Visioni

L’anime fuori di sé di Yamamura

L’anime fuori di sé di YamamuraUna scena da «Mt. Head»

Maboroshi Una retrospettiva a Tokyo ripercorre la variegata opera del noto animatore

Pubblicato circa un anno faEdizione del 18 agosto 2023

Il dibattito sull’uso della parola «anime» per definire l’animazione giapponese va avanti già da parecchi decenni, sia in Giappone che nel resto del mondo. Negli anni è spesso intervenuto Koji Yamamura, animatore conosciuto anche all’estero per alcuni dei suoi cortometraggi come Mt. Head o A Country Doctor. Yamamura ha più volte espresso la volontà di differenziare l’uso di «anime» da quello di «animazione», e sarebbe quest’ultima la categoria a cui sente di appartenere. Nell’introduzione ad un suo libro di qualche anno fa, Yamamura infatti spiega come «anime» sia solo una parte della più grande categoria di «animazione», nonostante sia diventato un termine consolidato che si riferisce, in modo errato, a tutte le forme d’animazione prodotte nell’arcipelago.
Una grande retrospettiva dedicata a Yamamura dal Museo Nazionale del Cinema a Tokyo (NAFJ), offre la possibilità di esplorare quello che l’artista giapponese ha cercato di sviluppare durante la sua carriera, la varietà dell’animazione prodotta nell’arcipelago al di fuori di quello che solitamente viene definito «anime». Fino al ventisette agosto, è possibile infatti ammirare i suoi film e altri artefatti, provenienti dalla variegata produzione dell’animatore in oltre tre decenni di attività.

Yamamura nasce a Nagoya nel 1964 e già alle scuole elementari sente il desiderio di intraprendere la strada del disegno, non ancora quello animato però. Un’insegnante d’arte del liceo gli mostra dei film della Nfb (National Film Board of Canada), che lo introducono ad un mondo di fare animazione al quale non era mai stato esposto prima. Dopo essersi laureato, nel 1987, si unisce allo Studio d’animazione Mukuo che però lascia dopo tre anni, diventando quindi un animatore freelance. Le ispirazioni di Yamamura sono molteplici, vanno da Ishu Patel, l’animatore indo-canadese che ha anche conosciuto ai tempi in cui era studente, fino a Yuri Norstein, il grande animatore russo autore de Il riccio nella nebbia (1975) e all’estone Priit Pärn. Naturalmente anche la produzione artistica e animata del suo paese ha un peso importante nella formazione del suo stile e nei riferimenti adottati nei suoi lavori.
Yamamura ha ad esempio dichiarato come il Choju jinbutsu giga, la serie di quattro pergamene risalenti al XII e XIII secolo che rappresentano caricature di animali impegnati in attività umane, continuano ad essere per lui fonte di ispirazione. Questo gusto per il surreale e il grottesco espressi in figure che spesso mutano, lo si ritrova quasi in tutta la sua produzione.

Una carriera che è decollata nel 1993, quando ha fondato, assieme alla moglie Sanae, la sua casa di produzione, la Yamamura Animation. Qui ha realizzato circa trenta lavori, tutti cortometraggi tranne l’ultimo, il notevole Dozens of North, un mediometraggio di circa un’ora presentato in alcuni festival internazionali nel 2021. La maggior parte di questi lavori, o almeno quelli più celebri, sono reinterpretazioni e omaggi ad opere letterarie quali Babel’s Book (1996), ispirato al racconto di Jorge Luis Borges, il già citato Mt. Head, candidato all’oscar nel 2002 e con cui adatta una delle trame umoristiche del teatro rakugo, o ancora The Old Crocodile (2005), basato su Histoire du vieux crocodile (1923) di Léopold Chauveau. Nel 2007 Yamamura ha anche realizzato un cortometraggio ispirato a Il medico di campagna di Franz Kafka, in cui le voci sono state fornite da attori di teatro kyogen. Molti di questi lavori sono disponibili sul canale ufficiale YouTube di Yamamura.

matteo.boscarol@gmail.com

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