Europa

«L’antifascismo non basta più per battere il Front national»

«L’antifascismo non basta più per battere il Front national»La copertina del numero specaile di Libération, sotto Laurent Joffrin

Libération Intervista a Laurent Joffrin, direttore del celebre quotidiano dal 2014: «Domenica si può impedire all’estrema destra di arrivare al potere e poi, alle elezioni legislative di giugno, scegliere chi ha un chiaro programma sociale»

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 3 maggio 2017

Un numero speciale dedicato al Front National e alla minaccia che rappresenta per la società francese. In vista del secondo turno delle elezioni presidenziali, è questa la scelta di Libération di fronte al rischio che il voto in favore di Le Pen sia considerato ormai «normale», ma anche e soprattutto per fare appello a quella parte, cospicua, dell’elettorato della sinistra tentato dall’astensione pur di non esprimere il proprio consenso in favore dell’ex ministro dell’Economia, ed ex banchiere Macron. Ne abbiamo parlato con Laurent Joffrin, direttore del celebre quotidiano dal 2014.

 

Laurent Joffrin

Il suo editoriale che apriva l’edizione di ieri era intitolato «Réveiller la vigilance»: vanno ridestate le coscienze di fronte a Marine Le Pen?

Senza dubbio. È sotto gli occhi di tutti che rispetto al 2002, quando Jean-Marie Le Pen arrivò al ballottaggio nelle presidenziali contro Jacques Chirac, la mobilitazione è molto più debole. In quell’occasione più di un milione di manifestanti erano scesi in piazza per dire il loro «no» al Front National, invece ora, ad esempio per i cortei del 1 maggio, si è arrivati al massimo a qualche decina di migliaia di persone. Senza contare quanto sia concreta questa volta la tentazione dell’astensione per una parte della sinistra, in particolare quella radicale. E tutto ciò in conseguenza del fatto che si mettono sullo stesso piano Marine Le Pen e Emmanuel Macron. Una visione delle cose che da un punto di vista repubblicano e di sinistra giudico assolutamente aberrante.

In una parte della gauche, la percezione del pericolo rappresentato dal Fn si è così modificata nel corso degli anni?

Assolutamente, credo che questa trasformazione sia dovuta prima di tutto al fatto che le persone temono sempre di più il liberismo che è diventato un vero spauracchio per la nostra società. E visto che Le Pen si dice, almeno a parole, avversaria delle politiche neoliberali mentre Macron è su una linea social-liberale, un po’ alla Renzi, in molti finiscono per considerarli allo stesso modo come dei nemici: una sul piano politico, l’altro su quello sociale. Ovviamente si tratta anche di una delle conseguenze più visibili della crisi economica in cui è immerso il nostro paese da oltre un ventennio e che ha visto succedersi politici che hanno imposto scelte di stampo «liberale» che hanno avuto delle drammatiche conseguenze sociali. Tutto ciò spinge una parte del popolo della sinistra a non cogliere più la minaccia che rappresenta il partito di Marine Le Pen indipendentemente da tutto il resto.

Non crede che Macron dovrebbe però indirizzarsi esplicitamente a questa parte dell’elettorato di sinistra?

Certo, dei passi in questo senso possono essere positivi, ma si deve tener conto che allo stesso modo, per battere Le Pen, Macron ha bisogno anche dei consensi che arrivano dal fronte del centrodestra e dai moderati. Altrimenti il problema si pone ugualmente e il risultato non è garantito. Da questo punto di vista si deve essere molto chiari: Macron non è il candidato della sinistra, è un centrista. Il fatto è che credo sia preferibile avere un centrista all’Eliseo piuttosto che la leader dell’estrema destra. Non crede?

Quanto al rischio dell’arrivo del Fn al potere, su Libération più che evocare un ritorno del fascismo spiegate che ci si troverebbe di fronte a un regime simile a quello di Orbán, passato per il voto popolare prima di imprimere una svolta autoritaria all’Ungheria.

Sì, una democrazia autoritaria alla polacca o all’ungherese che tenta di soffocare le libertà civili e indica gli stranieri e le minoranze come capri espiatori del malessere delle popolazione. Non si tratta di fascismo, anche se ha certo molti punti in comune con esso. In ogni caso il Fn raccoglie consensi su un programma nazionalista e fortemente ostile nei confronti degli immigrati e delle diversità, ed è su questa linea che intende muoversi se dovesse vincere. La vecchia retorica antifascista appartiene al passato, rischia di non fare più presa sull’opinione pubblica, ma questo non significa che oggi non siamo difronte a un pericolo concreto: la prospettiva di una conquista del potere da parte dell’estrema destra con mezzi legali e democratici che trasformerebbe però il nostro paese in senso progressivamente totalitario e su basi discriminatorie.

Non ci sono però solo gli elettori incerti della sinistra, ma anche tanti lavoratori e disoccupati che si sentono abbandonati, sedotti dalle sirene del Fn. Come vi rivolgete a loro?

In modo molto concreto. Spiegando che il programma economico di Marine Le Pen è uno slogan vuoto: prevede che la politica sociale sia finanziata dai tagli in materia di immigrazione, che però anche se applicati in modo drastico non apporterebbero che poche risorse, in ogni caso del tutto insufficienti per ciò che lei ha annunciato in campagna elettorale. E che rompere con l’Europa peggiorerebbe prima di tutto proprio le condizioni di vita dei ceti popolari. Detto questo, mi rendo conto che si possa essere disperati e in collera dopo che per anni i governi di destra come di sinistra che si sono alternati non sono riusciti a ridurre né la disoccupazione di massa né l’impoverimento di una parte della Francia e che le politiche liberali, seguite fin qui hanno finito per mettere in discussione delle conquiste sociali preziose, rendendo tutti più deboli.

In conclusione, si può battere Le Pen evitando che le politiche di Macron finiscano per favorire un’ulteriore radicamento del Fn, rinviando così semplicemente il pericolo alle presidenziali del 2022?

Certo, domenica prossima si può impedire alla leader dell’estrema destra di arrivare al potere e poi, dopo qualche settimana, nelle elezioni legislative di giugno scegliere quelle forze politiche che hanno un chiaro programma sociale e che vogliono cercare di risolvere i problemi che favoriscono la crescita del Front National.

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