«La nostra Europa oggi è mortale, può morire e questo dipende solo dalle nostre scelte», è l’appello preoccupato di Emmanuel Macron ieri alla Sorbonne, dove erano presenti anche gli ambasciatori dei Paesi Ue, un secondo grande discorso sullo stato dell’Unione e sulle sue prospettive, cinque anni dopo un primo intervento nell’anfiteatro della prestigiosa università. Per Macron, l’Europa sta correndo dei forti rischi: per ragioni strategiche, economiche e anche intellettuali, poiché non c’è più una narrazione controllata dall’«umanesimo» europeo, mentre dominano i concorrenti, Usa e Cina, che difendono i rispettivi interessi.

A DUE MESI DALLE ELEZIONI europee, dove i nazionalisti minacciano di travolgere i «valori della democrazia liberale», il presidente francese, che nega di avere motivi elettoralistici, parla di «battaglia culturale» e intende pesare sulle decisioni dell’Agenda strategica europea per i prossimi 5 anni, che saranno discusse al Consiglio europeo del 27-28 giugno prossimi, due settimane dopo il voto. Contro il declino – dal ’93 al 2022, il pil Usa è cresciuto del 60%, quello Ue del 30% – Macron propone «un nuovo paradigma», per un’Europa «potenza» in tutte le dimensioni, geopolitiche, produttive, tecnologiche, democratiche.

È un’«Europa protettrice», a cominciare dalla sicurezza, dove deve costruire una difesa «credibile», che significa una forza autonoma anche con il nucleare, con «preferenza europea» per il riarmo, forse anche uno scudo anti-missili. Macron è a favore di un nuovo prestito europeo comune, per permettere all’industria europea di diventare leader in cinque settori: Intelligenza Artificiale, biotecnologie, spazio, quantistica e le nuove energie. Un «patto di prosperità», poiché saranno necessari tra i 650 e i mille miliardi di investimenti. La Bce dovrebbe avere nei suoi obiettivi anche la crescita e la decarbonizzazione dell’economia. Le riforme fiscali devono essere discusse a livello europeo, non nazionale. L’«avvenire dell’Europa e della Francia sono indissociabili», ma i nazionalisti e i populisti avanzano, vogliono «restare nella casa europea senza pagare l’affitto né rispettare le regole condominiali».

MACRON HA INIZIATO il lungo discorso con l’elenco di quello che l’Europa è riuscita a fare negli ultimi 5 anni. Non tutto bene, ma tante cose importanti: l’unità nel momento del Covid, gli acquisti comuni di vaccini, il grande prestito di quasi 800 miliardi, la risposta unita all’aggressione dell’Ucraina, l’uscita dalla dipendenza dagli idrocarburi russi. Eppure «l’Europa non si vuole bene», rileva Macron. «Quando vediamo tutto quello che ha fatto, cosa le dobbiamo, è strano, ma è così». Forse perché «siamo il continente, la civiltà che ha inventato il dubbio e l’autocritica». Interpreta la protesta degli agricoltori non come un rifiuto dell’Europa, ma come una rivolta contro l’eccesso e la complessità delle norme e insiste sulla svolta in corso anche negli accordi di libero scambio con Paesi terzi, che devono evitare il dumping sociale e ambientale (la Francia si oppone alla firma con il Mercosur nella stesura attuale del trattato). Il «controllo delle frontiere» è ormai un fatto acquisito. Come prospettiva positiva, Macron propone l’introduzione dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali della Ue (in Francia è ormai nella Costituzione) e programmi più consistenti per i giovani.

IL CANCELLIERE OLAF SCHOLZ ha visto nel discorso di Macron «buoni impulsi perché l’Europa resti forte». Reazioni molto meno positive in Francia, dove l’intervento alla Sorbonne è stato interpretato come un esercizio di propaganda elettorale, per salvare la lista «Bisogno d’Europa» di Valérie Hayer, che i sondaggi danno fino a 15 punti dietro quella di Jordan Bardella del Rassemblement national e che si sta facendo raggiungere da «Risvegliare l’Europa» di Raphaël Gluksmann, per Place-Publique e Ps. «L’Europa è vero, può morire – ha ironizzato il capolista dei Républicains, François-Xavier Bellamy – ma cosa ha fatto Macron per 7 anni?». E ha puntato il dito contro la «contraddizione tra le parole e gli atti del presidente».

Glucksmann ha anticipato il contrattacco: anche noi vogliamo «la fine del declino europeo», ma faremo «pagare i milionari non i disoccupati». Discorso «lunare» per Marie Toussaint degli Ecologisti, «il disordine climatico è stato il grande assente». Per Manon Aubry, capolista della France Insoumise, Macron ha impiegato «sette anni per distruggere la nostra industria e i servizi pubblici e organizzare l’impotenza».