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L’Afd sfiora la vittoria, ora il «fronte democratico» ha davvero paura

L’Afd sfiora la vittoria, ora il «fronte democratico» ha davvero pauraVoto in Turingia – Ap/Martin Schutt

Germania Elezioni in Turingia spia della mappa politica tedesca, sempre più a destra. Intanto la Linke va verso la resa dei conti con l’ala «sovranista»: fuori o dentro

Pubblicato più di un anno faEdizione del 13 giugno 2023

Fermato per un soffio prima che venisse eletto al primo turno come amministratore distrettuale di Afd in Turingia. Sarebbe stata la prima volta nella storia del partito fascio-populista che da settimane viaggia sull’onda dei consensi rilevata non solo dai sondaggi: gli “alternativi” dell’ultradestra sono (di nuovo) la prima forza politica nella Germania est e la terza a livello nazionale davanti ai Verdi.

Un caso sintomatico all’attenzione del cosiddetto “fronte democratico” formato da Spd, Cdu, Verdi, liberali e Linke, uniti tatticamente per impedire qualunque alleanza ad Afd: dalle commissioni del Bundestag fino all’ultimo dei consigli comunali.

RESTITUISCE la prova che il «salvagente a salvaguardia della socialdemocrazia» è sempre più sgonfio e non galleggia quasi più, con buona pace del patto antifascista definito come inossidabile.

«Bisogna evitare a ogni costo che al ballottaggio vinca il candidato di Afd. Quindi dobbiamo votare tutti compatti per la Cdu», scandiscono i responsabili della sezione Spd del comune di Sonneberg – 23mila abitanti nel cuore della Turingia ai confini con la Baviera – mentre pregano gli iscritti di «turarsi il naso per evitare il disastro elettorale».

Identico appello da parte di Verdi, liberali e Linke, egualmente preoccupati per la vittoria di Robert Sesselmann di Afd che domenica ha conquistato il 46,7% dei voti staccando di oltre dieci punti il democristiano Jürgen Köpper rimasto fermo al palo del 35,7%.

«Se fra due settimane gli elettori di Spd, Verdi e Linke voteranno per Köpper, allora forse riusciremo a fermare l’assalto di Afd» è l’ultima speranza del “fronte democratico” che, in ogni caso, ha già perso la sfida politica, come riassume il governatore della Turingia, Bodo Ramelow.

«Metà degli aventi diritto non è andata a votare al primo turno. Sono in parte responsabili del quasi 50% incassato da Afd», tuona il primo ministro della Linke (l’unico in Germania) dal suo ufficio nel Landtag di Erfurt.

Ma tra le accuse spicca anche il clamoroso “tradimento” della Cdu in una tornata elettorale analoga: appena un mese fa nel ballottaggio per il rinnovo del consiglio distrettuale “Oder-Sprea” nel Brandeburgo i cristiano-democratici si erano ben guardati da appoggiare esplicitamente il candidato Spd opposto al concorrente Afd. Anche qui disastro evitato per il rotto della cuffia grazie al 52,4% raccolto in extremis dai socialisti e “solo” il 47,6% dagli alternativi.

DA QUI L’ULTIMA chiamata per evitare la disfatta che non si limiterebbe alle urne: a sentire il Ramelow «un risultato elettorale in favore dell’estrema destra scoraggerebbe le imprese internazionali a investire a Sonneberg».

Non a caso il “fronte democratico” – liberali in testa – si appella direttamente «agli imprenditori che non vogliono vedere il futuro del distretto di Sonneberg schiantarsi contro un muro». Mentre la Cdu, come di consueto, si gioca la carta del tutto speculare agli slogan di Afd: «Votate per noi per amor di patria».

Parole fino a ieri indigeribili in primis per i Verdi, costretti a spolmonarsi per la stessa Cdu che a Berlino spara ad alzo zero su qualunque politica ambientalista del governo Scholz. Anche se i Grünen puntano il dito soprattutto su chi ha votato con convinzione per i fascio-populisti, non senza la doverosa autocritica per il “fronte democratico”: «Scioccante quanti hanno scelto Afd. Dobbiamo tutti trarne le conseguenze», taglia corto Ann-Sophie Bohm, portavoce dei Verdi in Turingia.

DI FATTO l’unica possibilità è riportare alle urne la massa di astenuti che nel 2018 aveva votato per Hans-Peter Schmitz, candidato indipendente appoggiato dal centrosinistra, costretto al ritiro per malattia.

Non sarà facile specialmente per la Linke, impegnata a sciogliere forse definitivamente il nodo interno di Sahra Wagenknecht, la deputata (compagna di Oskar Lafontaine) da tempo in rotta di collisione con la segreteria nazionale, sempre più orientata a fondare un nuovo partito concorrente alla Linke.

Secondo la Taz, quotidiano della sinistra indipendente, l’ala “internazionalista” del partito le avrebbe posto una sorta di ultimatum: entro questo mese Wagenknecht dovrà decidere se abbandonare per sempre la Linke o rinunciare al nuovo soggetto politico.

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