Chiedono il ripristino dei sussidi per il diesel tagliati dal governo Scholz a causa della riduzione di bilancio imposta dalla Corte di Karlsruhe, e ufficialmente sono tutti riuniti sotto l’unica bandiera di categoria della Dbv, la maggiore associazione degli agricoltori.

Eppure questa volta è impossibile negare come la seconda marcia dei trattori su Berlino (ma anche su Colonia, Brema e Amburgo e in molte regioni del Paese) si sia trasformata nel principale “cavallo di troia” dell’ultradestra in grado di calamitare nazionalisti dall’Olanda fino alla Polonia come dimostra più di una presenza esterna alla rivendicazione teoricamente interna alla Germania. Con gli slogan politici radicalmente mutati rispetto alla protesta dell’anno scorso: ieri i cartelli appesi ad alcune cabine dei 550 mezzi incolonnati davanti alla Porta di Brandeburgo riportavano il disegno della forca, oltre a simboli di chiara natura etno-nazionalista.

«Circolano appelli con fantasie di sovversione, si stanno formando gruppi estremisti, mentre diventa evidente lo scivolamento della legittima protesta democratica verso altro» avverte Robert Habeck dei Verdi, ministro dell’Economia, reduce dell’aggressione verbale subita mentre sbarcava dal traghetto utilizzato per le ferie natalizie, considerato dalla “Dbv” fra i principali responsabili della forbice sullo sconto fiscale al diesel agricolo. Verrà ridotto del 40% nel 2024 e del 30% nel biennio successivo per poi scomparire nel 2027 come prevede il testo della nuova Finanziaria sul tavolo del governo.

Dal punto di vista sindacale per gli agricoltori sarebbe già una conquista: il piano iniziale del cancelliere Scholz per recuperare in un colpo solo i miliardi necessari a coprire il deficit nelle casse pubbliche era di far scomparire il sussidio al diesel a partire dal 1 gennaio. Agli agricoltori però non è bastata la revisione: «Non faremo passi indietro. La nostra nuova marcia inaugura una settimana di proteste. Non siamo disposti a morire a rate» tuona il presidente della “Dbv” Joachim Rukwied.

MENTRE IL SETTORE aeronautico – altra grande categoria industriale la cui sopravvivenza è egualmente legata agli sconti sul carburante – è stato regolato così dal ministro Habeck: non volendo (o potendo) abolire i sussidi alla benzina-avio, da questo mese aumenta l’imposta sui biglietti aerei.

Significa in media pagare il 20% in più il ticket attuale che aumenterà in base alla lunghezza del volo: dal surplus minimo di 15,50 euro per i low-cost fino a 70,80 euro il lungo-raggio. Pessima notizia tanto per il duopolio Easyjet e Ryanair quanto per il vettore nazionale Lufthansa.

SOLUZIONI DRASTICHE. Con tutte le conseguenze del caso. All’orizzonte il 2024 si profila già come l’anno delle proteste in Germania dato che si dovranno rinnovare i contratti collettivi di quasi 12 milioni di lavoratori. Dopo gli agricoltori è previsto lo sciopero dei macchinisti, ovvero la ripetizione della maxi-astensione che lo scorso novembre ha mandato in tilt il Paese. La pausa natalizia dall’agitazione è finita ieri, ricorda il sindacato dei ferrovieri “Gdl” con il presidente Claus Weselsky pronto a riprendere lo scontro salariale: «Il prossimo sciopero potrebbe durare fino a cinque giorni. Il primo obiettivo è ridurre la settimana lavorativa da 38 a 35 ore».

Si aggiunge alle richieste di aumento del settore edilizio, del lavoro interinale, dell’industria chimica e dei metalmeccanici. Senza contare le vertenze di contrattazione collettiva del 2023 rinviate a quest’anno, tra cui spicca il nodo del commercio al dettaglio che ha già innescato lo sciopero di avvertimento prima di Natale.

PROTESTE POLITICAMENTE poco interessanti per l’ultradestra che pure si scaglia quotidianamente contro la presunta de-industrializzazione della Germania perseguita dal governo Semaforo. Contrariamente alla marcia dei trattori della “Dbv” risultata a misura prima di tutto di Alternative für Deutschland: non a caso fra i manifesti di protesa più scambiati fra gli agricoltori ieri a Berlino c’erano i volantini politici del partito di Alice Weidel, la seconda forza di opposizione in Germania dopo la Cdu.

Del resto l’impatto non solo mediatico dei trattori è formidabile: la “manifestazione dei contadini” ha bloccato 100 ingressi autostradali e interrotto la produzione dello stabilimento Volkswagen di Emden dopo che ai dipendenti è risultato impossibile raggiungere il posto di lavoro.

POCO IMPORTA SE invece gli agricoltori fanno segnare l’anno da record del settore: «Dopo molti anni di debolezza nell’ultimo biennio la situazione economica delle nostre aziende è nettamente migliorata» si legge nella relazione annuale della “Dvb” in cui risultano utili pari 115.400 euro per azienda. Corrisponde a un aumento del 45% rispetto al periodo delle vacche magre. «Soprattutto gli agricoltori hanno beneficiato degli elevati aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari» rivela il loro rapporto.