«Rischio guerra civile europea». Macron contro i nazionalismi
Parlamento europeo Il presidente francese lancia l’allarme sui pericoli di una «democrazia autoritaria». Propone un finanziamento per le città che accolgono i rifugiati e una tassa alle frontiere sul Co2
Parlamento europeo Il presidente francese lancia l’allarme sui pericoli di una «democrazia autoritaria». Propone un finanziamento per le città che accolgono i rifugiati e una tassa alle frontiere sul Co2
L’Europa come Weimar, rinsecchita dall’interno per mancanza di europeisti e attaccata dai nazionalisti di ogni tendenza? Emmanuel Macron non ha parlato di Weimar ieri nel suo discorso a Strasburgo di fronte all’Europarlamento, il secondo importante dopo quello della Sorbonne di sei mesi fa, ma ha messo in guardia, drammaticamente, sui rischi di “guerra civile europea”. “Non voglio appartenere a una generazione di sonnambuli, una generazione che ha dimenticato il proprio passato o che rifiuta di vedere i tormenti del suo presente”. E’ il “contesto” in cui ci muoviamo, “dove una forma di guerra civile europea riappare, dove le nostre differenze, a volte i nostri egoismi nazionali appaiono più importanti di cio’ che ci unisce”, nord contro sud, est contro ovest, piccoli contro grandi.
A un anno dalle elezioni europee, con il rischio di ricadere nella solita indifferenza, Macron spera di poter risvegliare lo slancio europeo (e per questo lancia in Francia le “consultazioni cittadine”, progetto già ripreso in altri paesi Ue). L’Europa, come risposta adeguata di fronte alle “grandi trasformazioni” del momento, lo sviluppo del digitale, il cambiamento climatico, tutte le “paure” che spingono alla chiusura. Mentre in Francia Macron deve far fronte a varie contestazioni – dallo sciopero dei ferrovieri alle proteste nelle università e a Notre-Dame-des-Landes – a Strasburgo ha insistito sulla “democrazia europea”, come “migliore chance” per affrontare il futuro, contro “l’illusione mortifera che ha precipitato il nostro continente verso l’abisso, l’illusione del potere forte, del nazionalismo, dell’abbandono delle libertà”. Macron parla di “autorità della democrazia” come sola alternativa all’autoritarismo che avanza attorno a noi (e anche dentro l’Europa). Esiste una “fascinazione per le sovranità autoritarie” ha messo in guardia, pensando anche all’opposizione nel suo paese, con l’estrema destra che guarda con compiacenza alla Russia di Putin. Nel dibattito che ha seguito, ha dovuto rispondere sulla decisione solitaria dell’intervento in Siria.
“Non è il popolo che ha abbandonato l’idea europea, ma è il tradimento dei chierici che la minaccia”. Riferimento al libro di Julien Benda, pubblicato nel ’27 e poi riedito nel ’46, sulla responsabilità degli intellettuali di fronte all’avvento di ideologie totalitarie: contro questa deriva, Macron evoca “un nuovo progetto”. Il problema è che in Europa in questo momento Macron è abbastanza solo, la Germania si muove lenta dopo i tempi lunghissimi per la formazione del nuovo governo, la Gran Bretagna ha già un piede fuori con la Brexit, l’Italia è fuori gioco. Le idee francesi sull’approfondimento della zona euro (ministro delle finanze e parlamento dell’Eurozona, budget specifico) sembrano arenate.
Macron insiste sulla “sovranità europea”, che non è un’idea astratta dove si “diluiscono” le sovranità nazionali, ma la necessità di qualcosa di “più forte” per far fronte agli sconvolgimenti del mondo che generano “paure”. Il presidente francese ha fatto due proposte concrete: di fronte alla crisi dei rifugiati, la Commissione propone una riforma delle regole di Dublino entro giugno, Macron suggerisce di spostare il dibattito delle quote e dei ricollocamenti, che hanno suscitato tante tensioni, creando un nuovo programma europeo, che preveda finanziamenti precisi per le città che accolgono e integrano i rifugiati. Il progetto è modesto, ma su questo terreno tutto è ormai esplosivo: la discussione in parlamento questa settimana sulla nuova legge sull’asilo e immigrazione, fortemente criticata a sinistra perché giudicata troppo repressiva, ha scatenato le reazioni di destra e estrema destra che, come in una prova di unità per il prossimo futuro, chiedono una repressione feroce, zero entrate, abolizione dei ricongiungimenti famigliari e della doppia nazionalità, “protezione della nazionalità francese contro l’immigrazione di massa”.
Altra proposta sulla sovranità europea, in materia ambientale, è di riprendere l’idea già sul tavolo di mettere una tassa alle frontiere della Ue sulle emissioni di Co2, “la condizione per una transizione energetica credibile”.
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