L’avvocato Alessandro Gamberini di processi che hanno segnato la storia italiana ne ha seguiti tanti, da quelli per le stragi di Ustica e di Bologna fino alle vicende della Uno Bianca. Ieri ha tenuto la sua arringa conclusiva a difesa di Iuventa, dopo quelle dei colleghi Francesca Cancellaro e Nicola Canestrini. «Sin dall’inizio l’inchiesta contro le Ong era basata su manipolazioni. Avrebbero dovuto archiviarla quattro anni fa. C’è da chiedersi perché non sia avvenuto», dice.

L’avvocato Alessandro Gamberini

Avvocato, l’accusa ha parlato dell’udienza preliminare «più lunga della storia repubblicana», quasi due anni e oltre 30 appuntamenti. Perché?

Andavano risolti dei problemi procedurali e delle difficoltà con le traduzioni, ma è stata così lunga soprattutto perché bisognava acquisire tutta la documentazione che non era stata raccolta durante le indagini. Questa ha dimostrato al di sopra di ogni ragionevole dubbio che i ragazzi facevano soccorso in mare sotto la direzione della guardia costiera italiana. Null’altro. A monte di tutta questa storia c’è un’informativa dei carabinieri costruita come novella accusatoria che arrivava persino a dire che il centro nazionale del soccorso marittimo della guardia costiera era stato ingannato e non aveva compreso quello che succedeva. Un documento che ha suggestionato perfino i magistrati anti-mafia, che poi hanno dato legittimazione al procedimento. Come il giudice che ha disposto il sequestro della Iuventa.

La guardia costiera come si è posta?

È singolare che non abbia sentito il dovere di dire: accusate i ragazzi di Iuventa ma noi li abbiamo sempre coordinati. Quando sono state prodotte conversazioni e chat questo è diventato evidente. Ho ringraziato la procura per essersi arresa all’evidenza, ma il caso andava chiuso quattro anni fa, quando abbiamo presentato una ricca memoria per ottenere l’archiviazione. C’è da dire che il merito di aver smontato tutta la costruzione è stato del giudice per l’udienza preliminare che ha studiato e approfondito i fatti, fino a capire cos’era davvero successo.

Ma allora come è potuta durare così tanto?

Perché tutta la vicenda è stata costruita in modo suggestivo ribaltando la realtà. Per esempio sono stati messi in contrapposizione i trasbordi con i soccorsi, quando i primi sono pratiche normalissime nelle operazioni di salvataggio. Soprattutto quando hai centinaia di persone a bordo. Da lì ha avuto origine l’orrenda espressione di «taxi del mare» usata da Luigi Di Maio. Tutto parte dall’informativa di polizia deformata: chi l’ha scritta da un lato non conosceva le regole del soccorso in mare, ma dall’altro voleva esporre al linciaggio le Ong. Questa criminalizzazione ha fatto il gioco di partiti come Lega e Fratelli d’Italia, sebbene tutto nasca prima: dal delirio di potenza dell’ex ministro dell’Interno Pd Marco Minniti che pensava di fermare un fenomeno epocale come le migrazioni facendo accordi con i libici e trasformando i soccorritori in poliziotti attraverso un codice di condotta inutile e inapplicabile.

Ma in questo processo c’erano dei testimoni oculari.

Personaggi screditati sin dall’inizio. Due su tre cacciati dalle forze di polizia. Le loro non erano testimonianze ma suggestioni. Intercettati definivano i migranti come «animali». Come è stato possibile credere loro? Oltre che con Salvini, che all’inizio gli ha dato retta, e Meloni si sono messi in contatto anche con i servizi segreti. Dicono attraverso un indirizzo trovato in rete, sebbene sia lecito dubitarne. Comunque il foglietto che hanno consegnato, che oggi sarebbe preso e buttato nella spazzatura, è stato la base su cui il procuratore capo di Catania diceva: ho le prove dei rapporti Ong-trafficanti ma non posso mostrarle.

La decisione del giudice, comunque, arriverà solo il 19 aprile.

Mi sento di dire che il magistrato proscioglierà. Ma noi ci attendiamo una sentenza che rimetta sui giusti binari tutta la vicenda, che restituisca a Iuventa e alle altre Ong l’onore delle attività che hanno svolto. Uno dei capitani finito nel procedimento prendeva le ferie per guidare quella nave: abbiamo ragazzi che si sono esposti in prima persona trattati come criminali.