«Le Europee in Francia sono state uno shock. C’è paura ma anche speranza»
Venezia 81 Intervista alle registe Delphine e Muriel Coulin, hanno presentato a Venezia, in concorso, "Jouer avec le feu". Un padre, interpretato da Vincent Lindon, cresce da solo due figli, la passione per il calcio di uno dei due si trasforma in una fede politica di estrema destra
Venezia 81 Intervista alle registe Delphine e Muriel Coulin, hanno presentato a Venezia, in concorso, "Jouer avec le feu". Un padre, interpretato da Vincent Lindon, cresce da solo due figli, la passione per il calcio di uno dei due si trasforma in una fede politica di estrema destra
«La domanda fondamentale era: l’amore per un parente prossimo è assoluto, senza condizioni, oppure se questa persona fa qualcosa di sbagliato la abbandoniamo? E poi, c’era la paura che il nostro Paese non sarà più una democrazia un giorno». Così Delphine e Muriel Coulin parlano di Jouer avec le feu (titolo internazionale The Quiet Son), il loro terzo film di finzione, tratto dal romanzo Quel che serve di notte di Laurent Petitmangin e selezionato in concorso a Venezia. Protagonista è Vincent Lindon, padre ferroviere che cresce da solo i suoi due figli. Dalla passione genuina per il calcio e per il tifo uno dei due ragazzi si avvicina sempre più ad ambienti violenti e razzisti di estrema destra, toccando così alcuni «nervi scoperti» della società francese.
Cosa vi ha spinte ad indagare il mondo degli hooligans? Nel film convivono gioia, attaccamento e deriva violenta.
Abbiamo sempre esplorato l’individuo immerso in un gruppo, perché ci interessa come cambi il suo modo di comportarsi. Lo abbiamo fatto con l’esercito (in Voir du pays, 2016), con le giovani ragazze (17 ragazze, 2011), e ora con gli ultras di cui in effetti una parte abbraccia l’estrema destra. È un ambiente che ne nasconde un altro.
Il discorso del padre in tribunale è un atto di accusa nei confronti del razzismo. Qual è la vostra visione della situazione francese?
Le Europee sono state uno shock: il 93% delle città francesi ha votato per il RN al primo turno. Anche se ce lo aspettavamo e anche se sono più di vent’anni che sono in aumento ci ha fatto un grande effetto. Il film naturalmente è stato concepito prima ma già eravamo molto inquiete. A partire dalla Rivoluzione francese, che citiamo nel film non a caso, ci sono due Paesi che convivono: uno che difende la democrazia, che ha inventato e che difende i Diritti dell’uomo, che ha sostenuto la Resistenza durante la seconda guerra mondiale; un altro che è anti-repubblicano, più bonapartista di Napoleone. E si sono sempre scontrati, a volte vince l’uno e a volte vince l’altro. Abbiamo paura ma ci sono delle speranze, come abbiamo visto alle ultime elezioni con un grande movimento per la Repubblica che ci fa sperare in quest’altra Francia, che continua per fortuna ad esistere.
Vedere la vittoria del Front populaire dall’Italia ci fa pensare che da voi si creda ancora di poter fermare la destra, mentre nel nostro Paese sembra a volte esserci un clima di rassegnazione.
Sì, infatti nel film il padre incarna sia questi valori repubblicani e di sinistra, sia lo stato di frustrazione che porta all’inazione. C’è poi l’altro figlio che ha difficoltà a spiegare perché la repubblica debba essere difesa. Abbiamo quindi voluto rappresentare, anche se non in maniera così schematica, i diversi sentimenti della società francese.
La Francia è un Paese multiculturale eppure ancora non si trova un modello che assicuri una convivenza serena. Qual è la vostra opinione sui provvedimenti restrittivi come quello che vieta il velo nelle istituzioni pubbliche?
Non abbiamo scelta, le persone che per mille ragioni abbandonano i loro Paesi non possono essere fermate e non saranno i divieti a funzionare. Ma la Francia ha sempre adottato l’assimilazione culturale come idea di integrazione mentre il multiculturalismo anglosassone funziona molto meglio, tra i Diritti dell’uomo c’è la libertà di culto e di espressione. Tutto passa dall’educazione.
Avete esplorato un universo molto maschile in questo film, in che modo?
Quando abbiamo letto il romanzo la prima domanda è stata questa: vogliamo davvero fare un film dove non c’è nemmeno una figura femminile? Abbiamo pensato di cambiare il sesso dei personaggi principali ma sarebbe stato complicato. Ci siamo allora orientate sui ruoli di «sapere e potere»: ad esempio l’avvocato, che nel libro era un uomo, nel film è una donna, e così per la professoressa universitaria. Pensiamo poi che, forse, la presenza della madre, con un’altra energia rispetto a quella virile, avrebbe potuto cambiare il destino del figlio.
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