Nel 1962, quando uscì nelle sale parigine, Jules et Jim di François Truffaut fu vietato ai minori di 18 anni. In Italia faticò parecchio a trovare una distribuzione, ma alla fine ci riuscì «raccomandato» da Roberto Rossellini e Dino De Laurentiis. Racconta della possibilità di un amore diverso, con una donna che ama due uomini che si vogliono bene. Il film si basa sull’omonimo romanzo autobiografico di Henri-Pierre Roché, che a 74 anni ricorda il triangolo amoroso vissuto tanti anni prima con lo scrittore ebreo tedesco Franz Hessel e sua moglie, la pittrice e giornalista berlinese Helen Grund. Truffaut trovò quel libro per caso a Parigi su una bancarella di piazza Palais Royale e ne fu affascinato.

Come nel libro, la scena finale del film vede Catherine, così chiamata nel romanzo e interpretata sullo schermo da una magnifica Jeanne Moreau, suicidarsi, portando con sé Jim, alias Henri-Pierre Roché, tuffando la sua auto giù nella Senna.

Ma nella realtà le cose non andarono così.
Con Helen Hessel-La donna che amò Jules e Jim (Baldini & Castoldi, pp.350, euro 16,90) Marie Françoise Peteuil ci fa sapere che Helen Grund visse fino all’età di 96 anni, e morì a Parigi nel 1982. Suo marito morì nel 1941, nel campo di internamento francese di Camp des Milles, in attesa di essere deportato con altri ebrei in Germania.

La rottura con Roché, dopo oltre 10 anni di un amore furioso, passioni travolgenti e tradimenti reciproci, liti e riappacificazioni, due aborti sollecitati da Roché, avvenne quando questi le rivelò che amava da tempo altre due donne, e che una di esse gli aveva partorito un figlio.

«La collera di Helen esplode fulminante… una rabbia spaventosa…Morirai! gli urla… togliendo la ghiera di protezione alla punta del bastone». Roché la blocca, lei lo graffia, lui la prende a pugni e poi spaventato le applica delle compresse fredde sul viso tumefatto. Poi piangono insieme, l’amore è finito.
Nei mesi successivi Helen cerca vendetta. Ha una rivoltella, lo pedina in auto, scrive e fa visita alle sue amanti, che rifiutano ogni contatto, e Roché spaventato decide a un certo punto di lasciare Parigi e trasferirsi con la madre del suo bambino in provincia.

Helen ci metterà del tempo per riprendersi, ma ha un carattere forte, fuma sigari, «è biondissima, ha due occhi che si notano, molto blu, luminosi. Una grande fronte aperta…spalle da nuotatrice…vivace e sportiva emana anche una impressione di potenza. È considerata bella» e a Parigi ha molti amici.
Fa parte del circolo di Man Ray e Lee Miller, Philippe Soupault e Ré, Max Ernst, Gabrielle Buffet-Picabia. Traduce in tedesco Lolita di Nabokov e Noa Noa di Gauguin, scrive di moda per il Monde illustré e per un giornale tedesco. I suoi articoli sono molto apprezzati, tanto che «…Adorno consiglia Walter Benjamin, che vuole documentarsi sulla moda parigina dell’Ottocento, di rivolgersi a Helen Hessel».

Con l’avvento del nazismo si occupa dei suoi due figli, Stephan e Ulrich, mentreil suo appartamento a Parigi in rue de Grenelle è un via vai di artisti e intellettuali tedeschi in fuga, tra i quali Benjamin e Adorno.
Nella primavera del 1940, prevedendo l’arrivo di tempi duri, con Franz e Ulrich lascia Parigi e trova rifugio nella villa a Sanary-sur-Mer di Aldous Huxley, al momento negli Usa, con cui è in contatto epistolare. A fine maggio 1940 la polizia del governo di Vichy arresta Franz e Ulrich. Quando tentano di arrestarla Helen dichiara di essere madre di un ufficiale francese, si denuda e dice che dovranno portarla via così. Il poliziotto imbarazzato chiama un medico, che certifica lo stato di Helen non compatibile con la detenzione. Franz e Ulrich finiscono nel campo des Milles, con Max Ernst, Walter Benjamin e molti altri. Per intervento forse di qualche amico, Franz e Ulrich vengono liberati in agosto e tornano da Helen a Sanary, nella povertà più nera. Nel rigido inverno del 1941 Franz, già spossato dalla prigionia e dalla dissenteria, muore dolcemente.

