In Africa sub-sahariana sono sempre di più i paesi che finiscono nell’orbita di Mosca. La-loto espansione russa ha prima logorato con una sapiente campagna diffamatoria il decadente potere francese e negli ultimi anni ha decisamente accelerato grazie anche ai colpi di stato che hanno fatto cadere come un domino interi pezzi dell’ormai ex Françafrique.

Repubblica Centrafricana, Mali, Burkina Faso e in misura minore Guinea, Sudan sono ormai stabilmente nell’orbita russa e questo sta diventando anche un affare enorme per Mosca. La longa manus di Putin infatti utilizza quasi ovunque il braccio sempre meno ufficioso del Wagner Group che da anni lavora nel continente africano. Questi mercenari al soldi di Evgeny Prigozyn si sono trasformati da semplice esercito privato a disposizione di chi poteva pagare, in un vero e proprio centro di potere con un fatturato sempre più in crescita. Il Wagner Group è diventato la guardia personale del presidente centrafricano Touadera ottenendo in cambio il permesso di abbattere intere foreste per esportare legname pregiato e il controllo delle miniere d’oro del paese. La società di Prigozyn ormai si muove con intere squadre di geologi che quantificano subito la reale forza economica delle miniere.

Se in Centrafrica è stato molto facile prendere il controllo di tutto perché il paese era ormai abbandonato da tutti, in Burkina Faso e in Mali la tattica è stata più sottile. A Ouagadougou la nuova giunta militare ha cominciato a creare problemi alle compagnie straniere che lavoravano nelle miniere costringendole a rompere i contratti in favore di società russe e calando di oltre il 15% l’estrazione di oro. Una decina di tonnellate sembra che siano finite comunque in mani russe e siano state contrabbandate oltre confine.

In Mali i russi hanno convinto a non concedere nuovi permessi estrattivi e a creare una società nazionale per la gestione di tutte le risorse minerarie, guarda caso anche questa controllata da una joint- venture russo-maliana. Una mossa astuta che non mette in primo piano le società russe, ma consente l’accesso a minerali fondamentali come l’uranio di cui il Mali è molto ricco nelle regioni settentrionali, oggi ancora saldamente in mano ai gruppi jihadisti.

In Guinea l’obiettivo degli affaristi venuti da Mosca è la bauxite, di cui lo stato africano è il primo produttore del continente. Una serie di controlli inaspettati ha preso di sorpresa la società che controlla la principale miniera di tutta la Guinea. Qui lavorano aziende americane e anche cinesi e la bauxite, oltre che piuttosto rara, è fondamentale per la realizzazione dell’alluminio. Il tenente-colonnello Mamady Doumbouya, da tempo l’uomo forte a Conakry, ha lavorato in passato con i militari russi ed è amico personale dei golpisti di Mali e Burkina Faso e questo spiega chi ci sia dietro al suo colpo di mano per detronizzare l’ottantenne Alpha Condé.

Al controllo economico di questi importanti paesi Mosca aggiunge anche un controllo “politico”, soprattutto all’interno delle Nazioni Unite, dove restano tante le nazioni africane che non prendono una posizione di condanna sull’invasione della Russia in Ucraina e permettono a Putin di avere ancora un’importante serie di relazioni internazionali.

Tutto questo mentre continua la serrata trattativa della Russia di ottenere una base per la sua flotta militare in Sudan, affacciandosi così sul Mar Rosso e prendendo possesso di una delle più importanti vie di comunicazione di tutto il mondo. Una mossa strategica che indispettirebbe anche Pechino che ha fatto della Belt and Road (la Nuova Via della Seta) il suo progetto più importante e che non può certo fare a meno del Mar Rosso e del Canale di Suez per collegare l’Asia all’Europa.