A una settimana esatta dalla morte, Mangosuthu Buthelezi ha ricevuto ieri in Sudafrica i funerali di stato, bandiere a mezzasta e l’elogio del presidente Cyril Ramaphosa per il ruolo svolto nell’«evitare il disastro» durante la concitata transizione avviata dopo la fine del regime dell’apartheid.

95 anni, fondatore dell’Inkatha Freedom Party e “primo ministro” della nazione Zulu sotto tre monarchi, Buthelezi è stato uno dei leader più divisivi nella storia del Sudafrica, accusato di complicità con il governo bianco e indicato come responsabile morale delle violenze che precedettero le prime elezioni democratiche del 1994, provocando circa 20 mila morti.

Mangosuthu Buthelezi (Ap)

Anche la Commissione per la verità e la riconciliazione è giunta alle stesse conclusioni, ma Buthelezi ha sempre negato con fermezza, ricordando i suoi appelli alla calma e alla non violenza, oltre che il negoziato condotto con Nelson Mandela che lo ricompensò nominandolo ministro dell’Interno nel governo di unità nazionale.

Le esequie sono state celebrate con rito anglicano e coreografie tradizionali nello stadio che porta il suo nome a Ululi, nel KwaZulu. Presenti le più alte cariche del partito che Buthelezi fondò nel 1975 dopo l’uscita dall’African national congress, i vari capoclan zulu, reggimenti di guerrieri zulu e dignitari internazionali.