Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Così mentre la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ripetono che bisogna bloccare le partenze via mare, le persone continuano ad arrivare sulle coste del sud Italia. Cinquemila negli ultimi dieci giorni. Non sono numeri preoccupanti, soprattutto per un Paese che vive un forte calo demografico e da cui molti migranti vanno via in cerca di altre destinazioni europee subito dopo lo sbarco. Certo sono numeri che stridono parecchio con la propaganda delle destre.

L’arrivo più drammatico c’è stato ieri a Lampedusa: nelle ultime 48 ore vi sono approdati oltre 500 migranti, ma su uno dei barconi c’era anche il corpo senza vita di un neonato di appena 20 giorni. Morto di ipotermia. Era partito mercoledì dalla città tunisina di Mahres.

«Soffriva di problemi respiratori e volevo venire in Italia per farlo curare», ha raccontato la madre, 19enne originaria della Costa d’Avorio, a Filippo Mannino. Il primo cittadino dell’isola ha commentato così l’ennesima vittima: «Sta diventando una quotidianità nel silenzio e nell’indifferenza dell’Europa. Sono numeri da guerra e nessuno interviene. Mentre si litiga sulle Ong». Nella camera mortuaria di Lampedusa le salme sono salite a cinque: due tunisini, due donne e il bimbo.

Il sindaco ha chiesto un incontro a Meloni e Piantedosi per i problemi che la mancanza di una gestione strutturale del fenomeno provoca nel piccolo comune siciliano. Sull’isola l’obitorio è senza cella frigorifera, i barconi vengono accatastati al molo e soprattutto l’hotspot è perennemente sovraffollato.

Ieri c’erano oltre 1.300 persone a fronte di meno di 400 posti. «Basterebbe avere una nave in rada e quando i migranti superano la capienza massima trasferirli immediatamente, senza creare le vergognose condizioni di sovraffollamento», ha proposto Mannino.

Intanto si continua a morire anche la lungo la rotta del Mediterraneo orientale: il bilancio dell’ultimo naufragio, avvenuto nei pressi dell’isola greca di Evia il 2 novembre scorso, è salito a 28 persone. Nell’ultimo mese le vittime accertate nelle acque greche sono state 60: due al giorno.