«People before Profit – Tax the rich». A celebrare il rito della protesta del 7 dicembre c’erano una settantina di persone tra giovani attivisti del centro sociale Cantiere e sindacati di base. C’erano le bandiere della Cub, dell’Usb, di Adl Cobas, del collettivo studentesco Cambiare Rotta. Quelli di Adl Cobas e Usb hanno portato in piazza una tavolata solidale, menù a base di pasta e fagioli consegnata dai rider e raccolta firme per abbassare del 25% il costo dell’energia. A Milano richiesta rivolta al Comune che detiene il 25% delle azione della multiutility dell’energia A2A. «I sindacati e chi protesta per il caro vita hanno la mia solidarietà. Quello che si può fare lo faremo» ha promesso il sindaco Beppe Sala dentro al teatro. E a proposito della protesta: “Penso che sia giusto, questi momenti sono anche quelli in cui chi ha bisogno di farsi sentire lo deve fare».

ATTORNO alle 17.30 gli attivisti del Cantiere agitano un po’ le transenne che blindano completamente la piazza per farsi sentire di più. Vola qualche spintone con gli agenti in antisommossa. Urlano «Fuck austerity soldi subito» e «Reddito per tutti miseria per nessuno». A Ursula von der Leyen, presidente della commissione europea:«von der Leyen pagaci l’affitto». Dal piccolo impianto montato in piazza si alternano cori e interventi, tra cui insegnati precari, lavoratori della cultura e dei musei. Questa Prima della Scala è stata anche una Prima con la protesta dei dipendenti del teatro per il taglio del 45% dei fondi regionali destinati alla Scala deliberato nelle scorse settimane dalla giunta Fontana, ma che lo stesso presidente lombardo prima di entrare a teatro ha promesso di voler ritirare. Il malloppo di fondi pubblici per il teatro che più ne incassa sembra dunque salvo. Si tratta di oltre tre milioni di euro, un aiuto pubblico che i teatri milanesi più piccoli tutti insieme si sognano. La tagliola alla cultura è crudele ma diseguale e colpisce più duramente chi non può compensare i tagli pubblici con importanti sponsor privati, come invece possono fare la Scala o il Piccolo Teatro.

I DIPENDENTI della Scala, i primi a pagare i tagli, avrebbero voluto leggere un messaggio prima dell’inno di Mameli, ma dalla direzione è arrivato un secco no. Hanno allora affidato ai social la diffusione di un video nel quale spiegano le loro ragioni. Una delegazione dei lavoratori ha poi consegnato il messaggio al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In questa poco affollata protesta di piazza fuori dalla Prima c’erano anche una trentina di ucraini della comunità milanese contro quella che hanno definito una «vergognosa propaganda russa» per la messa in scena dell’opera di Musorgskij, Boris Godunov. Gli ucraini hanno bollato il musicista russo Ildar Abdrazakov come «un solista del regime» e accusato la Scala di «favorire la propaganda di Putin». Ha risposto loro il sindaco Sala, che è anche presidente della fondazione del cda del Teatro: «Credo che Milano sia stata generosa e attenta con gli ucraini e non reputo giusta la loro richiesta di cancellare l’opera».