Metti un pomeriggio a Trastevere, alla Casa delle donne, tutti i leader dell’opposizione a confrontarsi con la Rete dei numeri pari (network di centinaia di associazioni laiche e cattoliche) su una agenda sociale che mette al centro la lotta alle diseguaglianze. Ci sono Elly Schlein (in videocollegamento), Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Luigi De Magistris e Maurizio Acerbo di Rifondazione.

La Rete, per bocca del coordinatore Giuseppe De Marzo e del giurista Gaetano Azzariti chiede un «tavolo permanente» con le forze politiche, per «elaborare insieme un pensiero critico», che significa costruire un fronte fuori e dentro il Parlamento per fare argine alla destra e rimettere al centro della politica la Costituzione. Che vuol dire, innanzitutto, fare muro contro l’autonomia differenziata «che distruggerebbe lo stato sociale». E poi contro le politiche che generano precarietà e bassi salari, quelle sui migranti. E, in positivo, per il diritto all’abitare e la conversione ecologica. Barbara Tibaldi, della Fiom, ricorda come «il fascismo inizio a finire tra gli operai della Fiat con una serie di scioperi del 43 che nascevano da rivendicazioni salariali». E lancia il cuore oltre l’ostacolo: «Abbiamo liberato il paese una volta, possiamo farlo ancora».

Sulla natura della destra al governo ci sono pochi dubbi. «Quella di La Russa è propaganda fascista, non post fascista», dice Maura Cossutta. Anche Conte non si tira indietro. «C’è un progetto neoconservatore molto ambizioso, con venature reazionarie e autoritarie, che va contrastato in ogni modo. Questo governo è stato sottovalutato». Conte risponde sì all’appello sul tavolo permanente, e così fa anche la coordinatrice del Pd Marta Bonafoni, che segnala la novità avvenuta con le primarie. «Siamo venuti in due perché ci sentivamo in colpa», dice Marco Furfaro, anche lui nell’esecutivo dem, molto netto nel dire che «la precarietà è iniziata col pacchetto Treu voluto dal centrosinistra negli anni Novanta». «Serve unità», invoca Fratoianni, che invita a evitare competizioni a sinistra. «Questa agenda può essere la base di partenza: no all’autonomia, sì a salario minimo e reddito di cittadinanza sono le battaglie che ci possono vedere uniti da subito». Don Angelo Cassano di Libera racconta la pura delle famiglie di perdere il rdc: «Servirebbe il coraggio di mobilitarsi come in Francia, perchè in Italia non si può?». Schlein e Bonafoni ricordano che la mozione che ha vinto il congresso Pd conteneva parole chiare sul no alla Bossi-Fini e sull’autonomia di Calderoli, che la leader definisce «inemendabile». «Useremo tutti gli strumenti in nostro possesso per contrastarla in Parlamento», risponde a Marina Boscaino che invita all’ostruzionismo. «Contrasto in tutte le forme», le eco il leader M5S.

Resta, non tanto sullo sfondo, la divisione sulle armi all’Ucraina. Tra i presenti molti sono stati tra i promotori della manifestazione pacifista dello scorso novembre. «Non siamo stati ascoltati», protesta Conte, che vede l’Ue in crisi di credibilità «se non riuscirà a promuovere un negoziato». Sul nuovo Pd il suo giudizio è gelido: «Abbiamo toccato con mano, tante volte, quale siano i metodi e la logica di un partito che ha un suo sistema di potere. E che solo pochi mesi fa voleva sbatterci fuori dal Parlamento e dal sistema politico», dice a margine. E annuncia che firmerà il referendum contro l’invio di armi a Kiev.