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La Toscana alla Consulta contro il ‘decreto sicurezza’

La Toscana alla Consulta contro il ‘decreto sicurezza’Il presidente toscano Enrico Rossi

Diritti negati Una delibera ad hoc della giunta, che permetterà anche ai Comuni di aggregarsi nel ricorso alla Corte Costituzionale. In arrivo anche una legge regionale per garantire tutele di base ai migranti, dalla sanità all'istruzione, dalla casa all'alimentazione.Rossi sfida Salvini: "Confrontiamoci in pubblico e vediamo chi ha fatto di più per la sanità e le persone in difficoltà".

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 6 gennaio 2019

Contro il ‘decreto sicurezza’ del governo la Toscana ha già pronto un ricorso alla Consulta, attraverso una delibera ad hoc che sarà approvata domani in giunta regionale. Ad annunciarlo il presidente Enrico Rossi, confermando il suo sostegno alla protesta dei sindaci: “Fanno bene a ribellarsi ad una legge disumana che mette sulla strada, allo sbando, decine di migliaia di persone, che così diventano facile preda dello sfruttamento e della criminalità organizzata, aumentando l’insicurezza”. Già prima della conversione del decreto la Regione aveva denunciato, insieme all’Anci, gli effetti che può produrre sul territorio. Solo in Toscana sono state stimate 5.000 persone costrette all’irregolarità.
E’ il braccio destro di Rossi, l’assessore Vittorio Bugli (Pd), che spiega la genesi del provvedimento: “Da giorni stiamo lavorando al ricorso contro alcune norme contenute nel decreto. Tratteremo anche il problema relativo all’iscrizione all’anagrafe, che va ad incidere negativamente sull’effettiva possibilità di accedere ai servizi essenziali, ai quali tutte le persone hanno diritto”.
A ruota da Bugli arriva una puntualizzazione, importante: “Diamo tutta la nostra disponibilità a valutare, insieme ai sindaci, l’esercizio previsto dalla legge La Loggia, una norma che prevede la possibilità per i Comuni di richiedere attraverso il Consiglio delle autonomie locali che sia la Regione a farsi carico del ricorso alla Consulta, in tempi più rapidi e modalità coerenti con il dettato costituzionale. In questo senso si rafforzerebbe, in un percorso Regione-Comuni, l’obiettivo di far valutare la norma alla Corte Costituzionale”.
“Nel frattempo – sottolinea a sua volta Rossi – per aiutare e assistere i migranti e tutti coloro che hanno bisogno, almeno in Toscana si avranno tutele stabilite da una legge regionale. Lo scorso 22 dicembre abbiamo approvato in giunta una proposta di legge, che sarà votata in Consiglio il 15 gennaio prossimo, e per la quale abbiamo già previsto in bilancio due milioni di finanziamento. La legge tutela i diritti della persona umana, a prescindere dalla cittadinanza: diritti per tutti, non solo per i cittadini italiani, ad essere curati, ad avere un tetto sulla testa, un’alimentazione adeguata e un’istruzione”.
Sul punto il presidente toscano, che aveva annunciato la legge nell’anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, di fronte a ottomila studenti, osserva: “I temi sanitari, assistenziali e dell’istruzione sono materie concorrenti su cui le Regioni, per il titolo V della Costituzione, hanno potere di legiferare. Già nel 2010 la Corte Costituzione si era pronunciata contro il governo Berlusconi, e aveva dato ragione alla Toscana su una legge analoga che riconosceva il diritto di ogni persona alle cure di base. Forte di quella sentenza la giunta propone al Consiglio regionale una legge più estesa e precisa. L’esatto contrario di quella del governo, che invece viola i diritti fondamentali della persona umana. Confidiamo che possa essere approvata in via definitiva per la metà di gennaio”.
La risposta del ministro Salvini non si fa attendere: “Sono 119mila i toscani, 53mila famiglie, in condizioni di povertà assoluta, si contano quasi 22mila domande per ottenere una casa popolare, e c’è una sanità criticata da medici e utenti per le liste d’attesa, i tagli e i turni di lavoro massacranti. Eppure Rossi straparla del decreto sicurezza. Lui pensa ai clandestini, noi agli italiani”. Secca la controreplica del presidente toscano: “Sia io che lei – avverte Rossi – dovremmo sicuramente fare di più per le famiglie in povertà assoluta e per il servizio sanitario. Ma vediamo se ha il coraggio di confrontarsi in pubblico, dove vuole e quando vuole, per dimostrare ai toscani e agli italiani cosa lei e cosa io abbiamo fatto fino ad ora, per sostenere le persone in difficoltà e per la sanità pubblica”.

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