Questa volta l’alluvione non era inattesa. Dopo mesi di siccità, le piogge incessanti di questi giorni lasciavano presagire il peggio. Era stata diramata l’allerta meteo, livello rosso, dalla notte tra martedì e ieri e molti comuni avevano iniziato a chiudere scuole e strade a rischio. Ma la prevenzione non è bastata. Ieri l’Emilia Romagna si è svegliata allagata e spaventata.

IN ROMAGNA È CADUTA in trentasei ore l’acqua che normalmente si vede in tre mesi. Troppo per il sistema idrico regionale. A pagarne il prezzo sono soprattutto le pianure del ravennate, dove il reticolo di piccoli torrenti si è trasformato in un dedalo di fiumi in piena.

Le immagini più impressionanti vengono da Faenza, dove il fiume Lamone è esondato travolgendo il quartiere Borgo. Sui social sono diventati virali i video delle auto sommerse fino al tettuccio e dei soccorritori costretti a raggiungere in gommone i cittadini fuggiti dai primi piani delle case. Sono centinaia gli evacuati, in gran parte ospitati nel locale palazzetto dello sport. «Siamo stupiti e spaventati. In trent’anni passati qua non ho mai visto niente di simile» ci dice un abitante del quartiere. «Stamattina mi sembrava di non riconoscere i posti in cui sono cresciuto. Sappiamo che il clima sta cambiando, ma non lo avevamo ancora visto sui nostri territori».

Una paura che diventa rabbia nelle parole del portavoce di Legambiente Faenza, Massimo Sangiorgi. «L’Italia è un paese in pericolo, lo sappiamo da sempre. E invece di pensare al dissesto idrogeologico si progetta il Ponte sullo stretto». Il locale circolo dell’associazione ecologista, ironia della sorte, è intitolato proprio al Lamone.

A FAENZA I DANNI sono economici. Ma poco più a nord est le cose peggiorano. Un uomo di ottanta anni è morto a Castelbolognese, provincia di Ravenna. A ucciderlo l’esondazione del Senio. Secondo le prime ricostruzioni, ancora da confermare, la vittima stava percorrendo in bicicletta una strada chiusa quando è stato travolto dalla piena.

A San Lazzaro di Savena, provincia di Bologna, l’amministrazione ha fatto evacuare chi vive vicino al fiume. A Conselice, provincia di Ravenna, la tracimazione del Sillaro ha portato alla stessa decisione. A Predappio, provincia di Forlì-Cesena, una persona è stata estratta viva in mattinata dalla sua auto, finita in un sottopasso allagato. A Bologna i danni sono contenuti. Il torrente Ravone, uno dei tanti canali tombati nel dopoguerra, è emerso allagando un pezzo della centrale Via Saffi. Pochi danni e nessuna vittima, ma tanti disagi e traffico in tilt in tutta la città. C’è spazio anche per una polemica: alcuni mezzi dei vigili del fuoco sono stati usati per lo sgombero di un’occupazione, sostengono alcuni collettivi ecologisti cittadini, proprio nella mattina delle alluvioni.

LA SECONDA TRAGEDIA della giornata è avvenuta diversi chilometri più a sud, nel piccolo comune di Fontanelice, parte della città metropolitana di Bologna ma già quasi sull’appennino. Una casa è crollata, presumibilmente per una frana legata al maltempo. La vittima è un uomo di settantotto anni, rimasto schiacciato dalle macerie.
Anche la circolazione ha risentito dell’evento. Per buona parte della giornata sono rimaste chiuse diverse tratte ferroviarie e un pezzo della Via Emilia. L’aeroporto di Bologna ha subito un lungo blackout.

Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore del Pd, ha espresso solidarietà alle vittime, lo stesso ha fatto il collega di partito e governatore della regione Stefano Bonaccini, che ha sentito telefonicamente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e si è detto pronto a chiedere lo stato di emergenza nazionale. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affidato la sua solidarietà a un tweet, mentre Matteo Salvini, nella sua nuova veste di commissario per la siccità, ha annunciato un tavolo sull’emergenza idrica per questo venerdì.

Nessuna di queste dichiarazioni sembra però aver calmato gli animi di chi da tempo si occupa di dissesto idrogeologico e crisi climatica. Due dei portavoce nazionali del movimento ecologista Fridays For Future vivono a Forlì, nell’epicentro delle alluvioni. I loro commenti sono durissimi. «Il ciclo di siccità e alluvioni è noto da tempo, e sarà sempre più frequente» dice Giacomo Zattini. «Queste tragedie sono l’effetto della crisi climatica in atto, cui si aggiunge la cementificazione dei territori» aggiunge la sua collega Agnese Casadei. «Anche per questo scenderemo in piazza a Ravenna il 6 maggio, nella giornata di mobilitazione nazionale contro il fossile».

All’ora di pranzo la pioggia è diminuita fino a calare, e i soccorritori hanno tirato un sospiro di sollievo. L’allerta rossa rimane confermata, ma per il rischio di frane e non direttamente per acquazzoni. Nei prossimi giorni inizierà la conta dei danni. In attesa di capire dove colpirà il prossimo evento meteorologico estremo.