Le donne rapite in Burkina sarebbero 80. Caccia ai jihadisti
Il conflitto saheliano Primo sequestro di massa nel paese, in stile Boko Haram. Nel nord oltre 1 milione di civili isolati e senza cibo
Il conflitto saheliano Primo sequestro di massa nel paese, in stile Boko Haram. Nel nord oltre 1 milione di civili isolati e senza cibo
Sono ancora in corso le ricerche per trovare le decine di donne rapite tra giovedì e venerdì scorso nel nord del Burkina Faso. L’esercito sta utilizzando «tutti i mezzi a sua disposizione, aerei e terrestri, per la loro liberazione» ha affermato all’agenzia Afp il tenente colonnello Rodolphe Sorgho.
Secondo la stampa nazionale «almeno ottanta donne» sarebbero state rapite, mentre erano alla ricerca di legna e cibo, da un gruppo di miliziani jihadisti in due località a nord e a ovest della città di Arbinda. Un fatto considerato grave perché il sequestro di massa rappresenta una prima assoluta nel paese – con modalità molto simili a quelle utilizzate in Nigeria da Boko Haram – da quando è cominciata l’insurrezione jihadista dei due gruppi presenti in Burkina Faso: il Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Gsim), ramo saheliano di Al-Qaeda, e lo Stato Islamico del Gran Sahara (Eigs).
IL CAPITANO IBRAHIM TRAORÉ, presidente ad interim dopo il colpo di stato militare del 30 settembre – il secondo in otto mesi – si è posto l’obiettivo di «riconquistare il territorio occupato dai terroristi», ma la realtà conferma le difficoltà nel contrastare questa spirale di violenza con il 40% del territorio nazionale al di fuori del controllo delle forze governative e numerose aree del nord, nella zona di Djibo, assediate dai miliziani jihadisti e isolate dal resto del paese. La situazione non è cambiata neanche con l’arruolamento di 50mila nuovi ausiliari della sicurezza (Vdp) e soprattutto dopo gli accordi siglati con Mosca per una collaborazione in termini di «armamenti e addestramento» che, come è avvenuto in Mali, hanno visto l’arrivo dei mercenari del gruppo russo Wagner nel paese.
Presenza russa confermata lo scorso martedì, durante la seduta del Consiglio di Sicurezza dell’Onu dal presidente del Ghana, Nana Akufo-Addo, che si è detto «preoccupato di avere mercenari russi vicini al confine con il suo paese». Affermazioni che hanno provocato una crisi diplomatica tra i due paesi dopo le accuse nei confronti del governo burkinabé di aver concesso al gruppo russo Nordgold – legato a Wagner – lo sfruttamento della miniera di Yimiougou che consente una produzione di 2,5 tonnellate d’oro all’anno.
«UN TOTALE DI 116 INCIDENTI di sicurezza sono stati registrati nella seconda settimana di gennaio», secondo un rapporto di sicurezza interno delle ong presenti nel paese che rappresenta «un aumento di oltre il 60% rispetto all’ultima settimana di dicembre».
Il comune di Arbinda si trova nella zona settentrionale sotto l’assedio dei gruppi jihadisti con oltre un milione di civili per i quali è difficile in questi mesi poter reperire cibo, vista l’interruzione di tutte le vie di comunicazione e l’invio dei pochi aiuti alimentari per vie aeree. «È uno sviluppo molto preoccupante, che evidenzia la vulnerabilità dei civili e delle donne nelle aree sotto blocco – dice Ousmane Diallo, ricercatore di Amnesty International per l’Africa occidentale – e mette in evidenza le difficoltà del governo nel proteggere i suoi cittadini».
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