, Lollobrigida ha poi corretto un minimo il tiro: “Non ho pregiudiziali anche rispetto a fattori incentivanti, visto che la volontarietà della adesione alla Rete non ha portato da nessuna parte. Non so se la possibilità di un criterio di obbligatorietà sia recepibile dal nostro sistema, ma siamo pronti a discuterne”.

Per il resto, dal ministro dell’Agricoltura sono arrivati soltanto annunci, come quello di aumentare il numero degli ispettori per i controlli: “Sono mesi che presentiamo emendamenti perché siano assunti dagli enti preposti – ha replicato Furlan – ci sono delle proposte in commissione agricoltura, e ancora non vediamo risultati. Inoltre c’è bisogno di condizioni di vantaggio per le imprese che aderiscono alla Rete, e informare i consumatori di quelle che non aderiscono, perché sappiano come viene prodotto ciò che mangiano”.

“Lo sfruttamento in agricoltura è l’effetto della Bossi-Fini e dei decreti flussi che rendono i lavoratori ricattabili”, ha ricordato a sua volta Camusso a un Lollobrigida che cercava di non rispondere alle domande. “Occorre introdurre regole e forse l’obbligatorietà per l’ingresso delle imprese nella Rete – ha concluso la senatrice – e produrre indici di congruità per cui le aziende non possano più sottrarsi ai propri doveri. E i lavoratori che denunciano devono avere permesso di soggiorno e assistenza legale”.

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