L’Avana sfida gli Usa, Twitter blocca Cuba
Sanzioni e non solo Il blocco durante il discorso tv del presidente Díaz-Canel sulla drammatica situazione del carburante. Colpiti gli account del Granma e altri quotidiani online, il dominio del presidente, del ministero degli Esteri e di decine di funzionari governativi e giornalisti cubani
Sanzioni e non solo Il blocco durante il discorso tv del presidente Díaz-Canel sulla drammatica situazione del carburante. Colpiti gli account del Granma e altri quotidiani online, il dominio del presidente, del ministero degli Esteri e di decine di funzionari governativi e giornalisti cubani
Il segretario al Tesoro Steven Mnuchin giustifica le ultime durissime misure contro Cuba – riduzione a mille dollari all’anno delle rimesse permesse verso l’isola – assicurando che «sono a favore della popolazione e dei piccoli imprenditori». Ovvero di chi è più duramente colpito dalla recrudescenza dell’embargo Usa: i settori più vulnerabili della popolazione e i cuentapropistas.
Twitter e Facebook si fanno paladini delle libertà di informazione estesa all’intero pianeta. Poi bloccano chi, guarda caso, attacca la Casa bianca e il magnate che la abita rendendoli responsabili di una politica che in Venezuela e Cuba sfiora il genocidio. È quanto accaduto mercoledì in concomitanza della Mesa redonda, il programma di commenti del tardo pomeriggio nel quale interveniva il presidente Miguel Díaz-Canel per annunciare misure per affrontare «una situazione congiunturale» di scarsezza di carburante.
Era una trasmissione attesa da milioni di cubani. Da giorni le code si allungano in tutta l’isola di fronte alle fermate degli autobus come pure nelle principali stazioni di rifornimento. Molte linee di bus sono state temporaneamente sospese per risparmiare carburante e i trasporti in generale hanno subito un duro colpo che si riflette alla fine sul prezzo di alcuni beni, anche se sono calmierati dal governo.
I commenti nelle strade riflettono il timore che si ritorni al periodo especial seguito alla caduta dell’Urss nel 1991 e ai drammatici riflessi nell’isola della mancanza dei rifornimenti provenienti dal maggior alleato. Allora si parlò della caduta di più del 20% del Pil.
Il presidente cubano ha spiegato che, a differenza di un quarto di secolo fa, si tratta di una «situazione congiunturale», seppur pericolosissima. Lo scorso maggio Trump aveva deciso nuove misure contro il Venezuela e Cuba che prevedevano il blocco di rifornimenti energetici venezuelani all’isola.
La minaccia di sanzioni Usa colpisce anche navi cisterna di compagnie internazionali che accettano di trasportare greggio a Cuba e le compagnie di assicurazione che le coprono. A causa di questa nuova mossa unilaterale e aggressiva il flusso di rifornimento di petrolio a Cuba si è ridotto.
L’isola produce poco più del 40% del greggio che necessita. Una produzione che serve ad assicurare la produzione di energia elettrica. Il resto del fabbisogno viene acquistato all’estero.
L’arrivo della prossima nave cisterna – ha informato il presidente – è previsto per sabato, anche se Díaz-Canel ha affermato di non voler rivelare «da dove proviene» per evitare che venga all’ultimo momento colpita da misure statunitensi. In questi giorni dunque, ha detto, «è necessario programmare» un razionamento e un risparmio di carburante. «Vogliamo che la popolazione sia informata» per affrontare il nuovo attacco degli Usa.
«Vogliono tagliarci la luce e l’aria, come si dice in buon gergo cubano – ha continuato – per obbligarci a concessioni politiche. Ma «la rivoluzione cubana non ha ceduto in passato e non lo farà ora».
La situazione è contingente, ha ripetuto, ma avrà un seguito a causa della politica aggressiva dell’attuale presidente Usa che vuole affamare la popolazione cubana come mezzo per giungere a un cambio di governo nell’isola. E non solo a Cuba. Il centro studi statunitense Cepr ha calcolato che le misure di embargo decise da Trump hanno causato in Venezuela 40mila vittime.
Evidentemente le parole di Díaz-Canel sono state considerate «una violazione della politica informativa» di Twitter, che ha bloccato non solo Mesa redonda, Granma (quotidiano del Pcc) e altri quotidiani online come Cubadebate (300mila follower) ma anche il dominio del presidente, dei ministeri di Esteri e Comunicazione e di varie decine di funzionari del governo e giornalisti cubani.
L’Unione dei giornalisti di Cuba (Upec) ha denunciato questo «cyberattacco» alla «libertà di espressione di istituzioni e cittadini cubani» e chiesto che i blocchi siano tolti.
L’Upec ha denunciato come a giugno il Dipartimento di Stato Usa abbia emesso raccomandazioni «per utilizzare la rete come un’autostrada per la sovversione a Cuba» tramite fake news. Fino a ieri a mezzogiorno permaneva il blocco di Twitter a Radio rebelde (radio dei giovani del Pcc) e altri mass media.
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