A questo punto Helen ha 55 anni, cammina col bastone per un artrite all’anca, e suo figlio Ulrich ha un handicap fisico dalla nascita. Li aiuta l’altro figlio, Stephan, che con Helen collaborerà con l’Emergency Rescue Committee, organizzazione clandestina che permise a centinaia di intellettuali e artisti minacciati dal nazismo di espatriare. Tra questi Max Ernst, André Breton, Hannah Arendt, Thomas Mann, Marcel Duchamp. Ma quella via di fuga presto si chiuse, e quella a piedi attraverso i Pirenei era impraticabile per Helen e Ulrich, viste le loro condizioni fisiche. Stephan, raggiunto De Gaulle a Londra, nel 1944 si fa paracadutare in Francia dove si stava organizzando la Rete Greco, in vista dello sbarco in Normandia. Stephan riesce a far visita a sua madre e la invita a entrare nella Resistenza. Helen, 68 anni, accetta immediatamente. Sarà un agente di contatto, incaricata di inviare messaggi, codici, denaro.

Nel dopoguerra Helen raggiungerà il figlio Stephan e sua moglie negli Usa, ma vuole essere indipendente. Vende al MoMa per 300 dollari la scacchiera di Man Ray che Roché le aveva regalato, e con quei soldi si mette on the road, lavorando come domestica in California, autista per una signora di 80 anni, badante, cameriera. A un passaggio a livello la sua auto si scontra con un treno, Fratture multiple a un piede. Fine della corsa, rientro in Francia. Ad attenderla, e a invitarla a vivere con lei c’è Anne-Marie Uhde, sorella di Whilelm Uhde collezionista di quadri naif, «scopritore» di Picasso e del doganiere Rousseau, deceduto nel 1947, conosciuto da Helen tramite Eric Klossowski. Vivrà con lei fino alla fine, e sarà sepolta nel cimitero di Montparnasse nella tomba di Wilhelm e Anne Marie Uhde.

Un passo indietro: nel 1953 Roché pubblica Jules et Jim e ne manda una copia a Helen, invitandola, se lo ritiene, a pubblicare il diario che negli anni del loro amore anche lei aveva tenuto. Helen gli risponderà solo molti anni dopo, con una lettera di appezzamento per il suo romanzo, aggiungendo un po’ perfidamente di essere felice con la sua famiglia e i suoi amanti.

Roché pubblicherà in seguito Le due inglesi e il continente, altra storia autobiografica su un altro triangolo amoroso vissuto in gioventù con due sorelle inglesi, e poi Victor, alias il suo grande amico e modello Marcel Duchamp, che aveva appena sposato Teeny, l’ex moglie di Pierre Matisse, mercante d’arte, figlio del grande Henri (il matrimonio durò poche settimane). L’opera rimane incompiuta, Roché muore nel 1959, poco prima di compiere 80 anni.

«Ho l’impressione di essere morta anch’io – scrive Helen in una lettera a Anne-Marie Uhde – poiché il testimone della mia più grande vitalità non c’è più…».

Roché, di salute cagionevole, era quasi 1,90 per soli 65 kg, agli inizi del ‘900 nei caffè di Montparnasse divenne amico di quelli che contavano in pittura. Tira di boxe con André Derain e con Georges Braque, comincia a comprare e vendere i quadri dei suoi amici artisti, attività che divenne la sua principale fonte di guadagno. Era dichiaratamente poligamo – nel 1920 firmandosi Jean-Paul Roca aveva pubblicato per le edizioni La Sirène Don Juan, breve romanzo sulle sue conquiste, amatissimo da Picasso e Duchamp.
Prima della guerra Roché e Franz Hessel erano grandi amici, si scambiavano idee e donne viaggiando tra Francia e Germania. La lista delle donne amate da entrambi è lunga, dalla pittrice Marie Laurencin alla contessa tedesca Franziska zu Reventlow, scrittrice e grande esperta di ménage à trois, per citarne solo due. Ma a differenza di Roché, Franz, aveva dell’amore una visione poetica, romantica, non ossessivamente legata al sesso.

