Le due vittorie. Hamas: «ora libereremo Al Aqsa». Netanyahu: «risultato straordinario»
Tregua Sullo sfondo dei proclami delle due parti ci sono le sofferenze e le distruzioni di Gaza e un cessate il fuoco fragile. Torna lentamente alla normalità la vita nel sud di Israele
Tregua Sullo sfondo dei proclami delle due parti ci sono le sofferenze e le distruzioni di Gaza e un cessate il fuoco fragile. Torna lentamente alla normalità la vita nel sud di Israele
È da ieri a Gaza la delegazione dei servizi di sicurezza egiziani incaricata di completare i colloqui sul cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Avrà incontri con i rappresentanti del movimento islamico e di altre fazioni palestinesi. Nei giorni scorsi aveva incontrato gli israeliani. La tregua scattata alle 2 di venerdì comunque regge ed è opinione di molti che sarà così anche nei prossimi giorni sebbene anche un singolo episodio potrebbe innescare un secondo round. I leader di Hamas, da Ismail Haniyeh a Khalil al Hayya, ieri rivolgendosi alla folla di sostenitori hanno esaltato la «vittoria» su Israele e proclamano che «la lotta andrà avanti fino alla liberazione della moschea di Al Aqsa (a Gerusalemme)».
Il successo vero di Hamas però è politico, non militare. La sua popolarità è in aumento anche in Cisgiordania e fra i palestinesi cittadini di Israele. Ieri sulla Spianata delle moschee durante le preghiere – segnate da una incursione della polizia israeliana – e nelle strade di Gerusalemme Est qualche dimostrante sventolava la bandiera verde di Hamas assieme a quella palestinese. Gli analisti sottolineano che Hamas pur non avendo vinto la battaglia con le armi ha ugualmente imposto a Israele un cessate il fuoco unilaterale e generato sostegno alla sua scelta, il 10 maggio, di affrontare le forze armate dello Stato ebraico. A offuscare questa immagine vittoriosa c’è il prezzo pagato dai suoi uomini sotto le bombe sganciate dai jet israeliani. I dati delle perdite subite dai combattenti islamisti non sono noti e difficilmente saranno comunicati nella loro reale entità.
Su questo punta Benyamin Netanyahu per accreditare la sua «vittoria» e convincere un’opinione pubblica israeliana scettica e che in maggioranza voleva continuare i bombardamenti su Gaza. «Abbiamo ucciso oltre 200 terroristi e distrutto 100 chilometri di tunnel di Hamas. Abbiamo causato il massimo delle perdite riducendo al minimo quelle israeliane. Un risultato straordinario», ha proclamato il premier israeliano poche ore dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco. Israele, ha concluso Netanyahu, ha inflitto ad Hamas un «colpo che non poteva immaginare», la sua rete di tunnel si è trasformata in una «trappola mortale». Risultati che vengono messi in dubbio dal quotidiano Haaretz che ha raccolto le dichiarazioni di funzionari della sicurezza. Gli attacchi contro l’arsenale missilistico di Hamas, hanno spiegato, non sono stati così devastanti e precisi. L’aviazione e l’artiglieria hanno attaccato circa il 40% delle rampe di lancio dei razzi ma hanno avuto difficoltà a colpire altri siti e il braccio militare del movimento islamico ha mantenuto la sua capacità di fare fuoco contro Israele (4.360 razzi e colpi di mortaio). Dati che alimentano le tesi di chi in Israele pensa che gli 11 giorni di bombardamenti non siano serviti a raggiungere gli obiettivi di cui ha parlato Netanyahu. Yair Lapid, il leader centrista al quale è stato ha affidato il mandato di formare il nuovo governo israeliano, ha sparato a zero sul primo ministro: «I cittadini e soprattutto le comunità al confine con Gaza hanno sofferto per il pesante lancio di razzi e non hanno ottenuto nessun risultato». Ma proprio lui venerdì sera aveva esortato il governo ad ascoltare l’invito di Joe Biden al cessate il fuoco.
Dietro i proclami di vittoria delle due parti, ci sono Gaza, i suoi morti e le sue distruzioni. Ieri gli abitanti sono riemersi nelle strade e non solo per celebrare l’inizio del cessate il fuoco e l’aver tenuto testa a uno degli eserciti più potenti al mondo. Molti hanno scoperto la vastità delle distruzioni. Alcuni quartieri di Gaza city sono stati trasformati dalle esplosioni, interi palazzi sono svaniti. Le squadre di soccorso hanno ripreso la ricerca nelle macerie di eventuali superstiti e per recuperare i cadaveri di quanti erano dati per dispersi. A Tel al-Hawa è stato estratto il corpo di una bimba di tre anni. Dei 243 morti registrati dal ministero della sanità, 66 erano bambini o ragazzi. Per migliaia di sfollati è iniziato il ritorno verso casa. Tanti non la ritroveranno: sono centinaia le abitazioni distrutte o danneggiate. Nel sud di Israele la vita è ripresa quasi normale ma diverse famiglie fanno i conti con i danni causati da razzi. Altre piangono i loro morti: 12, tra cui un bimbo di 6 anni.
Joe Biden vuole svolgere un ruolo di primo piano nella ricostruzione di Gaza investendo miliardi di dollari. Lo scrive il New York Times, aggiungendo che il presidente Usa intende prendere anche altre iniziative, forse tenendo conto di una analisi conclusa nel 2017 dal prestigioso Brookings Institution. Gli sforzi di ricostruzione di Gaza, scrisse quattro anni fa l’istituto, sono in gran parte falliti per l’ingestibile opposizione ad Hamas, non solo da parte di Israele ma anche dell’Egitto, che diffida dei legami di Hamas con i Fratelli Musulmani.
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