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Le città toscane vanno al ballottaggio

Le città toscane vanno al ballottaggioPiazza Alberica a Carrara

Comunali 2017 Con un'astensione record che arriva al 45%, i sindaci dem uscenti di Pistoia e Lucca lontani dal passaggio al primo turno. A sfidarli la destra, unita. Mentre a Carrara il M5S, in testa, se la vedrà con uno dei due candidati piddini.

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 13 giugno 2017

Sorpresa, la Toscana non vota più – quando vota – con il pilota automatico. Anche se le comunali quest’anno interessavano solo due capoluoghi provinciali come Pistoia e Lucca, insieme al mezzo capoluogo Carrara e un altro piccolo gruppo di municipi, i risultati portano ai ballottaggi. E, come osserva il politologo Marco Tarchi al Tg3 regionale, fotografano “uno scenario non troppo roseo” per il Pd e i suoi alleati. Compreso quell’Mdp coprotagonista delle non-vittorie del pistoiese Samuele Bertinelli (37,1%) e del lucchese Alessandro Tambellini (38%), entrambi piddini non folgorati dall’ortodossia renziana.
Comunque il primo dato che salta agli occhi è quello dell’astensione: l’affluenza in Toscana è stata solo del 56,7%, contro il 61% del 2012. Di più, sia a Lucca che a Carrara non si è arrivati al 50% (a Pistoia il 55%), ed è facile previsione che per il 25 giugno sarà coniato lo slogan “spiagge piene, urne vuote”. Effetto diretto di un meccanismo di voto che garantisce sì la governabilità a ogni costo, ma che in parallelo sembra aver stancato un corpo elettorale annoiato. Oppure convinto, a torto o a ragione, che le amministrazioni comunali siano ormai costrette a muoversi su un binario unico, dopo i pesantissimi tagli degli ultimi governi agli enti locali.
Il secondo dato è l’affermazione delle liste civiche, peraltro tradizionalmente forti da queste parti, che si affermano in alcuni comuni più piccoli (Forte dei Marmi, Abetone-Cutigliano, Bagni di Lucca, San Marcello Pistoiese-Cutigliano), e che nel vasto campo del cosiddetto “centrosinistra” finiscono per rappresentare una variabile pesante. Ad esempio a Pistoia l’ex assessora Ginevra Lombardi, fatta fuori dal sindaco perché si batteva per l’acqua pubblica, prende il 5,2%, e il renziano eretico Roberto Bartoli, sacrificato alla ragion di stato, addirittura l’11,8%.
Ad approfittare della situazione una destra che, ancora una volta, in Toscana fa il massimo dell’unità: lo schieramento Fi-Lega-Fdi porta nella ricca e conservatrice Lucca Remo Santini al 34%, per giunta con la destra fascista di Casapound che arriva a sfiorare l’8%. Mentre a Pistoia Alessandro Tomasi arriva al 26,2%, conquistando un ballottaggio insperato.
Caso a parte Carrara, il “mezzo capoluogo” dove lo scontro interno fra il Pd locale e quello regionale per la scelta del candidato sindaco finisce per favorire il M5S, comunque forte sotto le Apuane, che con Francesco De Pasquale ha preso il 27,4%. Mentre Andrea Zanetti del Pd ufficiale è arrivato al 25,1%, e Andrea Vannucci del Pd clandestino al 15,2%.
Per il Pd non appare di gran consolazione aver confermato Quarrata, nel pistoiese, e Reggello nel valdarno fiorentino. Mentre la conferma che una amministrazione apprezzata dai paesani vale più di mille comparsate arriva da Rignano sull’Arno. Nel paese natale della famiglia Renzi il medico Daniele Lorenzini, primo cittadino uscente, vince in carrozza nonostante le frizioni (per il caso Consip) con Renzi senior, che gli ha contrapposto ma senza gran risultati l’ex vicesindaca Eva Uccella. Qui la sinistra, unita, si conquista un seggio.

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