Quando iniziò la storia a tre con Helen, Roché propose che ognuno tenesse un diario per fonderli in seguito in un libro. Franz lasciò perdere quasi subito. Il romanzo Jules e Jim è basato sui diari di Roché ed Helen. Quello di Roché, pubblicato col titolo Taccuini. Gli anni «Jules e Jim», è un resoconto dettagliato, giorno per giorno, dei suoi rapporti, soprattutto sessuali, con Helen. Un racconto secco, preciso, fotografico. Le pagine, senza mai essere pornografia, sono zeppe di sigle: il suo pene diventa ph (petit homme), la vagina pf (petit femme), e quindi tph e tpf (t sta per touch), kph e kpf (k per kiss); sp (spend) sta per orgasmo. Più in generale il suo pene è God.

Molto diverso il diario di Helen, pubblicato postumo nel 1991 col titolo Journal d’Helen. Lettres à Henri-Pierre Roché 1920-1921. Anche la sua scrittura è essenziale, un francese diretto, ma nella stessa pagina possono inserirsi righe, parole, esclamazioni in inglese e tedesco. È un diario scritto a posteriori, basandosi sugli appunti che le manda Roché e sui suoi ricordi, dando ampio spazio ai sentimenti.

La vita in comune nella sua casa a Hohenschaftlarn, villaggio nella valle dell’Isar, a una ventina di km da Monaco, dove vive con Franz, i bambini e la governante Emmy, che dà ai suoi figli quella presenza costante che le permette di evadere dal ruolo di madre. I giochi con l’arco e con la palla in giardino, il bagno ai figli, le visite di suoi spasimanti ed amanti, giocare «a Freud» (libere associazioni) o «alla Bibbia» (aprire una pagina a caso), a cinema per un film di Chaplin, all’Octoberfest, la folla, sparare al bersaglio, in altalena, la musica… e naturalmente Pierre Roché, che fa avanti e indietro da Parigi.

Sua sorella Bobann, vedova di Alfred Hessel, fratello di Franz, è molto presente nel diario: quando finisce a letto con Roché, la breve relazione con Franz, quando su richiesta di Roché dipinge Helen e Roché che di fronte a lei fanno l’amore, i pranzi e lo shopping a Monaco, il giorno in cui Bobann la mette in guardia: «…Pierre dice le stesse cose a tutte le sue amanti. Che vuole avere da lei un bambino, che è la sola donna dalla quale può immaginare di avere un figlio, che ha saputo dal primo istante che l’ha vista che non può morire senza prima averla tenuta nuda tra le sue braccia…».

Alla cronaca Helen aggiunge «visioni», riflessioni, i momenti appassionati e quelli orribili passati con l’amato Pierre e il suo God. Alle sigle fredde e contabili di Pierre, tpf, kpf… Helen ribatte con espressioni come «Lui entra nel mio buio», «Affonda nella mia bocca e io bevo il suo mistero».

Dal Journal d’Helen: «…Voglio che il nostro God sia solo mio… Se tu lo doni a un’altra donna non tornerò ad amarti prima di aver fatto l’amore a mia volta con qualcuno…».
Come per Roché anche per Helen il God è più che un organo, ha una sua personalità, e non ha problemi a descrivere nei particolari i suoi rapporti con questo soggetto.

Nelle lettere al suo Pierre, spesso rivendica il suo essere una donna libera: «Non voglio essere la tua donna, neanche per ridere. Ciò mi toglie il respiro. Sto con te. Voglio amarti, non appartenerti». Sono lettere appassionate, troppo per Roché che ha paura di essere travolto e non ha nessuna intenzione di legarsi a Helen in un matrimonio.

Vuole fermamente un figlio da Helen, ma non vuole che sia illegittimo, quindi d’accordo con un non entusiasta Franz, Helen ottiene il divorzio, ma quando lei rimane incinta, per due volte, Roché si tira indietro e la induce ad abortire.

