Le associazioni cattoliche ai partiti: «Basta con l’emergenza migranti»
Presentate sette proposte Abrogazione del reato di clandestinità, semplificazione delle modalità di ingresso in Italia superando la divisione fra chi fugge dalla guerra o dalla povertà, cittadinanza, diritto di voto alle elezioni amministrative. […]
Presentate sette proposte Abrogazione del reato di clandestinità, semplificazione delle modalità di ingresso in Italia superando la divisione fra chi fugge dalla guerra o dalla povertà, cittadinanza, diritto di voto alle elezioni amministrative. […]
Abrogazione del reato di clandestinità, semplificazione delle modalità di ingresso in Italia superando la divisione fra chi fugge dalla guerra o dalla povertà, cittadinanza, diritto di voto alle elezioni amministrative.
Sono alcune delle proposte sulla questione migrazioni rivolte ai partiti in vista delle politiche del prossimo 4 marzo da un cartello di associazioni, istituti missionari e movimenti cattolici, da quelli tradizionalmente più attivi nel sociale (Centro Astalli, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, Comunità di sant’Egidio, Pax Christi) ad altri decisamente più istituzionali (Acli, Azione cattolica, Fuci, Focolari), oltre alla Federazione delle Chiese evangeliche. Segno che il tema migranti sta diventando uno spartiacque sia per i vescovi (cardinale Bassetti, presidente Cei: «Bisogna reagire a una cultura della paura che non può mai tramutarsi in xenofobia») che per l’associazionismo cattolico-democratico. Anche se resta un blocco numericamente significativo ed elettoralmente pesante di clerico-moderati – o meglio clerico-fascisti – che apprezza, in nome delle «radici cristiane» dell’Italia, le posizioni xenofobe e razziste della destra di Salvini e Meloni, quando non di Forza nuova e Casa Pound.
Le proposte «per una nuova agenda sulle migrazioni in Italia» sono sette.
Si comincia da una nuova «legge sulla cittadinanza», perché «troppi cittadini di fatto non sono riconosciuti tali dall’ordinamento». Serve un «nuovo quadro giuridico per accogliere quanti arrivano nel nostro Paese senza costringerli a chiedere asilo», quindi includendo anche i «migranti economici»: riattivazione dei «canali ordinari di ingresso», ripristinando il vecchio «decreto flussi», introducendo il «permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di occupazione», la «attività d’intermediazione tra datori di lavoro italiani e lavoratori stranieri» e il «sistema dello sponsor».
Occorre poi «regolarizzazione gli stranieri radicati», ovvero coloro che hanno un lavoro o legami familiari comprovati o che abbiano svolto «un percorso fruttuoso di formazione e di integrazione».
Bisogna «abrogare al più presto» il reato di immigrazione clandestina, «che è ingiusto, inefficace e controproducente». E consentire «l’elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative a favore degli stranieri titolari del permesso di soggiorno di lungo periodo».
Poi «riunificare nello Sprar l’intero sistema» di accoglienza, perché torni «sotto un effettivo controllo pubblico», aumentando «in maniera sostanziale e rapida il numero di posti totali». Infine le «buone pratiche»: siamo «sommersi da casi di cattiva accoglienza», denunciano le associazioni, ma «c’è anche un’altra faccia dell’accoglienza dei migranti, meno esposta e ben più positiva» che «va raccontata il più possibile» perché sia «replicata».
Si tratta di una questione di «giustizia sociale». I partiti devono dire come intendono affrontarla. E i cittadini decidere da che parte stare.
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