Lampedusa, gli sbarchi non guardano in faccia il governo
Mediterraneo Record di arrivi negli ultimi tre giorni, nonostante le promesse di Meloni e Salvini. Dall’inizio dell’anno arrivati via mare in 64.930: +135% rispetto ai 27.633 del 2021
Mediterraneo Record di arrivi negli ultimi tre giorni, nonostante le promesse di Meloni e Salvini. Dall’inizio dell’anno arrivati via mare in 64.930: +135% rispetto ai 27.633 del 2021
Mentre a Bruxelles i sovranisti polacchi e ungheresi mettono il veto alle speranze dell’amica Meloni sul dossier immigrazione, a Lampedusa gli sbarchi si susseguono senza sosta. Anzi segnano un record: oltre 4mila in tre giorni. Così anche in quella «dimensione esterna che è la priorità italiana», come dice la presidente del consiglio per giustificare i colleghi di Visegrád, i numeri mostrano la distanza tra slogan e realtà.
Ieri nell’hotspot della maggiore delle Pelagie, 400 posti di capienza, le persone hanno sfiorato quota 3.400. Numeri altissimi e condizioni di permanenza pessime. Per molto meno la ex ministra dell’Interno Lamorgese veniva invitata alle dimissioni dagli stessi che oggi sono al governo, Meloni e Salvini su tutti. «Nell’hotspot la situazione è critica e questo la dice lunga sul fallimento delle politiche di Meloni. La premier balbetta in Europa ma è incapace di portare a casa risultati concreti», dice la sentarice 5S Dolores Bevilacqua, che ieri ha visitato la struttura con il collega Pietro Lorefice.
In una continua rincorsa degli sbarchi la prefettura di Agrigento ha varato un piano per alleggerire la pressione. Un piano di emergenza per circa 1.700 persone trasferite prima ancora del fotosegnalamento. Un centinaio su due motovedette della capitaneria, 150 su un mezzo della guardia di finanza, 700 sulla nave della marina Cassiopea e 600 sulla Dattilo della guardia costiera. Poco meno di 200, già identificate, sono state invece indirizzate verso il traghetto di linea. Le destinazioni: Trapani, Pozzallo, Porto Empedocle, Augusta e Catania.
La situazione si ripete uguale a ogni ondata di beltempo, quando sciami di barchini da Tunisia e Libia arrivano carichi di persone. Quest’anno l’aumento delle partenze si combina con la diminuzione della presenza delle Ong, spedite a centinaia di chilometri dopo ogni soccorso per ostacolarne le attività. Così chi resta in mare nel peggiore dei casi annega, nel migliore sbarca inevitabilmente a Lampedusa. A volte le due circostanze coincidono sulla stessa barca: «Alcuni nostri compagni di viaggio sono caduti in acqua e sono dispersi», hanno raccontato 31 migranti sbarcati ieri mattina al molo Favaloro. Erano partiti da Sfax.
Dall’inizio dell’anno in Italia sono arrivati via mare in 64.930: cioè +135% rispetto ai 27.633 dello stesso periodo 2021. Altro smacco per una destra arrivata al governo promettendo di mettere fine, o quantomeno ridurre, gli sbarchi. Destra che adesso vorrebbe puntare su procedure di espulsione accelerate in frontiera, da luoghi appositi o ricavati all’interno degli hotspot. Una possibilità introdotta dal decreto Cutro che però presenta vari ostacoli, logistici e diplomatici.
Il mese di giugno, comunque, ha fatto segnare i numeri più alti: quasi 15mila migranti in 30 giorni. Evidentemente, almeno per ora, le frenetiche visite diplomatiche italiane nei paesi nordafricani non danno gli effetti sperati. Per non parlare della caccia ai trafficanti «per tutto il globo terracqueo»: secondo l’esecutivo le pene severissime del decreto Cutro avrebbero scoraggiato le partenze e favorito gli arresti, anche oltre frontiera. Non è avvenuto. Nel frattempo, però, si sono moltiplicati i morti. Secondo il progetto Missing Migrants dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) quest’anno nel Mediterraneo sono stati 1.871 in appena sei mesi. Nello stesso periodo dello scorso anno erano meno della metà. Quasi tutti hanno perso la vita lungo la rotta centrale: 1.723. Qui sono calcolate anche le vittime della strage di Pylos (stimate in 596).
Numeri che, comunque, registrano solo una parte dei morti: quelli accertati, di cui è stato ritrovato il cadavere o su cui ci sono notizie verificate. Molti altri scompaiono nel silenzio. «Mai come quest’anno le cifre sono incerte perché lungo la rotta tunisina ci sono naufragi di barchini in ferro, vere e proprie bare galleggianti, di cui non si riesce ad avere notizia», ha spiegato nei giorni scorsi al manifesto il portavoce Oim Flavio Di Giacomo.
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