Dal Journal d’Helen :
Helen: «Sono incinta Pierre, che facciamo?»
Pierre: «Parliamone, con Franz, se vuole»
Helen: «Certo, è anche suo questo bambino, lui ha protetto il nostro amore»
Pierre: « Ma no, al contrario, ci ha messo in guardia, ci ha avvisato»
Helen: «Non conta, Il bambino è di noi tre».
E più in là: «Cosa proponete?»
Pierre: «Decidi tu»
Helen: «Ma dipende da te. Non lo vuoi? »
Pierre: «E difficile in questo momento. Come sistemare tutto? Come chiamare il bambino? Che nazionalità? Che religione? E i tuoi progetti per il music-hall, i figli e la tua famiglia?»
E quando la decisione è presa: «Ucciderò questo bambino di Pierre. Ha sempre detto di volere un figlio, solo parole? Ho perso la mia fede in Pierre».
Visione: «Il bambino nel mio ventre che mangia il suo ultimo pasto».
Dopo la rottura con Pierre Helen sposerà di nuovo Franz, poi divorzierà di nuovo per poter lavorare, cosa improbabile visti i tempi come moglie di un ebreo , ma non smetterà di vivergli accanto. La serenità, la pazienza, l’amore di Franz saranno per lei sempre l’ultimo rifugio.
Roché dal canto suo vede andare in pezzi non solo la sua storia con Helen, ma anche quella con Mno, la sua amante fissa parigina, relazione che durava da 17 anni (Helen per nominarla la chiama sempre 17) e per qualche tempo anche quella con Denise, la giovane archivista che gli ha dato il tanto agognato figlio. Tutte e tre ne hanno avuto abbastanza delle sue menzogne.
Deciso a trarre un film da Jules e Jim, François Truffaut scrisse una recensione entusiasta del romanzo, e come aveva immaginato fu Roché a farsi vivo. I due si incontrarono per abbozzare una sceneggiatura ma Roché morì poco dopo. Grazie a Truffaut, e a Denise Roché, l’immensa mole dei taccuini e degli scritti (a mano) di Roché fu dattilografata. Prima di morire Roché approvò con entusiasmo la scelta di Jeanne Moreau per impersonare Helen sullo schermo. E fu una entusiasta Jeanne Moreau che finanziò la fine delle riprese del film, che rischiava di bloccarsi per mancanza di fondi.

Helen e Truffaut non si incontrarono mai, ebbero solo rapporti epistolari. Nell’imminenza dell’uscita di Jules e Jim, Helen scrisse a Truffaut una lettera, non vede l’ora di vedere il film ma chiede a Truffaut di fare un provino a una sua nipote 15enne, che vorrebbe avere una parte nel suo film L’amore a venti anni, ma di rifiutarle la parte, la ragazza deve fare la licenza liceale e non è il caso che si distragga. Truffaut esegue e le risponde emozionato e timoroso. Dopo aver visto il film Helen scrive: «Caro François Truffaut….seduta nella sala al buio, temendo rassomiglianze mascherate, paralleli più o meno irritanti, sono stata ben presto rapita, presa dal potere magico, il vostro e quello di Jeanne Moreau, di resuscitare ciò che avevo vissuto ciecamente…». Truffaut tira un sospiro di sollievo, ne temeva il giudizio ma non fa nulla per incontrare la «temibile Helen» descritta da Roché e Denise.

Negli ultimi anni Helen viaggia un po’, fa a modo suo la nonna e trova il tempo, a 80 anni suonati, per un ultimo amante, Bern Witte, un giovane ricercatore che vuole fare una tesi su Benjamin. Tra i due si sviluppa una relazione fortissima, quanto profonda Witte non vuole rivelarlo. Alla fine ai sigari Helen preferisce Gauloises e Gitanes senza filtro, si è completamente identificata con la Kathe del film, si sente di nuovo al centro. Non cammina più, un problema al cervello le ha tolto la parola, telefona comunque a amici e parenti limitandosi ad ascoltare. A 96 anni va a raggiungere Jules e Jim dovunque essi siano finiti.