«Dietro il tema dell’aborto non c’è una scelta ideologica ma di campo: esso è il collante più efficace di una destra molto diversificata che ha fatto del feto il suo vessillo di unità e il tema più facilmente spendibile nella comunicazione politica», riassume Paolo Naso, docente di Scienza politica alla Sapienza di Roma, di fede protestante e coordinatore della Commissione studi della Federazione delle Chiese evangeliche d’Italia.

Professore, in questa sentenza quanto ha influito l’orientamento religioso dei giudici?

Non molto. La corte, formata in buona parte da giudici conservatori, è stata ulteriormente sbilanciata da Donald Trump quando ha nominato tre esponenti della destra più estrema. E, visto che i componenti della Corte hanno una carica a vita, inserire una giudice di 49 anni come Amy Coney Barrett è stato un investimento. Per la destra religiosa, nessun altro tema è più caratterizzante dell’aborto. Rispetto a tutte le altre – la preghiera delle scuole, l’esposizione dei 10 comandamenti, i diritti delle coppie gay – senza ombra di dubbio la questione dell’aborto è quella più simbolica. Ed è la prova evidente che la destra religiosa è tutt’altro che fuori dalla scena politica americana e che le componenti trumpiste hanno ancora un ruolo molto attivo, al di là del destino personale e politico dell’ex presidente Trump.

Come si è evoluta nel tempo la destra religiosa americana?

Negli anni ’80 era rappresentata da Moral Majority, un’associazione costituita dall’èlite dei telepredicatori che nelle loro relazioni pastorali e di evangelizzazione controllavano anche un mercato politico, che era quello astensionistico. E Ronald Reagan intuì che per capitalizzare quel potentissimo mercato di voti congelati, di gente che pensando alla salvezza dell’anima e al regno dei cieli non si impegnava politicamente, bisognava moralizzare le campagne elettorali chiamando al voto non più per un partito o per l’altro, ma per la vita o per la morte. Ma il vero salto di qualità ci fu negli anni ’90 e i primi 2000 con la Christian Coalition e altre associazioni simili che erano organizzazioni più radicate nei territori, come i partiti. Con le campagne locali e nazionali si è arrivati alle correnti più estremiste che abbiamo visto in azione il 6 gennaio 2021 a Capitol Hill. Sono organizzazioni che vengono dal mondo evangelico; tuttavia negli anni anche la destra cattolica, che si è molto rafforzata sotto i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, è entrata in queste associazioni. Quindi abbiamo assistito ad un “ecumenismo” dei conservatori che ha creato un polo morale importante. D’altra parte però sia nella chiesa cattolica che nelle chiese protestanti storiche, main line – presbiteriana, metodista, luterana, episcopale, ecc – ci sono posizioni nettamente diverse anche sui temi etici.

Come colpirà l’Europa l’onda lunga di questa sentenza?

Negli Stati uniti questa decisione crea una crepa fortissima in quel «muro di separazione», come lo chiamava il vecchio Jefferson, che è stato eretto tra lo Stato e le religioni dalla Costituzione americana. Tutto questo riverbera anche in Europa: lo vediamo in Polonia, Ungheria e altri Paesi dell’Est, e qualche emulazione c’è anche nel contesto italiano. Le istituzioni europee sono molto salde sui principi democratici e di laicità dello Stato ma la fragilità maggiore sta nei singoli Stati. Il grande paradosso è che coloro che intervengono così pesantemente sulla coscienza individuale dettando norme morali all’individuo, in realtà pretenderebbero di essere dei liberali e perfino libertari. L’America trumpista rivendica l’individualismo ma propone una politica etica.

Nel mondo cattolico Papa Francesco è un argine a questa deriva?

In Italia e in Europa la religione è fortemente secolarizzata, con un tasso di partecipazione alla vita religiosa assai più basso che negli Usa. Papa Francesco può essere un argine sul linguaggio: quella brutalità, anche delle immagini usate dagli attivisti pro life, non credo che potrà mai essere fatta propria né dal Papa né dall’episcopato italiano ed europeo. Ma sul tema specifico è evidente la posizione della Chiesa cattolica.

Come si concilia, nelle lobby religiose Usa, il furore anti abortista con il consenso al porto d’armi?

È nella stessa constituency della destra religiosa. Non c’è alcuna contraddizione, al contrario. Per loro portare armi e considerare l’aborto un omicidio significa esattamente esprimere i “valori” della famiglia e difendere la vita. Ed è una posizione estremamente diffusa. Ma c’è anche un’altra America, anche cristiana e protestante, che sta esattamente dalla parte opposta.